Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, ha riferito di 6 medici contagiati alla Federico II. Una situazione analoga a quella di altre zone d’Italia, dove il personale sanitario viene messo in stand by dal diffondersi del Coronavirus.
E’ allarme in tutta Italia a causa della quantità di medici contagiati dal Coronavirus. Dal Lazio, passando per l’Abruzzo, fino ad arrivare in Campania, il personale sanitario si assottiglia, obbligato alla quarantena quando non al ricovero. “Abbiamo 6 medici positivi alla Federico II”, ha detto poco fa il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca in un’intervista a Radio Crc, facendo il punto sull’emergenza coronavirus in Campania. “La situazione rischia di aggravarsi nei prossimi giorni e c’è un evidente che sovraccarico di lavoro per medici, infermieri e personale amministrativo. Cominciamo ad avere problemi anche da quel punto di vista”, ha proseguito. Attualmente, la situazione è questa: ieri sera si contavano 147 persone contagiate, 9 in più rispetto al giorno prima; 2 persone guarite; 44 in terapia intensiva.
Oltre alla mancanza di posti letto, tra le cause del collasso del Sistema Sanitario Nazionale c’è proprio il contagio di gran parte del personale sanitario, obbligato alla quarantena quando non al ricovero. Una situazione sempre più critica, che rischia di indebolire ulteriormente la risposta ai focolai scoppiati nel Paese. Come racconta Il Fatto Quotidiano, stando ad una stima elaborata dalla Federazione degli Ordini degli Infermieri, sarebbero 2.000 i professionisti del personale sanitario, tenuti in isolamento domiciliare e quindi lontani dal posto di lavoro. Di questi, tra i 200 e 250 – stima invece l’Istituto Superiore della Sanità – sono medici specialisti.
A questi vanno aggiunti anche i circa 150 medici di base che si trovano in isolamento, come spiega Silvestro Scotti, Segretario della Federazione dei Medici di Medicina Generale: “Vista la difficoltà di trovare chi li sostituisce per ognuno di loro restano potenzialmente circa 1.500 cittadini senza punti di riferimento sanitario sul territorio. Ovvero oltre 200mila in tutta Italia”. La situazione è drammatica per i presidi ospedalieri che si trovano nell’epicentro del focolaio, come quelli di Lodi, Cremona e Codogno. In allarme anche l’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, dove mancano gli anestesisti.
I medici che lavorano nei reparti delle terapie intensive si sono rivolti direttamente al Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, chiedendo adeguate disposizioni da parte delle autorità, per limitare quella che potrebbe essere una disastrosa calamità sanitaria. Situazione critica anche negli Ospedali di Piacenza: qui sono 50, tra medici e infermieri, ad essere risultati positivi, mentre altri 150 sono in isolamento domiciliare, ma non infetti. Allarme anche a Bologna, dopo la scoperta della positività di un uomo 52 anni che si trovava al reparto di Urologia del Sant’Orsola per un operazione. Il paziente non aveva raccontato di essere stato nel piacentino ai medici, ed ora metà del reparto è stato chiuso.
Vicenda analoga a quella della coppia di Torino, che ha infettato un intero reparto dell’Ospedale Molinette, dopo aver omesso di aver ricevuto la visita del loro figlio che vive e lavora a Lodi. Ma sono tantissimi i casi del genere, dove l’applicazione dei protocolli di sicurezza previsti dall’Istituto Superiore della Sanità si infrangono incredibilmente contro le omissioni dei pazienti. Difficoltà riscontrate anche all’Ospedale San Camillo, dove un medico è risultato positivo al Coronavirus dopo essere stato in Veneto per trascorrere la settimana bianca, costringendo anche 12 suoi colleghi alla quarantena. Nell’ASL Roma 2, sono invece due i medici risultati positivi. Situazione analoga anche a Napoli, come racconta Repubblica: il Primario del pronto soccorso dell’Ospedale Caldarelli è risultato positivo. Il reparto, dopo la sanificazione, è stato riaperto, anche se sono in fase di accertamento tutti le visite effettuate dal medico negli ultimi giorni.
Fonte: Radio Crc, Il Fatto Quotidiano, Repubblica
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