I pm di Agrigento chiedono l’archiviazione per il comandante e il capo missione della nave Ong Mare Jonio che, nel marzo 2019, entrò in Italia violando il divieto della Guardia di Finanza emanato dal Viminale.
Era marzo 2019 quando la nave Ong Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans entrò in acque italiane violando apertamente il divieto della Guardia di Finanza. Divieto che arrivava dal Viminale, presieduto dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini. A capo della missione vi erano Luca Casarini e il comandante della nave Pietro Marrone. Entrambi furono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La nave si trovava in acque maltesi e, pertanto, in base al trattato di Amburgo, sarebbe spettato a Malta far sbarcare i 49 migranti. E l’Italia non era il porto più prossimo. Libia e Tunisia sarebbero state raggiunte in tempi più brevi. Ma ora – riferisce Huffington Post – i pm di Agrigento hanno chiesto l’archiviazione del caso. “La Libia non è un porto sicuro.La Tunisia neppure. E Malta non forniva sufficienti garanzie. Casarini e Marrone hanno fatto il loro dovere, non possono essere accusati”. I magistrati, in sintonia con il pensiero dell’attuale Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ritengono che i centri di detenzione libici siano luoghi in cui avvengono autentiche torture e che, pertanto, debbano venire chiusi. Nonostante tra Italia e Libia ci siano stati accordi ben precisi, sottoscritti nel 2017 dall’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti. I magistrati di Agrigento, alla richiesta di archiviazione del caso, hanno allegato un rapporto delle Nazioni Unite a supporto della tesi secondo la quale la Libia non sarebbe un porto sicuro. Tesi sostenuta anche dal Consiglio europeo nel giugno 2019. Sono stati presentati anche diversi studi condotti da Ong, , dall’Alto commissariato per i diritti umani e dall’Alto commissariato per i rifugiati. Tutti attestanti situazioni di violenze, abusi e violazioni dei diritti umani che i migranti subirebbero se venissero riportati nei centri di permanenza in Libia. Lo stesso Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, al fine di incentivare le partenze dei migranti dalla Libia, qualche mese fa ha indetto dei bandi per finanziare le Ong. Molte di queste Organizzazioni non governative, nel biennio 2017-2018, hanno ricevuto anche ingenti somme dalla fondazione dello statunitense George Soros.
E ora il caso Mare Jonio potrebbe vedere un ribaltamento dei ruoli. Infatti – come ha riportato Il Fatto Quotidiano – ora ad essere indagata dalla procura di Agrigento potrebbe essere la Guardia di finanza che ha intimato lo stop alla nave Ong. La procura, infatti, ora starebbe analizzando gli audio riportanti le comunicazioni intercorse tra i comandanti della Mare Jonio e La Guardia di Finanza nella notte tra il 18 e il 19 marzo 2019. In base alle registrazioni rese note da Adnkronos, La Guardia di Finanza avrebbe ripetuto più volte alla nave Ong: “Non siete autorizzati dall’Autorità Giudiziaria ad entrare in acque italiane. Se entrerete sarete accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Ma, a quanto pare, non era stato emesso alcun divieto dall’Autorità Giudiziaria. Ed è proprio su questo punto che ora stanno facendo leva i pm di Agrigento tra cui il magistrato Luigi Patronaggio, lo stesso che, andando contro il Viminale, fece sbarcare i migranti a bordo della Sea Watch.
Fonte: Huffington Post, Il Fatto Quotidiano, Adnkronos