Autorizzato lo sbarco di 276 migranti, ma il mondo vuole fermare chi proviene dall’Italia

Concesso il porto di Pozzallo alla nave Ocean Vikings con 276 migranti a bordo, che verranno trasferiti e isolati nell’Hotpost del Comune siciliano. Mentre gli altri Stati membri UE seguono con apprensione l’evolversi della crisi sanitaria in Italia.

Il Viminale lavora ad un provvedimento per i soccorsi in mare, ma le Ong chiedono l'abolizione dei Decreti Sicurezza - Leggilo.org

Preoccupano, in questi giorni di focolai attivi in Lombardia e Veneto, gli sbarchi via mare. Due giorni fa, come racconta Repubblica, la nave Ocean Vikings ha soccorso, in tre diversi interventi tra il 18 e il 19 febbraio, 276 migranti. Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha concesso alla nave di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, l’attracco nel porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa. La Prefettura ragunese, ha disposto lo sbarco dei migranti che, come impongono le nuove direttive varate dal Viminale, sono stati immediatamente accompagnati nell’Hotspot di Pozzallo e sottoposti a quarantena. La nave invece verrà bonificata, mentre l’equipaggio sarà sottoposto ai dovuti controlli sanitari, prima di scendere. Le Autorità hanno comunicato che, al momento, non vi sono sospetti casi di coronavirus, e che sui 276 migranti, vi è un caso di tubercolosi, che verrà curato nel vicino Ospedale di Modica. Spiega Lamorgese: “Le autorità competenti provvederanno agli accertamenti e alla sorveglianza sanitaria ritenuti indispensabili”. Le preoccupazioni della popolazione hanno di fatto costretto il Sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, ad intervenire. Il primo cittadino ha invitato tutti alla calma e non cedere all’allarmismo: “Non c’è alcuna preoccupazione di fondo per questo sbarco perché la situazione sanitaria è sotto controllo e rispetto a prima non è cambiato nulla”. E continua: “Uno sbarco come gli altri ma questa volta c’è una misura in più decisa dal ministero dell’Interno ovvero di tenere in quarantena per due settimane i migranti che verranno trasferiti nell’hot spot di Pozzallo. Normale precauzione, ma per favore non creiamo inutili allarmismi”. Una decisione che ha alimentato aspre critiche da parte dell’opposizione, con il leader della Lega Matteo Salvini che ha accusato il Governo di non tutelare i confini nemmeno dopo l’insorgenza di due focolai, in Lombardia e Veneto. Scrive il Segretario del Carroccio sui social: “È semplicemente folle che gli sbarchi proseguano come se nulla fosse, questo governo è ogni giorno più sconsiderato e inqualificabile. E Conte ha il coraggio di andare a dire in tivù: ‘Sono sorpreso'”.

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I Paesi dell’UE guardano con molta preoccupazione alla situazione italiana. Come racconta Il Corriere della Sera, nella serata di ieri, dalle 21 alle 24, l’Austria ha bloccato i collegamenti ferroviari da e per l’Italia. L’allarme è scattato quando due passeggere austriache, che presentavano i classici sintomi del nuovo coronavirus, sono state fatte scendere e accompagnate nel presidio ospedaliero di Verona, per i test di rito. Le Autorità austriache hanno deciso di bloccare il treno al Brennero, per poi dare il via libera diverse ore dopo. Spiega il Ministro della Salute del Governo di Vienna, Rudolf Anschober: “Prendiamo molto sul serio la situazione in Italia”. Gli Stati al confine con l’Italia si preparano all’eventualità dell’aggravarsi dell’epidemia. In Svizzera si discute se bloccare alla frontiera i circa 67.000 lavoratori provenienti dalla Lombardia che ogni giorno passano il confine. Controlli rigorosi sono stati chieste anche in Francia, da Marin Le Pen, Presidente del Rassemblement National, che ai media transalpini ha rivelato: “Oggi o domani potrebbero essere necessari controlli alle frontiere sarà necessario se l’epidemia è fuori controllo in Italia”. Numerosi i Paesi che valutano misure straordinarie per i cittadini italiani provenienti dalle zone del contagio.

Il protocollo d’intesa tra il Viminale e le ONG

Intanto il Ministro Lamorgese sta lavorando ad un protocollo da proporre agli Stati membri Ue che contenga disposizioni generali per le navi Sar nel Mediterraneo. Un vero e proprio cambio di passo con il suo predecessore Matteo Salvini, che segni una nuova politica in tema di immigrazione e flussi, in attesa delle già annunciate modifiche ai Decreti Sicurezza voluti dal Governo Giallo-Verde. Questa operazione è il secondo passo, dopo la firma dell’accordo di Malta, per coinvolgere nel problema dei flussi migratori anche gli altri Paesi dell’Unione. I provvedimenti dettano le condizioni di intervento delle navi di soccorso private nel Mediterraneo, ma anche delle navi commerciali che hanno l’obbligo di soccorso previsto dal diritto internazionale. Come racconta Open, l’intenzione è anche stabilire i requisiti per poter svolgere tale attività di salvataggio nelle acque del Mediterraneo. Il protocollo è certamente un progetto ambizioso che mira anche a coinvolgere i Paesi in cui tali imbarcazioni sono registrate, che, come ha sentenziato la Cassazione, sono responsabili in primo luogo delle navi. Come riporta Fanpage, in un un comunicato congiunto, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms e Sea Watch, hanno espresso perplessità sull’iniziativa del Ministro dell’Interno. In ogni caso, secondo le Ong, il primo passo da compiere è la modifica dei Decreti Sicurezza di Matteo Salvini, e quindi le conseguenze giuridiche che da essi derivano, come il sequestro dell’imbarcazione o la collaborazione con le autorità libiche: “Il governo italiano ha rinnovato un Memorandum di Intesa che ha come conseguenza diretta l’intercettazione in mare di migliaia di persone in fuga che vengono riportate sistematicamente in un paese in guerra e nelle disumane condizioni dei centri di detenzione, in violazione del diritto internazionale”. Nel comunicato, le ONG, denunciano che non vi è chiarezza normativa sulle modalità di sbarco e che, gli accordi previsti dal Governo con gli altri Stati membri UE sulla redistribuzione, rischiano, di volta in volta di rallentare i soccorsi. Continua la nota: “Vi è la necessità di assicurare un efficace coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso che preveda un meccanismo di sbarco coordinato a livello europeo in grado di garantire la tempestiva indicazione di un vicino porto sicuro”. Già negli scorsi giorni si era parlato di un finanziamento per i progetti di cooperazione internazionale istituti dal Viminale. Per le Ong però non è abbastanza, ma non chiudono la porta ad un accordo: “Apprezziamo i passi avanti in termini di dialogo e coordinamento europeo, ma servono soluzioni reali. Concentrare l’attenzione sulle navi umanitarie, che hanno sempre rispettato le leggi del mare e rappresentano una minima parte degli arrivi, non è che una distrazione dal problema”.

Lamorgese: “Stretta sugli spacciatori recidivi”

Il Capo del Viminale, al margine della riunione per il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza convocato in Prefettura ad Ancona la scorsa settimana, ha parlato di una stretta sugli spacciatori recidivi. Nel mirino del Ministro Lamorgese i commi 5 e 5 bis dell’articolo 73 del testo unico sulle droghe del 1990, che prevede, per gli spacciatori arrestati con dosi di lieve entità, la possibilità della sospensione della pena e l’accesso al lavoro di pubblica utilità invece della pena detentiva. Come riporta Il Fatto Quotidiano, l’obiettivo è prevedere la reclusione almeno per i soggetti recidivi, ovvero condannati con sentenza definitiva, alzando la pena minima, attualmente da sei mesi a quattro anni e della multa da euro 1.032 a euro 10.329. Spiega Lamorgese: “Abbiamo fatto un tavolo di lavoro con il Ministero della Giustizia, dando la possibilità di arrestare immediatamente con la custodia in carcere coloro che si macchiano di questo reato, e predisposto una norma per superare l’attuale disposizione che non prevede l’arresto immediato per i casi di spaccio di droga”. E chiosa: “Incide anche sulla demotivazione del personale di polizia che tanto si impegna su questo versante e vede la propria attività essere posta nel nulla”. La situazione è ben nota da tempo, come spiega Girolamo Lacquaniti, portavoce dell’Associazione Nazionale Funzionari Polizia: “Approfittando dell’attuale normativa, gli spacciatori sono in possesso di quantitativi ridotti proprio per evitare il carcere. Ci auguriamo quindi che quanto dichiarato oggi dal ministro Lamorgese possa trovare piena attuazione in tempi brevi”.

 

 

Fonte: Open, Fanpage, Il Fatto Quotidiano, Repubblica

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