L’Italia, con 366 vittime, è il secondo Paese per numero di morti dopo la Cina. Lo scrittore Stefano Massini ha analizzato i risvolti sociali dell’avvento del Coronavirus in Italia. Paese che lui ritiene contaminato dal menefreghismo.
L’Italia e la lotta al Coronavirus: le vittime accertate sono finora 366, è il secondo Paese decessi dopo la Cina che raggiunge quota 3.000. A seguire ci sono Iran con 194 decessi e Corea del Sud con 50 con secondo i dati della Johns Hopkins University. Nelle ultime 24 ore i decessi sono stati 133 con un aumento del 57% rispetto al giorno precedente. L’incremento dei malati, passati da 5.061 a 6.387 in un giorno – con un incremento di 1.326 contagi censiti – è stato del 26,2%. Complessivamente i contagiati sono stati 7375 di cui 622 guariti e 366 morti.
E il Coronavirus sta avendo risvolti su più fronti. Sulla salute, sull’adeguatezza o inadeguatezza del sistema sanitario, sull’adeguatezza o inadeguatezza della classe politica di far fonte ad un’emergenza mai vista prima. Ma il Covid 19 sta avendo anche importanti conseguenze sulla società. Nelle scorse settimane si è diffusa una sorta di psicosi collettiva che ha portato molti ad attuare comportamenti impensabili fino al giorno prima. Dall’assalto ai supermercati fino all’ossessione per accaparrarsi l’ultima mascherina anche senza alcun sintomo di contagio. Sul Coronavirus, infatti, non si stanno esprimendo solo virologi, infettivologi e scienziati. Anche personaggi dello spettacolo, sportivi e intellettuali si sentono in quasi dovere di dire la loro e analizzare quello che sta accadendo al popolo italiano. Lo scrittore Stefano Massini, attraverso un monologo nel corso della trasmissione Piazzapulita su La7, ha voluto mettere in luce i risvolti sociologici e psicologici che il virus ha fatto venire a galla. Secondo Massini il Coronavirus sta facendo emergere la peculiarità che segna la nostra epoca: il menefreghismo e l’ossessione di non venir contagiati non solo dal virus ma da qualunque elemento provenga dall’esterno e che noi – a suo dire – reputiamo pericoloso, sporco, infetto. Secondo lo scrittore noi italiani ci preoccupiamo ormai solo di ciò che ci tocca da vicino, anzi da vicinissimo. Mentre restiamo indifferenti verso tutto ciò che avviene fuori dalla nostra ristrettissima cerchia. “Quando il virus è scoppiato in Cina, dicevamo: beh intanto finché muoiono i cinesi chi se ne importa. Ma anche quando è arrivato in Italia: beh intanto finché colpisce solo il Nord…. Ma anche quando arriva nei nostri quartieri: beh intanto non ha colpito mica il mio isolato…”.
Massini fa anche un chiaro riferimento ai confini. Paragona i confini nazionali del nostro Paese al confine di 1 metro che oggi, secondo le direttive del Governo, dobbiamo tenere l’uno dall’altro per ragioni precauzionali. Il punto secondo lo scrittore resta sempre quello: non fare entrare l’altro.
Stefano Massini sostiene che il Coronavirus descriva la nostra epoca meglio di qualunque altra cosa. E – nel corso del monologo- afferma che tutti lo temiamo non tanto per la sua pericolosità ma perché, potenzialmente, può incrinare la nostra tranquillità e il nostro relativo equilibrio. Infine lo scrittore conclude tagliandosi nettamente fuori da questa cerchia di menefreghismo. “Io, e molti altri come me, vogliamo continuare ad essere contaminati dal virus dell’indignazione“.
Fonte: La7, Johns Hopkins University
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