Il noto psichiatra, in una lunga intervista, ha parlato del rischio ormai concreto per la tenuta psicologica di gran parte della popolazione che soffre la quarantena. Situazione sottovaluta dal Governo.
Il prolungamento delle misure di quarantena, previste dal Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è stata una notizia che ha scosso il già delicato equilibrio degli italiani. Per quanto necessarie, l’isolamento forzato sta sortendo i primi effetti. E se è giusto pensare ai risvolti economici, lo è anche prendersi cura degli effetti psicologi delle quarantena. E le due cose sono strettamente collegate: oltre alle legittime paure per la diffusione dl Covid-19, ci sono i timori per la tenuta economica, che non fanno altro che alimentare lo stress tra le mura di casa. Come scrive HuffingtonPost, Paolo Crepet, sociologo e psichiatra, è intervenuto proprio sul tema, criticando l’Esecutivo che sottovaluta il fenomeno. Spiega Crepet: “E’ evidente che la crisi oggi si sta trasformando in una crisi psicologica. Ho notato che nel comitato scientifico che coordina le politiche antiepidemia, manca totalmente la figura dello psicologo o dello psichiatra”. E aggiunge: “Un errore marchiano. Mi sembra una valutazione sbagliata”. Per il Professore sono ormai evidenti i problemi di insofferenza della maggioranza della popolazione.
La costrizione in casa, non fa che alimentare la sensazione di non poter staccare da quelli che potrebbero essere i piccoli problemi, che vengono accentuati in queste circostanze, che esistono in tutte le famiglie. Come spiega Crepet, non c’è una valvola di sfogo: “Come mai a Parigi hanno dato un chilometro di raggio per passeggiare? Mica sono scemi loro e furbi noi”. La sofferenza può facilmente tramutarsi in rabbia. Dopo un mese di quarantena gli italiani si aspettavano finalmente un andamento positivo che tarda ad arrivare. Le notizie che arrivano dal mondo, specie dagli Stati Uniti, non fanno altro che alimentare l’angoscia: ovvero la consapevolezza che finirà quando la pandemia sarà sconfitta in tutto il mondo. A questo si uniscono le paure relative al lavoro. Continua Crepet: “E poi diciamola tutta: non ci sentiamo rassicurati da chi ci governa. Pensare di tranquillizzare perché ti danno 600 euro all’Inps è trattarci da imbecilli. Io voglio sapere che fai tu del Paese”.
I messaggi contrastanti inviati dal Governo, questo dall’inizio dei primi focolai, alimenta il sentimento di incertezza. Il prolungamento delle misure di quarantena sino al 13 aprile, e l’annuncio di vari esponenti dello stesso Esecutivo che fino al 1° maggio non sarà possibile uscire, denota una mancanza di adatta comunicazione dell’Esecutivo. Continua il Professore: “Questo è un altro elemento psicologico enorme. La paura dilata i problemi non li restringe. Ci vogliono messaggi chiari da parte del governo”. E ancora: “Non possiamo dare quaranta deadline due volte al giorno: stiamo zitti che è meglio. La verità è: nessuno può realisticamente dire cosa accadrà”.
Come aggiunge Il Fatto Quotidiano, Crepet ha parlato anche dei bambini, i soggetti che più di altri potrebbero soffrire della quarantena obbligatoria. Per il Professore si potrebbe optare per una lezione all’aperto con i bambini protetti e distanziati, opzione questa già presa in considerazione in Corea del Sud, oppure un ritorno in aula, sempre con le dovute precauzioni. Spiega Crepet: “La scuola non è importante solo perché impari a leggere e a scrivere, ma anche perché stai in gruppo. E’ un luogo di socializzazione”. E ancora: “Se un bambino cresce pensando che la comunicazione sia virtuale, cresce in maniera autistica, perché non conosce i sensi”. Il noto psichiatra avverte che alla fine della quarantena ci saranno ad ogni modo timori nell’avvicinarsi agli altri: “Ci sarà un periodo in cui ci sentiremo a disagio a stare in una metropolitana affollata. Non penso che staremo a distanza di un metro fino all’eternità”.
Fonte: HuffingtonPost, Il Fatto Quotidiano