Il professor Massimo Galli, infettivologo e primario dell’ospedale Sacco di Milano, ribadisce che il Coronavirus non può essere equiparato ad una normale influenza. E sostiene che se, entro Pasqua, non s’invertirà tendenza, diventerà molto difficile gestire la situazione.
Il Coronavirus ha dato luogo a screzi e divergenze tra gli stessi esperti. Mentre il virologo Roberto Burioni ne ha sottolineato, fin da subito, la gravità, la dottoressa Maria Rita Gismondo, virologa all’ospedale Sacco di Milano, al contrario, lo ha definito “poco più di un’influenza”. Ma il primario del Sacco, il professor Massimo Galli – intervistato dal giornalista Corrado Formigli a Piazzapulita in onda su La7 – ha chiaramente asserito che il Coronavirus non si può equiparare ad una normale influenza. Non lo è e non lo è mai stato. “Non è mai stato una comune influenza. E purtroppo alcune uscite di questo genere hanno confuso le idee a chi voleva farsele confondere”. Queste le parole dell’infettivologo. E’ pur vero – spiega il professor Galli – che nei bambini e nei giovani, molto spesso, si presenta in forma asintomatica e non dà problemi. Ma in una piccola percentuale di adulti e, soprattutto, anziani, può, al contrario, diventare molto problematico e necessitare di terapie intensive.
Secondo il noto primario è difficile, al momento, prevedere una fine di questa situazione. Tuttavia – sostiene – se entro Pasqua non s’invertirà la tendenza , allora la situazione diventerà davvero difficile da gestire. Per inversione di tendenza il professor Galli intende due cose: che inizi a diminuire il numero di contagiati e che non si registrino altri focolai. Se entro le prossime due settimane non ci sarà un principio d’inversione di tendenza dovremmo aspettarci un ulteriore inasprimento delle misure di contenimento. La chiusura delle scuole, infatti, potrebbe essere prolungata ulteriormente. Misura che, però, secondo Galli come secondo la maggior parte dei virologi e degli scienziati, si rende necessaria. Infatti – specifica il professore – il 26 gennaio a Wuhan, in Cina, il numero di persone contagiate era uguale a quello che abbiamo in Italia oggi. Eppure la Cina, grazie a provvedimenti più drastici dei nostri, è riuscita a contenere la diffusione del virus. Il 27 gennaio Repubblica riferiva del contagio in Cina: i morti erano 106 morti, di cui 100 nella sola provincia di Hubei dove è situata Whuan: i nuovi casi di contagio registrati in Cina a quella data erano quasi 1.300 per un totale di oltre 4000. Oggi in Italia i contagi accertati sono 4636 ed i morti 197. Se i dati cinesi erano reali dovremmo concludere che la situazione, in Italia, è peggiore. Questo potrebbe significare che nel nostro Paese, fra circa 40 giorni, le vittime potrebbero essere salite a circa tremila – ad oggi i decessi in Cina sono 2931 – ed i contagi 80 mila, perchè 80 mila è appunto il dato odierno relativo alla Cina. Un incremento, esponenziale, che si è verificato nonostante le misure drastiche attuate dal governo di Pechino, ha sottolineato l’infettivologo, e che l’Italia non ha attuato, non ancora.
Milano come Whuan?
In effetti – riferisce Adnkronos – qualche settimana fa il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana, dichiarò che se la situazione fosse degenrata, a Milano si sarebbero dovute adottare misure restrittive analoghe a quelle di Wuhan. Le misure adottate fino ad oggi, purtroppo, non sono risultate suffcienti ad evitare il progressivo aumento di contagi. E si è registrato un primo caso di contagio da Covid 19 anche in Vaticano.
Il professor Massimo Galli – essendo primario di uno dei più prestigiosi ospedali del capoluogo lombardo – si sofferma anche sull’emergenza sanitaria. Ospedali che soffrono per carenza di posti letto e di personale. A mancare sono soprattutto i letti nei reparti intensivi. Ma inizia a venire meno anche il materiale come i tamponi. Per questo invita tutti a non lasciarsi prendere dal panico di fronte a sintomi che solo lontanamente potrebbero essere collegati al Covid 19. A non correre al pronto soccorso per farsi fare il tampone se non ci sono sintomi seri. Perché questo potrebbe privare del tampone chi, invece, ne ha realmente bisogno.
Fonte: La7, Adnkronos