La Lombardia aveva chiesto di istituire la zona rossa per Alzano Lombardo e Nembro, due comuni in provincia di Bergamo, già il 3 marzo. Ma le misure di chiusura da parte del governo scattarono l’8 marzo.
Su ritardi di Giuseppe Conte e del Governo si discute ormai da tempo. Ci sarebbero stati, infatti, venti giorni di ritardo nell’applicazione delle misure che avrebbero inciso profondamente sull’andamento e la diffusione del Covid-19 nel nostro Paese. “Emergenza sottovalutata, ritardi e incompetenza”, secondo Augusto Sinagra e Alfredo Lonoce, gli avvocati che hanno presentato una denuncia presso la Procura di Roma contro il Premier e altri membri del Governo, per la mancata prevenzione e la gestione dell’emergenza sanitaria. Negli stessi giorni anche l’avvocato Taormina ha presentato un esposto in Procura e le accuse sono arrivate anche oltreoceano, direttamente dal Nyt, che in un articolo ha elencato tutte le disattenzioni e gli errori del Presidente del Consiglio e più in generale del Governo nel gestire la situazione quando era già nell’aria, ma in forma più in lieve.
L’altra accusa viene da Palazzo Lombardia, informa Ansa, che in una nota ha ricostruito i principali provvedimenti messi in atto a partire dal 21 febbraio, il giorno in cui è emerso il primo paziente malato di Covid-19. Nei primi giorni di marzo, anche l’Iss aveva ritenuto opportuno l’isolamento dei due comuni bergamaschi, Alzano Lombardo e Nembro. Secondo la nota, il 3 marzo, a fronte della mappatura della diffusione del contagio, la Lombardia avrebbe richiesto al governo di istituire una zona rossa per i due comuni, attraverso il Comitato Tecnico Scientifico di supporto a Palazzo Chigi, che condivideva tale valutazione, inoltrandola al Presidente del Consiglio e al Ministro della Salute. La risposta del governo, secondo quanto riporta la Regione, è arrivata l’8 marzo, quando è stato approvato il dpcm, che istituiva “la zona rossa in tutta la Regione, superando ogni decisione relativa a Nembro e Alzano e cancellando quella di Codogno”.
Lo scontro tra Fontana e Conte era cominciato già qualche giorno fa, quando il secondo aveva dichiarato che se la Lombardia avesse voluto, avrebbe potuto fare zona rossa nei due comuni bergamaschi. Ma Fontana aveva risposto senza addossare responsabilità: “Ammesso che ci sia una colpa, la colpa eventualmente è di entrambi”, salvo poi, nella giornata di ieri, diffondere la nota della Regione.
6 giorni fatali
Ad indagare sulla questione è intervenuto anche il Corriere della Sera, analizzando il perché, nonostante i Comuni di Nembro e Alzano fossero focolai del virus già a metà febbraio, questi non siano stati blindati come invece era accaduto nel Lodigiano. Nella provincia di Bergamo, invece, dal 3 al 9 marzo nessuno si è assunto l’onere di farlo. Se quindi per istituire la zona rossa intorno a Codogno ci sono volute meno di 24 ore, per bergamo ci sono voluti 6 giorni.
Ciò che emerge dall’inchiesta del Corriere è innanzitutto un ritardo, da parte delle autorità lombarde, nell’allertare la Protezione Civile sui dati della Bergamasca. Ricostruendo le tappe fondamentali, il 21 febbraio la Regione Lombardia invia alla Protezione civile dati che non fanno alcun cenno alla situazione della provincia di Bergamo. Per quasi una settimana, i focolai citati sono quattro, tutti nel lodigiano. Ma il 27 febbraio, a Bergamo, i positivi sono già settantadue: Nembro è il quarto Comune più colpito di Lombardia, alla pari con Casalpusterlengo, che insieme agli altri tre è nella zona rossa.
Il 3 marzo, il Comitato tecnico scientifico propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della “zona rossa” al fine di limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue. Ma l’Italia diventa zona arancione a patire dal 9 marzo nonostante, già la sera del 5 marzo, il Presidente dell’Iss Silvio Brusaferro abbia sottolineato in nota scritta a Palazzo Chigi che i dati in possesso rendevano opportuna l’adozione di un provvedimento per inserire Alzano Lombardo e Nembro nella zona rossa. Si arriva al 7 marzo, con l’annuncio del lockdown dell’Italia.
Fonte: Il Corriere, Ansa