L’India ha sospeso la concessione dei visti già emessi per cittadini italiani e ha chiuso le sue frontiere a chi è stato in Italia dal primo febbraio per fare fronte alla diffusione del Coronavirus. Eppure, a causa delle scarse condizioni igieniche, i rischi da contagio aumentano in maniera esponenziale.
Rallenta l’epidemia di nuovo Coronavirus in Cina. La commissione sanitaria nazionale cinese ha infatti reso noto sono stati registrati 125 nuovi casi, il numero più basso dal 20 gennaio scorso. Le nuove vittime sono invece 31, facendo sbalzare a 2.943 il totale dei morti ed a 80.151 quello delle infezioni. Risale a poco fa la notizia della quarantena imposta da Pechino a chi arriva dall’Italia, Corea del Sud, Giappone e Iran, come reso noto dal Vicesegretario generale del governo municipale di Pechino, Chen Bei. Anche la città di Shanghai ha adottato lo stesso provvedimento.
Invece, informa Adnkronos, il governo indiano ha chiuso l’ingresso ai viaggiatori provenienti da Italia, Cina, Iran, Corea del Sud e Giappone per il timore Coronavirus. Secondo un comunicato del Governo, “i visti rilasciati sino a oggi sono sospesi per tutti i cittadini italiani, cinesi, sudcoreani, iraniani e giapponesi che non siano ancora entrati in India”. Fanno eccezione i diplomatici e i funzionari Onu, a cui è permesso l’ingresso previo controllo. Dopo che due turisti lodigiani sono risultati positivi al tampone a Jaipur, capitale del Rajastan, gli altri 21 connazionali che facevano parte della loro comitiva sono stati trasferiti in isolamento in una struttura sanitaria militare di New Delhi. Si tratta di 13 donne e otto uomini, ora tutti in isolamento, assemblati da un’agenzia turistica di Sant’Angelo Lodigiano. Almeno 14 di loro sarebbero risultati positivi al Coronavirus, informa Askanews.
La loro odissea è iniziata venerdì scorso, quando uno dei turisti ha accusato i sintomi del Coronavirus ed è stato ricoverato a Jaipur insieme alla moglie. Trattasi di un medico 60enne che viaggiava con la consorte, entrambi residenti a Codogno, epicentro della diffusione in Italia del virus. Il primo tampone effettuato era risultato negativo ma il secondo è risultato positivo, informa AGI. A quel punto gli altri italiani del gruppo si erano già trasferiti a Nuova Delhi per la tappa finale e il rientro in Italia. Ma, in seguito ai risultati degli esami, sono stati trasferiti in una struttura sanitaria militare di Chhawla. A quel punto è scattato l’isolamento per l’intera comitiva, ora assistita dall’ambasciata che ha già richiesto l’arrivo di materiale sanitario aggiuntivo e generi alimentari.
La difficoltà sarà ora rintracciare tutti gli indiani che sono stati in contatto con loro. I controlli effettuati negli aeroporti indiani nei confronti dei cittadini italiani e dei viaggiatori provenienti dall’Italia – o che vi abbiano soggiornato nei 14 giorni precedenti l’arrivo in India – consistono in screening della temperatura corporea tramite termo-scanner e nella compilazione di un formulario di auto-certificazione medica. In caso di rilevazione di sintomi compatibili con il Covid-19, i passeggeri così individuati vengono condotti presso strutture ospedaliere pubbliche preposte ad ospitare pazienti in quarantena.
Tuttavia, proprio in India – e in altre zone a scarse condizioni igieniche – i pericoli di contagio mettono in allarme. Se infatti la prevenzione risulta fondamentale, non si può sottovalutare la considerazione delle condizioni igienico-sanitarie delle varie zone in cui potrebbe diffondersi il virus. Come riportato in uno studio pubblicato in occasione del “World Toilet Day” e reperibile sul sito dell’ Osservatorio dei diritti, il 60,4% degli indiani non ha servizi igienici in casa. Se negli ultimi 20 anni la situazione è migliorata per quanto riguarda le condizioni igieniche della popolazione, gli obiettivi da raggiungere per avere condizioni igieniche accettabili sono ancora lontani. La cosiddetta “defecazione all’aperto” è fonte d’infezioni, soprattutto per i bambini. Si stima che 140 mila bambini indiani al di sotto dei 5 anni muoiano per diarrea ogni anno. L’ impatto sociale, ambientale e sanitario di questa pratica è devastante, causa più decessi di bambini sotto i 5 anni di età, denutrizione e diarrea infantile. A questa condizione, si aggiungono povertà e mancanza di un sistema di fognature adeguato a una popolazione in costante crescita. Pertanto, la diffusione del Virus e il suo mancato controllo sarebbe letale e potrebbe causare conseguenze irreparabili.
Intanto, informa Open, il Ministero dell’Istruzione francese ha annunciato la chiusura di circa 120 scuole, con la possibilità di chiuderne altre. Più di 35mila studenti resteranno a casa, in particolare in Bretagna e a nord di Parigi, dove ci sono focolai del nuovo Coronavirus. Cinque altri casi sono stati identificati invece in Belgio. I pazienti sono tutti rientrati da un viaggio nel Nord Italia. In Indonesia, su un’isola vicino a Singapore, sarà costruito un ospedale per curare i pazienti contagiati, come dichiarato il ministro dei Lavori Pubblici di Giacarta, Basuki Hadimuljono. Secondo quest’ultimo, l’isola è il luogo più adatto a trattare i casi della malattia infettiva, poiché poco popolata
Fonte: Adnkronos, Osservatorio dei diritti, Open, Agi, Askanews
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