Uno studio condotto da scienziati dell’Università Statale di Milano ha messo in evidenza che il Coronavirus era presente in Cina già da prima che si verificassero i primi casi di polmonite. A partire da dicembre, la velocità di espansione del Coronavirus è raddoppiata
Secondo quanto emerso da uno studio condotto da scienziati dell’Università Satatale di Milano, il Coronavirus avrebbe inizato a circolare in Cina tra la fine di ottobre e la prima metà di novembre. Alcune settimane prima, dunque, dei primi casi di polmonite accusati. Come riporta la Repubblica, la ricerca ha individuato nel mese di dicembre il punto di svolta. Da allora la diffusione del Coronavirus ha avuto una super accelerazione: ogni contagiato ha prodotto altri 2,6 casi e il tempo di raddoppio dell’epidemia è stato di quattro giorni.
Fino a quel momento, invece, ogni individuo infetto produceva 1 caso di contagio e il tempo di raddoppio era di almeno una settimana. Questa accelerazione – in base alle ipotesi degli studiosi – potrebbe essere dovuta a due fattori: o un cambiamento nelle capacità del virus di trasmettersi o un cambiamento nelle caratteristiche dei soggetti infettati. La rapidità di crescita del virus sembrerebbe poi essere nuovamente scesa. La frenate è stata, presumibilmente, dovuta alle misure precauzionali adottate in Cina. L’équipe di ricerca che ha portato avanti lo studio è di Gianguglielmo Zehender, Alessia Lai e Massimo Galli. Lo studio è stato condotto nei laboratori dell’ospedale Sacco di Milano. Gli autori hanno precisato che la ricerca è stata condotta sulle variazioni del genoma virale e non sul numero dei casi osservati.
Il professor Masimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, già qualche giorno fa, nel corso di un intervento alla trasmissione Omnibus in onda su La7 aveva sostenuto che – secondo la sua esperienza- si sentiva di asserire che il Coronavirus è arrivato in Italia, e, nella fattispecie, nel Lodigiano, prima di quanto noi crediamo. Addirittura prima che il Governo decidesse di chiudere i collegamenti aerei diretti con la Cina. Secondo lo scienziato il “paziente 1”, in realtà, potrebbe essere un paziente 3 o 4 che è stato infettato a sua volta da qualcun’altro ignaro di avere addosso il Covid 19. Il professore ha anche aggiunto che il Covid 19 ha caratteristiche molto simili alla Sars e, per questo, probabilmente con le temperature alte a cui andremo incontro i casi di contagio diminuiranno.
Fonte: Repubblica, La7
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