E’ un vero e proprio mistero quello che coinvolge la Lombardia e a cui sempre di più, negli ultimi giorni, si cerca di dare una risposta: la letalità sale ormai al 18%, molto più che nel resto d’Italia. La colpa potrebbe essere degli ospedali. In miglioramento la situazione de contagio in Italia, secondo gli ultimi dati della Protezione Civile.
In Italia sono 542 decessi per Coronavirus contro i 604 di ieri, informa la Protezione Civile, per un totale di 17.669 vittime da inizio epidemia e continua ad alleggerirsi la pressione sugli ospedali, con 233 ricoverati in meno nei reparti Covid ordinari e altri 99 in meno nelle terapie intensive. Questo perché continuano ad aumentare i positivi in isolamento domiciliare. Sono complessivamente 95.262 i malati di Coronavirus, scrive l’Ansa, con un incremento rispetto a ieri di 1.195. Martedì l’incremento era stato di 880. Si annota anche un forte aumento dei tamponi, passati dai circa 33 mila dei giorni scorsi a oltre 51 mila. Alcuni dati continuano ad essere negativi: sale 96 il numero dei medici vittime del Covid.
Sin dal suo arrivo in Italia il Coronavirus ha colpito maggiormente il Nord-italia, piegandolo ai suoi effetti devastanti senza poter fare altro che cercare di contenere le conseguenze. Una tragedia, questa, che inizia il 21 febbraio, a poche ore dalla mezzanotte, quando Giulio Gallera, l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, annuncia la positività di un 30enne al Covid-19, come riporta anche il Sole24Ore.
Il paziente viene ricoverato all’ospedale di Codogno – Lodi – e da quel momento avrà inizio una battaglia contro il tempo, per riuscire a essere più veloci della diffusione del virus. Ma il Coronavirus è subdolo – come dimostra l’essersi diffuso nel giro di poche settimane in tutto il mondo – e nel corso dello stesso 21 febbraio i contagiati saliranno a 15 in Lombardia, allargandosi successivamente a tutto il Nord-Italia e, infine, all’intero Paese.
E’ ormai una situazione di emergenza – come dimostrano le decisioni prese dal premier Giuseppe Conte -, nella quale tuttavia un dato colpisce più degli altri: in Lombardia – nonostante i dati positivi degli ultimi giorni – il tasso di letalità non accenna a diminuire: 9.202 morti dall’inizio del contagio e oltre 51mila casi.“Ogni dieci pazienti diagnosticati”, sottolinea il Giornale, “ne muoiono due. Sono numeri che spaventano, specie vista la concreta preoccupazione che l’epidemia si estenda a Milano – che, solo nell’ultima settimana – ha contato 100 decessi al giorno.
Si diffonde sempre più la preoccupazione per le sorti della Lombardia, che rischia così di soccombere sotto il peso di tutte queste vittime, e ci si interroga sulle cause di questo alto tasso di letalità – che, ricorda il Ministero della salute – “è una misura della gravità di una malattia”, e non il numero di morti effettivi.
Le ipotesi sono tante, ma la risposta è sempre l’incertezza.
Secondo gli accademici Carlo Favero, Andrea Ichino e Aldo Rustichini uno dei motivi potrebbe essere la “carenza di posti in terapia intensiva rispetto alla domanda”. Una possibile conclusione è che “il numero di decessi avrebbe potuto essere largamente inferiore” se gli ospedali fosse stati equipaggiati da subito a dovere per fronteggiare l’emergenza – come dimostra, ad esempio, il nuovo polo costruito in occasione in Fiera.
Secondo Angelo Borrelli, commissario all’emergenza “Non è un problema di quantità di test” riferisce il Corriere “Ci sono state situazioni in cui non si è stati in grado di riconoscere immediatamente i sintomi del virus.” Quanto successo in Italia, puntualizza, non è stata assolutamente colpa dei medici, che sin da subito si sono dati da fare per migliorare le condizioni dei contagiati, quanto più dalla non conoscenza che si aveva allora del Covid-19. interviene, allora, Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano. “Le manifestazioni cliniche dei ricoverati erano quelle dell’influenza: non si è pensato al Coronavirus semplicemente perché in Italia non era mai stato segnalato se non per i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani”. Proprio questa condizione di impreparazione, però, potrebbe aver contribuito e aiutato il Coronavirus a penetrare nel paese, accogliendo contagiati ignari negli ospedali senza le dovute precauzioni. Ma allora perché la letalità è ancora così alta in Lombardia, dopo ben un mese dall’inizio?
La questione continua a essere fonte di numerose discussioni tra esperti e non, e a provare una risposta è proprio Pregliasco, in un’intervista con Fanpage: “Intanto abbiamo una popolazione con una percentuale di anziani superiore agli altri. Siamo al 23 per cento contro il 16 di altre popolazioni,” dice. Questa, però, è una condizione di tutta l’Italia e allora continua, cercando di trovare una spiegazione plausibile: “La cosa più semplice di tutte è che stiamo sottostimando il numero dei casi e quelli veri siano almeno dieci volte tanto. È normale: in ogni epidemia i casi confermati sono una minoranza, perché non tutti arrivano ad essere definiti. Ancor di più per quanto riguarda i dati lombardi, che poi rappresentano l’elemento principale del contributo di mortalità al totale dei casi.”
Proprio i casi non certificati, inoltre, potrebbero essere il principale problema della diffusione del Coronavirus. Secondo il Giornale, in italia ci sono da 1,4 a 7 milioni di infetti che non sempre manifestano sintomi e che per tanto invalidano i dati che ci vengono forniti ogni giorno.
Fonte: Sole 24 Ore, il Giornale, Fanpage, il Corriere, Ministero della Salute