Fino ad ora la Svezia, in controcorrente con il resto d’Europa, aveva tenuto una linea soft. Ma il crescente numero di contagi e decessi collegati al Coronavirus potrebbe convincere il Paese ad adottare misure più restrittive. E intanto si aggravano le condizioni del premier britannico Boris Johnson.
Il premier del Regno Unito è stato trasferito in terapia intensiva. ne danno notizia i media inglesi affermando che i sintomi del coronavirus sono peggiorati nelle ultime ore. Un comunicato ufficiale di Downing Street ha confermato la notizia precisando che il ministro degli esteri Dominic Raab subentrerà a Johnson nelle funzioni di primo ministro.
“Fin da domenica sera – si legge in una nota diffusa stasera da Downing Street – il primo ministro è stato preso in cura dai medici del St Thomas Hospital, a Londra, dopo essere stato ricoverato per sintomi persistenti di coronavirus. Nel corso del pomeriggio le condizioni del Primo Ministro sono peggiorate e, su raccomandazione del suo team medico, è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale”. “Il Primo Ministro – riferisce ancora Downing Street – ha chiesto al ministro degli Esteri, Dominic Raab, che è Primo Segretario di Stato, di sostituirlo per quanto necessario. Il Primo ministro sta ricevendo cure eccellenti e ringrazia tutto lo staff dell’Nhs (il servizio sanitario nazionale britannico) per il suo lavoro e la sua dedizione”.
Finora la Svezia aveva tenuto una linea, diciamo, “morbida”. Infatti – spiega SkyTg24 – non aveva imposto l’isolamento, ritenendolo inutile. Per il momento solo scuole chiuse per i ragazzi sopra i 16 anni e divieto di assembramenti superiori a 50 persone. Ma per il resto tutto immutato: le persone potevano continuare a fare shopping, andare al ristorante e uscire quando volevano. Il premier svedese Stefan Lofven, fino a pochi giorni fa sosteneva: “Certo che ci stiamo difendendo. Solo che lo facciamo in modo diverso dagli altri”. E spiegava che questa strategia gli era stata consigliata dal principale epidemiologo svedese, il dottor Anders Tegnell. Secondo lo scienziato la strategia migliore per evitare la diffusione massiccia del Covid 19 era far progredire naturalmente l’epidemia, chiedendo solo ai malati di restare a casa per non sovraccaricare i servizi sanitari. Una linea, dunque, molto vicina a quella adottata inizialmente dal premier britannico Boris Johnson. Il quale, tuttavia, dopo poco tempo ha fatto marcia indietro per seguire l’esempio italiano. Alla base della linea di Tegnell vi era la convinzione che l’isolamento forzato, come quello adottato dagli altri paesi europei, non fosse sotenibile sul lungo periodo poichè intanto, dopo un po’ le persone avrebbero cominciato a uscire lo stesso. Il Governo svedese, dunque, si limitava a invitare i cittadini a lavarsi spesso le mani e a non visitare i parenti più anziani.
Ma negli ultimi giorni qualcosa è cambiato. I contagi di Coronavirus sono arrivati a quasi 7.000 unità e i decessi hanno raggiunto soglia 400, il numero più alto di tutta la penisola scandiva. Preoccupa anche il peggioramento del focolaio nella capitale e la situazione delle case di cura che ospitano gli anziani, a corto di dispositivi di protezione. Con la situazione in progressivo peggioramento, il governo socialdemocratico ha chiesto maggiori poteri nel caso si rendesse necessaria una chiusura temporanea di aeroporti, parte del trasporto pubblico, negozi e bar. I moderati invece si sono opposti. Il ministro della Salute, Lena Hallengren – riferisce AGI – ha dichiarato che in Svezia la vita non sta procedendo come se nulla fosse e che il Governo è pronto a fare di più se la situazione lo richiederà. Ma nonostante i contagi e i decessi stiano crescendo il blocco totale non è ancora stato deciso. Si continua a fare molto affidamento sul senso di responsabilità dei singoli cittadini. In particolare si stanno invitando gli over 70 ad evitare contatti.
Non mancano le critiche all’approccio soft svedese. Il matematico Marcus Carlsson ha accusato la Svezia di giocare alla “roulette russa con la popolazione svedese”. E uno studio pubblicato la scorsa settimana dalla rivista medica The Lancet, intitolato “Covid-19: Learning from Experience”, ha definito poco assennata la linea “lenta” scelta inizialmente dal Regno Unito e dagli Stati Uniti e ora anche dalla Svezia.
Fonte: SkyTg24, AGI