Il 18 febbraio si è spento l’attore Flavio Bucci, divenuto celebre per la sua interpretazione del pittore Ligabue. Trascorse i suoi ultimi anni di vita in una casa famiglia.
Il 18 febbraio si è spento, all’età di 72 anni, uno dei più grandi caratteristi del cinema italiano: Flavio Bucci. Lunga da raccontare la carriera di un artista completo. Attore di cinema e di televisione, doppiatore, produttore. Lavorò a fianco a fianco con personaggi del calibro di Ugo Tognazzi – che stimava immensamente – e Alberto Sordi – con il quale, invece, non andava troppo d’accordo.
Bucci fu il pittore Ligabue nello sceneggiato Rai del 1977. Sceneggiato che lo portò alle vette del successo. E – come ci ricorda Il Giornale – il regista Mario Monnicelli lo volle per il ruolo di Don Bastiano ne Il marchese del Grillo, uno dei film cult della cinematografia italiana. E ancora, nella sua lunga carriera prese parte a Suspiria, uno dei capolavori di Dario Argento. Negli ultimi anni aveva preso parte alla produzione de Il Divo, film di Paolo Sorrentino. Mentre negli anni ’90 lo avevamo visto nei panni di un ginecologo nella serie televisiva La Dottoressa Giò, a fianco di Barbara D’Urso.
Ma negli ultimi la sua vita aveva preso tutt’altra piega. Ben lontani i giorni dei fasti, i guadagni da capogiro, le donne e le feste. Flavio Bucci era finito a vivere in una casa famiglia. Parlando di sé, del suo passato e della sua vita, l’attore rivendicava con orgoglio di aver vissuto come voleva seppur avendo commesso degli errori. “Non rimpiango nulla” – questo fu l’incipit di un’ intervista a fine 2018 con il Corriere della Sera. E proseguiva: ” guadagnavo in teatro anche due milioni di lire al giorno e per fortuna ho speso tutto in donne, manco tanto, che me la davano gratis, vodka e cocaina. Scarpe e cravatte che non mettevo mai. Mi sparavo cinque grammi di coca al giorno, solo di polvere avrò bruciato 7 miliardi. L’alcol mi ha distrutto? Mah, ha mai provato a ubriacarsi? E’ bellissimo“ Bucci asseriva che, fosse tornato indietro, avrebbe rifatto tutto perché – a suo dire – la vita è una somma di errori. E lui aveva avuto il privilegio di vivere, amare, ridere e sognare. Molto meglio – secondo Bucci – che “lavorare da mattina a sera per fare arricchire qualcun’ altro!”
Fonte: Corriere della Sera, Il Giornale