La Alan Kurdi, nave della ONG tedesca Sea Eye, ha ripreso la rotta per la Libia. Un problema che l’Italia al momento, in piena emergenza sanitaria, non può accollarsi. Lettera al Governo tedesco. Intanto cresce la paura contagi nei centri accoglienza.
Mentre crescono i contagi nel nostro Paese a causa dell’epidemia da Covid-19, si fa sempre più impellente per il Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il problema dei migranti. Come scrive La Stampa, nei giorni scorsi la nave Alan Kurdi, appartenente alla flotta della ONG tedesca Sea Eye, è ripartita alla volta del Mediterraneo. Nel pieno dell’emergenza sanitaria il nostro Paese non può dislocare altre forze di polizia, e sanitarie, in altri punti. Non solo, ci sono diversi problemi: in primo luogo l’Italia è in un dichiarato Stato di Emergenza, trovandosi in quarantena dal 10 marzo, e quindi nessun ingresso può essere autorizzato se non quello dei rientri dei connazionali che si trovavano all’estero per lavoro o vacanze. Se dovesse avvenire un eventuale sbarco, i migranti andrebbero sottoposti a quarantena per circa 15 giorni, ma i centri di accoglienza non solo preposti per tale emergenza, e non ci sono luoghi adattati a tale scopo. In più, essendo stati sospesi voli per Francia e Germania, Stati che negli ultimi tempi hanno accettato la redistribuzione dei migranti approdati sulle coste italiane, sono sospesi. Quindi, i migranti non potrebbero essere trasportati in altre zone d’Europa.
Il Presidente della Ong Sea Eyes, Gordon Isler, ha spiegato: “La nostra Ong è stata fondata per salvare le persone dall’annegare. Ogni singola vita è di valore incommensurabile. Nessuna vita è dispensabile o di meno valore”. Il Ministero degli Esteri, su richiesta del Viminale, ha inoltrato una comunicazione diplomatica ufficiale al Governo di Berlino, in cui si chiede che, dal momento che la nave batte bandiera tedesca, la Germania si faccia carico di eventuali migranti. Eventuali sbarchi sulle coste italiane potrebbe aggravare la già precaria situazione dei centri di norma usati come primo approdo.
Il salvataggio di 150 migranti
Due giorni fa proprio la Alan Kurdi ha salvato 150 migranti da due barche al largo della costa libica. La nave, secondo quanto riferito dalle coordinate indicate da Sergio Scandura, di Radio Radicale, è adesso a poco meno “25 miglia SSE” da Lampedusa, informava Rainews. I soccorsi sono avvenuti in due operazioni diverse, quando sono state accolte a bordo 68 persone, e in serata, in soccorso di un barcone in difficoltà’ a bordo del quale si trovavano 82 persone. Quest’ultimo allarme, ha spiegato la ong, “era stato raccolto prima di noi diverse ore prima dalla nave italiana Asso Ventinove, che non ha avviato alcun soccorso, sebbene si tratti di una imbarcazione di legno ben più adatta della nostra per le 82 persone, tra cui una donna incinta. Ci hanno detto che erano li’ per la sicurezza di una piattaforma petrolifera, e si sono rifiutati di assumere il coordinamento delle operazioni di soccorso“. La ong spiega in una nota che sia l’Italia che Malta hanno fatto presente alla Germania, di cui la nave batte bandiera, non consentiranno lo sbarco dei migranti per la situazione epidemica in corso nei due Paesi. Berlino, a sua volta, ha chiesto alla nave di “non intraprendere alcun viaggio, alla luce dell’attuale quadro“. Ciononostante la Alan Kurdi informa di aver chiesto al governo tedesco di intervenire per accogliere i migranti, come accaduto con i “200.000 cittadini tedeschi rimpatriati nei giorni scorsi” a causa della epidemia da Coronavirus. “Inviare un aereo per 150 persone – ha spiegato la ong – è umanamente possibile. Circa 150 citta’ tedesche della Coalizione Porti Sicuri sono pronte ad accoglierle“. Secondo quanto riferisce l’Adnkrons i migranti potrebbero essere trasferiti su una nave della Croce rossa italiana dove poter trascorrere la quarantena. L’operazione verrebbe coordinata dalla Protezione civile e la nave della Cri dovrebbe fare rotta su Palermo. Nel capoluogo siciliano ai migranti non verrebbe tuttavia consentito di scendere, e la quarantena dovrebbe compiersi sull’imbarcazione.
Il no dei sindaci
Nei giorni scorsi, il Sindaco di di Lampedusa, Salvatore Martello, aveva chiesto al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, di intensificare i controlli nel Mar Mediterraneo, dove nelle ultime ore erano arrivate diverse navi che cercavano di entrare nel porto dell’isola. Come riporta Repubblica, le altre Ong che operano nel Mediterraneo, a differenza della Alan Kudi, hanno comunicato che le loro navi non partiranno alla volta del Mediterraneo a causa dell’emergenza sanitaria. Negli ultimi giorni, la piattaforma Allarm Phone ha segnalato decine di piccole imbarcazioni nelle zone Sar libiche e maltesi. I casi riscontrati nei Paesi africani da dove provengono la maggior parte dei migranti ha reso necessarie queste precauzioni. Basti pensare che due settimane fa anche la Libia ha dichiarato lo Stato di Emergenza a causa dell’epidemia di Covid-19.
Anche il sindaco di Pozzallo teme l’arrivo della nave e dice no allo sbarco. “Il governo italiano – comunica in una nota – ha già manifestato il suo diniego all’attracco della nave ed anche il primo cittadino di Pozzallo, da sempre luogo dell’accoglienza, vista la situazione emergenziale in corso, ha esternato grandi perplessità sull’eventualità dell’individuazione di Pozzallo come luogo di sbarco”. E conclude: “la tutela della salute di tutti avrà priorità assoluta“.
La situazione dei Centri di accoglienza
Un’altra situazione che allarma, e molto, il Viminale è quella dei centri di accoglienza dislocati in tutto il territorio nazionale. Come racconta Vita, Sprar, Cas, Cpr e Hotpsot non sono certo attrezzati per condizioni di emergenza. Spesso sovraffollati, nei centri mancano gli operatori ed i mediatori culturali. Un problema non da poco dal momento che risulta difficile spiegare l’emergenza in atto. A Milano, nella struttura di Via Fantoli, in zona Mecenate, è stato riscontrato il primo caso di positività di un migrante, che è stato messo subito in quarantena ed i locali sono stati invece sanificati. Ma non tutte le strutture hanno questi spazi a disposizione. In una lettera inviata alle Istituzioni proprio dagli ospiti del Centro d’Accoglienza di Bologna in Via Mattei, si legge: “Viviamo in più di 200 e dormiamo in camerate che ospitano 5 o più persone, spesso anche 10, con letti vicini, uno sopra l’altro. Molte di queste stanze non hanno nemmeno le finestre per cambiare l’aria”. E ancora: “A molti di noi la legge Salvini impedisce perfino di avere una tessera sanitaria e un medico di base, ci costringe a pagare i farmaci a prezzo intero e spesso ci mancano i soldi per curarci”.
Una bomba sanitaria pronta ad esplodere, dal momento che il Governo non ha dato le disposizioni necessarie per i casi nei centri che non hanno luoghi dove poter trasferire in quarantena eventuali positivi. Scrive la rete “Lasciateci Entrare”, che da anni si occupa dei centri sparsi per il Paese: “Appare, ancora, del tutto evidente che un contagio all’interno della popolazione dei Cpr avrebbe conseguenze drammatiche“. E ancora: “L’esplodere del contagio nei Cpr, dunque, imporrebbe presumibilmente un aumento significativo del numero di ricoveri in ospedale dai Cpe medesimi, con conseguenti effetti anche sulla tenuta e funzionalità de sistema sanitario”.
Fonte: La Stampa, Repubblica, Vita, Rainews. Adnkronos