Secondo uno studio dell’Eief, i contagi potrebbero azzerarsi fra il 5 e il 16 maggio. Ma alcune regioni potrebbero raggiungere il risultato già ad inizio aprile.
Quando passerà il Coronavirus? Quando finirà l’emergenza sanitaria che sta mettendo in ginocchio il nostro Paese? Quando ritorneremo a fare la nostra vita normale? Sono solo alcune delle domande che ci balzano in testa in questi giorni di isolamento, giorni scanditi da una routine diversa ma anche da attese, speranze, dispiaceri. Tra le numerose ipotesi e teorie di esperti, uno studio sviluppato da alcuni ricercatori dell’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief) – e pubblicato sul Corriere della Sera – sembra dare speranza.
In base alle statistiche formulate, i contagi potrebbero azzerarsi i fra il 5 e il 16 maggio. Ma alcune regioni potrebbero raggiungere il risultato già nella prima metà di aprile. La fine della quarantena può variare infatti da zona a zona, e in base all’andamento dello sviluppo dei contagi se ne determinerà la fine. Nel dettaglio, le nuove diagnosi di Covid-19 si azzereranno fra il 5 e il 16 maggio in Toscana, la regione che oggi sembra più indietro nel piegare la curva. Ma in Trentino-Alto Adige quella soglia dovrebbe essere raggiunta il 6 aprile, in Basilicata il giorno seguente. In Valle d’Aosta l’8 Aprile, mentre in Puglia ci si dovrebbe arrivare il 9 aprile. Il Veneto arriverà al giorno zero il 14 aprile, la Lombardia il 22 aprile e l’Emilia-Romagna il 28 aprile. Per il Lazio è previsto il 16 aprile, mentre qualche giorno dopo sarà il turno della Calabria e della Campania.
Positivo anche Roberto Burioni, pur non sbilanciandosi sulle date in maniera così precisa. Il virologo, ospite a Che tempo che fa, ha affermato che i numeri cominciano a essere meno negativi, risultato che le misure adottate e i nostri comportamenti sembrano essere quelle giuste. Tuttavia, anche se sembra che le cose stiano rallentando, non se ne uscirà molto presto. E quando se ne uscirà, la nostra vita sarà molto diversa. Secondo il medico, il giorno in cui usciremo di casa dovremo portare tutti una mascherina e, inoltre, dobbiamo metterci in condizione di fare i test, sia per dimostrare la presenza del virus, ma anche per vedere quante persone hanno contratto questa malattia.
Tuttavia, buone notizie stanno arrivando anche dal campo dei farmaci. Infatti, c’è un farmaco che viene utilizzato come antiinfiammatorio in malattie come l’artrite e che sembra essere efficace, così come sembra funzionare un farmaco usato negli anni Cinquanta che si usava per la malaria, il Plaquenil, che – ricorda Burioni – fu valutato nel 2005 come molto efficace per inibire la replicazione del della Sars. “Ci sono diversi studi in atto, lo abbiamo fatto anche noi al San Raffaele”, ha spiegato. Inoltre, sembra sia stato fatto un passo avanti nella diagnostica, dal momento che un’azienda statunitense ha annunciato di avere a disposizione un test fatto in 15 minuti. “Un’altra notizia molto buona è legata ad uno studio relativo all’utilizzo del plasma dei guariti che può migliorare le condizioni di chi sta male”, ha proseguito l’infettivologo. Ci staremmo insomma avviando verso il giorno in cui usciremo di casa. Infatti, scrive Burioni sui social, “dobbiamo cominciare a pensare ad una ripresa delle nostre vite”.
Dobbiamo cominicare a pensare a una ripresa delle nostre vite: non possiamo pensare di stare in casa al fine di rimanere in casa per sempre. Però in questo momento la situazione è ancora talmente grave da rendere irrealistico qualuque progetto di riapertura a breve.
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 28, 2020
Fonte: Corriere della Sera, Roberto Burioni Twitter, Rai2