Dopo l’arrpvazione delle misure di contenimento del contagio, si cerca di capire, in base ai dati in nostro possesso, quando avverrà il numero massimo dei contagi giornalieri.
Coronavirus: gli effetti della stretta da parte del Governo non si vedono ancora e protestano gli operai, i farmacisti, i commessi. Fim, Fiom, Uilm che vorrebbero chiudere tutte le fabbriche metalmeccaniche fino al 22 marzo. Dunque l’Italia produttiva è compatta, insieme ai Governatori delle Regioni, per un’altro giro di vite. Se si deve chiudere, dunque, meglio andare fino in fondo, spiega il Corriere della Sera. Ma Conte tira dritto, resiste alla pressioni che gli pervengono da più pardi e non sembra intenzionato ad apportare modifiche dell’ultimo decreto, quello del 10 marzo, con il quale ha blindato l’Italia, scrive il Corriere della Sera.
Mentre aumentano i numeri dei contagi del nostro Paese, le Autorità Sanitarie cercano di illustrare un primo quadro generale dell’emergenza sanitaria. Come ha spiegato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel messaggio in cui annunciava il terzo Decreto Emergenza, gli effetti delle misure attuate in questi giorni potranno vedersi soltanto ad inizio aprile. Se ciò, malauguratamente, non dovesse bastare, serviranno misure ancora più stringenti. Ad ogni modo, come riporta Fanpage, l’Esecutivo ha ipotizzato, sulla base dei dati e delle curve dei contagi, ciò che potrebbe accadere nelle prossime settimane. Ciò lo si evince dalla bozza del prossimo Decreto, quello riguardante gli aiuti economici e i futuri necessari investimenti per il Paese. Secondo un calcolo del Governo, che tiene conto dei contagi avvenuti sino all’8 di marzo, il picco dovrebbe avvenire tra il 17 e il 18 marzo, con un andamento di circa 4.500 nuovi casi giornalieri. Poi inizierà una discesa graduale sino ad inizio aprile, quando i contagi torneranno ad assestarsi sotto i 1.000 al giorno. Secondo tale bozza, in oltre, il numero totale dei contagiati dovrebbe avvicinarsi ai 92.000. Nella bozza si parla per le misure di sostegno per le persone che sono in quarantena o in isolamento domiciliare e che lavorano nel settore privato, dal momento che è obiettivo del Governo equiparare questo periodo alla malattia. Si legge nel documento: “Considerando un raddoppio dei contagi in circa 3 giorni fino a metà marzo e successivamente un graduale calo dovuto alle misure di contenimento varate dal governo, per ogni nuovo contagiato vengano messe in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria 4 persone”. In questo modo lo Stato si accollerebbe gli oneri del datore di lavoro, e degli istituti previdenziali, per una cifra stimata intorno ai 129,9 milioni di euro.
Non è dello stesso avviso l’epidemiologo ed ex Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Bologna, che anche da pensionato sta aiutando i presidi ospedalieri della zona in questo periodo di emergenza, Fausto Francia che, in un’intervista rilasciata a Repubblica, allunga i tempi di almeno altre due settimane: “Ragionevolmente, saremo fuori dal tunnel a metà maggio. Non vuol dire che fino ad allora dovremo stare in quarantena. Toccato il picco, che alcuni modelli matematici individuano a fine marzo, scatterà la fase di decrescita e i casi caleranno. Lì il governo potrà allentare i vincoli”.
Fonte: Fanpage, Repubblica, Corriere della Sera