Migranti, il Governo vuole abolire i rimpatri e il reato di clandestinità

In Parlamento si discute la proposta di abolire i rimpatri per legge e il reato di clandestinità. Ai migranti verrebbe garantito un permesso di soggiorno permanente.

 

La questione dei rimpatri dei migranti che non ottengono lo status di “rifugiato” è una delle più spinose. Gli sbarchi sulle coste italiane, a partire da settembre 2019, sono tornati a crescere, secondo i dati ufficiali del Viminale. E il nostro paese potrebbe presto tornare a toccare i livelli allarmanti del 2016. Lo scorso settembre l’Italia ha siglato l’accordo di Malta. In base al quale i paesi firmatari si sarebbero impegnati ad accogliere una parte dei migranti sbarcati sulle coste italiane e maltesi. Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese riportò questo fatto come un successo personale e anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si appuntò la spilla sulla giacca invitando l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini a non essere invidioso di chi aveva saputo fare meglio di lui.

Purtroppo i dati hanno smentito le parole e del premier Conte e del Ministro Luciana Lamorgese. Infatti non vi è stata alcuna rotazione automatica dei porti europei e, ad oggi, le maggior parte dei migranti sbarcati in Italia sono sì stati redistribuiti ma unicamente lungo lo stivale. E – riporta Il Manifesto – l’Europa stessa, a ottobre, dopo appena un mese dal vertice di Malta, aveva già dichiarato fallito l’accordo in quanto solo 3 erano i paesi disposti ad accollarsi una quota di migranti. E anche questi 3 non erano vincolati poiché l’accordo stesso li autorizzava a tirarsi indietro qualora gli sbarchi fossero aumentati.

Ma agli Interni presentano dati un po’ diversi. La nuova inquilina del Viminale, infatti, continua a ribadire che ora, appena una nave ong entra in territorio italiano, l’Europa è già organizzata per assistere l’Italia e provvedere ai ricollocamenti. Il dubbio che le cose non stessero proprio così era sorto ai due ex sottosegretari di Matteo Salvini, il senatore Stefano Candiani e l’onorevole Nicola Molteni. I due esponenti del Carroccio a fine 2019, avevano presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro Lamorgese. Essi sostenevano che l’unico dato incontrovertibile era l’aumento degli sbarchi che da settembre 2018 a settembre 2019 erano passati da 947 a 2498. Inoltre si poneva un’altra questione: già durante i precedenti esecutivi, quando al Viminale presiedevano prima Marco Minniti e poi Matteo Salvini, si erano siglati accordi per i ricollocamenti. Dunque i 170 trasferimenti entro fine 2019 di cui il Ministro Luciana Lamorgese parlava a dicembre 2019, parevano essere frutto di accordi ottenuti dai suoi predecessori.

E, in questi ultimi giorni, la situazione si sta via via definendo. E si comprende meglio quale sia la linea che il Viminale intende portare avanti. Infatti – spiega Il Giornale – presso la commissione Affari costituzionali della Camera si sta discutendo di un provvedimento per abolire il reato di clandestinità e garantire ai migranti un permesso di soggiorno permanente. In pratica, secondo questa proposta di legge, l’immigrato, per ottenere il permesso di soggiorno, dovrebbe presentare un’ autocertificazione di “capacità lavorative”. E il permesso di soggiorno verrebbe rinnovato anche nel caso in cui lo straniero non trovasse lavoro. Sarà sufficiente iscriversi alle liste di disoccupazione. Il permesso verrebbe rilasciato anche a tutti quei richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta. In poche parole il reato di clandestinità verrebbe abolito. Ma non è tutto. La proposta prevede l’istituzione di centri per l’impiego specificamente dedicati agli immigrati e gestiti da altri stranieri che prevederebbero una serie di facilitazioni per poter partecipare in modo attivo alle politiche amministrative. Tra i proponenti di questa legge, spiccano i Radicali italiani di Emma Bonino, partito che, nel biennio 2017-2018, ha ricevuto ingenti finanziamenti dalla fondazione di George Soros proprio per promuovere riforme pro-migranti.

Fonte: Il Giornale, Il Manifesto

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