I dati della Protezione Civile di oggi, 5 aprile, fanno il punto sulla situazione del contagio in Italia. E intanto Alessandro Vespignani, il fisico informatico esperto di epidemiologia computazionale, si esprime sulla questione Covid-19: “Dobbiamo cominciare a dire agli italiani una verità scomoda”.
Sono 91246 i contagi nel nostro Paese, con un incremento nelle ultime 24 ore di + 2972 unità. I decessi, nella giornata di oggi, domenica 5 aprile, sono stati 525. I guariti sono invece 21815 , + 819 unità. Positivo, Angelo Borrelli, che ha chiarito come più del 60% dei contagiati sia in isolamento domiciliare e senza sintomi. Inoltre, le terapie intensive sembrano respirare e infatti è stato bloccato il trasferimento dei pazienti in altre strutture. La curva inizia insomma a scendere e l’Italia, sebbene con delle differenze territoriali più o meno marcate, sembra aver raggiunto il picco della diffusione del Coronavirus. I numeri giorno per giorno, sebbene non sempre attendibili, fanno ben sperare e infondono speranza ai cittadini, ormai chiusi in casa da un mese.
A frenare l’entusiasmo delle persone – che subito gridano alla guarigione e sono pronti a uscire, come testimonia l’alto numero di denunce verificatasi ieri -, arrivano gli esperti, che chiedono di mantenere la calma e soprattutto di non abbassare la guardia, come invita anche la Protezione Civile. A proposito dell’emergenza e di quando potremo ritenerla una questione archiviata, si esprime Alessandro Vespignani – classe 1982 e direttore del Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems, alla Northeastern University di Boston -. Queste le sue parole, come riportato anche da Il Giornale:
“L’Italia si sta avvicinando a un punto di inversione, ma dobbiamo avere pazienza e usare queste settimane per programmare il futuro che non potrà che essere emergenziale”.
Vespignani spiega come, proprio in questo momento delicato, non bisogna allentare la cinghia, e anzi sarà proprio questo il momento in cui si dovrà essere più ligi e rispettare la quarantena: il rischio è sempre dietro l’angolo, come dimostrano anche i recenti sviluppi in Asia. Proprio la Cina, matrice del contagio che si è diffuso rapidamente nel resto del mondo, sta nuovamente imponendo misure restrittive, per impedire una seconda ondata o la cosiddetta “ondata di ritorno”, ovvero infezioni portate da persone che rientrano in patria o da viaggiatori.
La curva del contagio è in frenata, come dimostrano anche gli ospedali non più superaffollati, ma non è ancora giunto il momento, sottolinea allora il fisico informatico, con una sottile denuncia verso i meno rigidi alle regole: “Ho visto immagini di città affollate in questi giorni, magari dove il contagio non si è ancora diffuso. Sbagliato, non è il momento di rilassarsi. Dobbiamo, invece, insistere. Abbiamo davanti l’esempio della Cina. Lì il lockdown è durato tre mesi . Dobbiamo cominciare a dire agli italiani una verità scomoda. Mi rendo conto che è difficile farlo con un Paese praticamente in ginocchio, ma non possiamo illuderci di tornare alla completa normalità a giugno o a luglio“.
Sono parole difficili da sentire e soprattutto da accettare, ma a cui tutta l’Italia dovrà fare buon viso se vorrà risollevarsi dall’emergenza. E’ un quadro difficile quello che ci si presenta davanti, ma da cui riusciremo a uscirne se lavoreremo insieme, come dichiara anche Ilaria Capua – virologia ed ex politica, a capo dell’One Health Center of Excellence all’Università della Florida – in una diretta instagram, citata in un articolo di News Coronavirus: che il virus scompaia con il caldo e l’arrivo dell’estate è impossibile, ci sono “zero possibilità”, dice. “Questo è un fenomeno di portata epocale. Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria, ma non è un tunnel senza fine. Ne usciremo.”
Sempre durante la diretta, la virologia fa un confronto con la Sars, diffusasi nel 2002 con una familiarità di diffusione con il Coronavirus: “E’ scomparso con l’estate ma non per il caldo. La Sars è stata fermata da un contenimento, non dal caldo”.
Il Covid-19, ha aggiunto, è fragile e ha avuto una tale facile diffusione solo grazie alla grande globalizzazione che è in atto. “La pandemia spagnola” ha infatti aggiunto “ci ha messo due anni a fare il giro del mondo perché è `andata´ a piedi, con le navi”.
Diventa ormai chiaro come la strada da fare sia ancora molta e come questa situazione abbia, già da ora, cambiato le nostre vite, senza contare gli effetti che potrà avere sul nostro futuro: “Per un lungo periodo, per esempio, viaggiare non sarà più come prima,” dice il fisico Vespignani “Dobbiamo mettere in conto che prima di entrare in un altro Stato saremo costretti a fare la quarantena, a fornire determinate garanzie sanitarie e così via“.
Stiamo iniziando a contenere il picco e abbiamo capito la strada da percorre, ma come sempre vince l’invito a rimanere a casa e resistere.
Simona Contaldi
Fonte: Il Giornale, News Coronavirus