Secondo Silvio Garattini, scienziato e farmacologo italiano, il vaccino per il Coronavirus potrebbe essere pronto già per la fine di quest’anno. Intanto, gli ultimi dati forniti dalla Protezione civile sembrano confermare il trend positivo dell’andamento dei contagi.
Arrivano come ogni pomeriggio i dati della Protezione civile. L’ultimo bollettino riferisce di un aumento di 1941 contagi nelle ultime 24 ore, per un totale di 93187. Sono 636 i decessi, cento in più di ieri. I guariti totali sono 22837, con un aumento di 1022 unità. Il trend positivo sembra essere confermato dai dati in calo. I contagi sembrano essersi stabilizzati e, in particolare, anche dagli ospedali arrivano notizie positive. Infatti, più del 65% degli infetti è in isolamento domiciliare e senza sintomi o con sintomi lievi. Le terapie intensive, insomma, finalmente respirano.
Mentre in molte regioni d’Italia, da qualche settimana, sono partite le sperimentazioni di alcuni farmaci per curare il Coronavirus, la ricerca prosegue in tutto il mondo per tentare di arrivare quanto più presto possibile ad un vaccino. Secondo il professor Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, il vaccino potrebbe essere pronto già per la fine di quest’anno. Durante un’intervista a Circo Massimo, su Radio Capital , il professore ha dichiarato che, al momento, ci sono 42 vaccini oggetto di studio da parte di diversi esperti e scienziati. Alcuni di questi sono già stati sperimentati sugli animali.
Già qualche giorno fa – riporta Fanpage – era apparsa la notizia di un vaccino-cerotto sperimentato sui topi che aveva dato buoni risultati. Infatti, da quanto emerso dagli studi, i topi vaccinati avevano prodotto anticorpi specifici contro il virus. Tuttavia la questione non si risolverà subito dopo l’arrivo del vaccino. Il problema – spiega il farmacologo – è che se il vaccino arriva in un determinato Paese, non potrà arrivare subito anche in altri Paesi che potrebbero averne altrettanto bisogno. Dunque serve un centro europeo che possa fare in modo di trasferirlo per la produzione in altri Paesi. Come aveva dichiarato già nei giorni scorsi a Il Fatto Quotidiano, questa emergenza dovrà servire a creare una sanità e una ricerca migliore, ma soprattutto a rendere più agile la burocrazia e l’iter delle autorizzazioni legato alla sperimentazione e alla commercializzazione dei vaccini e dei farmaci.
Il professor Garattini si pronuncia anche sul problema sociale strettamente collegato ad essa. Secondo quanto previsto dal decreto emanato il 25 marzo dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, le misure restrittive possono venir prorogate, di 30 giorni in 30 giorni, fino al 31 luglio. Ma secondo Garattini non è pensabile continuare a tenere le persone chiuse in casa per paura di una seconda ondata di contagi. Sarebbe un problema serio non solo in termini psicologici ma anche economici. Il professor Garattini non si lancia in proposte azzardate, non propone di riaprire tutto e subito come, qualche giorno fa, ha fatto l’ex premier Matteo Renzi. La proposta dello scienziato è graduale e punta a coniugare scienza ed economia: “Non possiamo continuare a rimanere in casa perché si teme la seconda ondata. Si sta lavorando per trovare delle soluzioni. Una è quella di individuare chi ha sviluppato anticorpi. Questi, con le dovute precauzioni, potrebbero tornare a lavorare”.
Fonte: Radio Capital, Il Fatto Quotidiano, Fanpage
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