Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa ricerca Lancet, mette in luce un’altra caratteristica del nuovo Coronavirus. Questa ricerca potrebbe influenzare i nuovi parametri dei protocolli medici.
Aumentano i contagi nel nostro Paese, mentre si cerca di capire e scoprire altro del Covid-19. L’impatto del nuovo virus è stato particolarmente drammatico a causa della sua “novità”. La Comunità Scientifica Internazionale sta cercando di accelerare sulla ricerca. Molto potremmo capire, sia per quanto concerne un’eventuale cura – il vaccino che richiede diverso tempo, o il potenziamento di farmaci anti-virali già in commercio – sia per il suo contenimento, osservando le sue modalità di contagio. Come spiega Il Giornale, lo studio rivela che una persona risultata positiva può trasmettere il virus, cioè infettare altre persone, dagli 8 ai 37 giorni, con una media di 20. Questo spiegherebbe l’alta percentuali dei sanitari infettati.
Le persone ricoverate, infatti, come spiega questa ricerca, nonostante la totale scomparsa dei sintomi, non devono essere dimesse sino a quando il test del tampone non darà negatività. Allo stesso modo i medici e il personale sanitario non devono abbassare la guardia sino a quando il tampone non dichiarerà che nel paziente è effettivamente debellato il virus. Come aggiunge Il Corriere della Sera, uno dei coautori Bin Cao, del Friendship Hospital e Capital Medical University di Pechino, ha spiegato l’importanza della ricerca: “L’ampio spargimento virale osservato nel nostro studio ha importanti implicazioni per guidare le decisioni in merito alle precauzioni e sulla necessità di test negativi per Covid-19 prima che i pazienti vengano dimessi dall’ospedale”.
La ricerca ha esaminato 191 pazienti ricoverati presso lo Jinyintan Hospital and Wuhan Pulmonary Hospital, in Cina. Di questi 137 sono stati dimessi, mentre 54 sono deceduti in ospedale. I ricercatori hanno studiato cartelle cliniche, dati di trattamento e risultati di laboratorio di tutti i pazienti, fornendo un primo quadro dell’attacco del Covid-19 al nostro organismo. La durata media del sintomo più evidente, ovvero la febbre, è di circa 12 giorni, anche se la tosse dura di più. Nei pazienti guariti la dispnea, ovvero la mancanza di respiro che si manifesta nei casi più gravi, dura sino a 13 giorni, mentre dura sino al decesso negli pazienti che purtroppo non sopravvivono. I pazienti avevano un’età media di 56 anni, i 62% dei quali erano uomini; il 48%, invece, presentava patologie croniche, le più comuni delle quali erano la pressione alta e il diabete. Dai primi sintomi della malattia, il tempo medio per la dimissione è stato 22 giorni, mentre quello per il decesso è di 18,5. I pazienti deceduti avevano maggiori livelli della proteina d-dimero, responsabile della formazione di coaguli (trombi) nei vasi sanguigni e livelli elevati di Interleuchina 6 (un biomarcatore di infiammazione e malattie croniche).
Fonte: Il Giornale, Il Corriere della Sera