La Polizia ha fermato il corteo funebre di Ugo Russo, il quindicenne ucciso a Napoli dopo una tentata rapina, in seguito alle disposizioni del Decreto sul Coronavirus e le decisioni del cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe.
Una bara bianca portata sulle spalle per le strade di Napoli. Questo era nelle intenzioni dei parenti e degli amici di Ugo Russo, il quindicenne ucciso nelle vie partenopee da un agente dell’Arma dei Carabinieri non in servizio, che ha reagito ad un tentativo di rapina ad opera del ragazzino. Tuttavia, a causa dell’emergenza Coronavirus – l’epidemia ormai diffusa in tutta Italia – il corteo funebre è stato bloccato da alcuni agenti della Polizia. A stabilirlo, le disposizioni del Decreto varato da Giuseppe Conte per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Dopo il divieto di celebrare il funerale del ragazzo – informa Tgcom24 – amici e parenti della vittima sono partiti dall’abitazione del giovane trasportando il feretro per alcuni metri. In testa i genitori, seguiti da una folla di persone ignari dei rischi insiti alle manifestazioni e ai raggruppamenti di massa. Dietro di loro, uno striscione con la scritta “Verità e giustizia per Ugo“. Ma c’erano anche palloncini bianchi e magliette con il suo volto. Tutto procedeva fin quando, all’ingresso di via Roma, il corteo è stato bloccato dalle Forze dell’Ordine. Successivamente, dopo qualche attimo di tensione, la bara è stata messa nel carro funebre e il corteo si è sciolto. La salma è stata benedetta nella cappella del cimitero.
” Non ho più lacrime per piangere”
Intanto venerdì scorso il padre di Ugo, Vincenzo, ha partecipato al flash mob di solidarietà ai Carabinieri. “Noi condanniamo sia l’attacco al pronto soccorso che gli spari alla caserma. Aver devastato i locali del Pellegrini è stato una reazione di rabbia, causata dal dolore, ma non è giustificata. Per questo motivo, abbiamo chiesto che tutti coloro che vorranno portare un fiore al funerale di Ugo di mettere quei soldi su un conto per risarcire l’ospedale”, ha detto Vincenzo Russo. Come riporta Ansa, l’uomo ha chiesto giustizia per suo figlio che ha sbagliato ma, dice, ha anche pagato.
“L’accusa al Carabiniere non è una vittoria per noi, non è una vittoria per nessuno. La vittoria per me sarebbe stata riavere mio figlio a casa. Da oggi voglio dedicare la mia vita a salvare gli altri ragazzi a rischio, perché quello che è successo a mio figlio non deve più succedere”, ha affermato. Di diverso avviso la madre del ragazzo.
Intervistata da “Non è l’Arena“, su La 7, la donna si è detta disperata. “Devo seppellire un figlio di quindici anni, non ce la faccio”, ha detto tra le lacrime. “Non riesco a pensarlo, non ho lacrime per piangere. Capisco un colpo nel piede, nella gamba, ma in gola e alla testa no. Il Carabiniere non sapeva che mio figlio era un bambino?”, ha concluso.
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Fonte: Tgcom24, La7, Ansa