Mentre uno studio cinese ha rivelato che per ogni caso confermato ne sfuggono tra 5 e 10, il professor Roberto Burioni teme che il virus sarà debellato tra moltissimo tempo. Per questo, dice, bisognerà abituarsi ad una nuova vita.
Altri 475 morti per Coronavirus in Italia. Il totale dei decessi sfiora ormai quota 3000: le vittime sono 2978. I nuovi guariti sono 1084, il numero complessivo è 4025. I positivi in Italia sfiorano la cifra mostre di 30 mila persone: sono infatti 28710, considerati i 2648 in più rispetto alle cifre rese note ieri. 12090 sono in isolamento domiciliare, 2257 in terapia intensiva. Sono i dati diffusi da Angelo Borrelli, commissario straordinario per l’emergenza, riportati dall’Adnkrons.
L’epidemia da Coronavirus è scoppiata nel nostro Paese in un attimo, stravolgendo equilibri, routine e attività di una nazione intera. Le misure restrittive avviate dall’Italia, seguendo quanto è stato fatto in Cina, potrebbero rivelarsi fondamentali per limitare i contagi anche se, per vederne gli effetti, c’è ancora da aspettare. Intanto, medici, scienziati ed esperti del settore che stanno studiando la diffusione del Coronavirus hanno scoperto che per ogni caso confermato ci sono molto probabilmente altre 5-10 persone nella comunità con infezioni non rilevate, in assenza di misure restrittive e di test di massa. Questi casi spesso lievi sono responsabili per quasi l’80% dei nuovi casi, che non sono però necessariamente lievi. Questo è quanto stato scritto dal New York Times, basato su recenti studi cinesi.
La ricerca – riporta Repubblica – evidenzia che dopo che il governo cinese ha isolato il centro dell’epidemia, il 23 gennaio, cominciando i test su larga scala, il quadro è cambiato drasticamente: è stato identificato circa il 60% dei casi positivi, contro il 14% precedente. Allo studio hanno partecipato autori di cinque istituzioni, incluso l’Imperial College London, la Tsinghua University di Pechino e la University of Hong Kong. Di conseguenza, se in Usa ad esempio ci sono 3500 casi, in realtà potrebbe trattarsi di 35mila, come ha affermato Jeffrey Shaman, epidemiologo della Columbia University e autore senior dello studio.
Intanto, circa le tempistiche, rimane ad oggi l’incertezza totale. C’è chi parla di stime ottimistiche, quali sono state quelle fornite da Giuseppe Conte che, al momento della firma del decreto, ha fatto riferimento a due settimane per vedere i primi riscontri. Meno speranzoso è Roberto Burioni, uno dei principali punti di riferimento in questi giorni difficili che stiamo attraversando.
Attivissimo e seguitissimo su Twitter, il professore stava scambiando diversi commenti con i suoi follower circa le possibilità di abituarsi a una sorta di nuova vita. Gli italiani, infatti, dovranno presto abituarsi ad un mondo nuovo, ad una routine nuove, lasciando indietro le vecchie abitudini. Ma, quando tutto questo sarà finito, torneremo a festeggiare. Eppure Burioni è convinto di non esserci. “In che senso? Nel senso che verrà vinto dopo aver causato tante morti?”, gli chiede un follower. Durissima la risposta di Burioni: “Nel senso che temo di essere morto al momento del festeggiamento”.
Fonte: The New York Times, Repubblica
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