Dopo la vittoria del Centrosinistra alle regionali della sua Emilia-Romagna il professore parla del suo futuro e quello del Governo Conte. E ribadisce ancora che dietro al movimento delle “Sardine” non c’è la sua mano.
Romano Prodi appare molto più sereno. Nelle settimane che anticipavano le elezioni in Emilia-Romagna lo si era visto spesso durante gli eventi nella sua Bologna, finanche prendere posizione al fianco di Stefano Bonaccini. La vittoria del Centrosinistra ha riportato serenità e oggi si può parlare con calma del futuro del Partito Democratico e del Governo guidato dal Presidente Giuseppe Conte, che per il professore: “Viene fortemente rafforzato da queste elezioni”. Ma anche del suo. Perchè il Governo ha tenuto, o almeno il Centrosinistra, e allora tutto lascia presagire che si voglia andare avanti fino a fine legislatura. O almeno sino al 2022, quando il Parlamento verrà convocato per nominare il successore del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E se è vero, com’è vero, che adesso i rapporti di forza all’interno della Maggioranza stanno per cambiare, il PD sa che potrà gioco-forza imporre i suoi nomi al Movimento 5 Stelle. Ma brucia, e tanto, l’ultima esperienza proprio nel calderone dei toto-nomi, quando Prodi fu tradito dai famosi 101 dem, che affossarono la sua candidatura proprio per il Quirinale. E quindi, la prudenza dell’ex Presidente della Commissione Europea è più che lecita. Come scrive Il Corriere della Sera, Prodi cerca di smarcarsi: “Quanta fantasia. Al Colle no. Tutti sanno che mi piace restare nella pianura padana”. L’ex Premier invita poi il Partito Democratico ad accelerare sulle riforme interne, sfruttando la ventata nuova che hanno portato queste elezioni. Un messaggio rivolto in particolar modo all’amico e Segretario dem Nicola Zingaretti, invitato a puntellare la sua poltrona: “Spero che nessuno pensi che questo successo automaticamente ne produrrà altri. Per questo Zingaretti deve andare avanti con il progetto di riforma del partito con forza e al più presto”. E la ricetta sembra la stessa dello stesso Governatore del Lazio che, commentando la vittoria di Bonaccini, aveva parlato di un successo dovuto essenzialmente all’apertura del dem alla società civile: “Una grande assise aperta che coinvolga esperti e raccolga intelligenze e proposte. La politica deve ricominciare a pensare al futuro.Nel Pd debbono avere potere coloro che sono capaci di raccogliere consenso e non di accumulare tessere”. E la società civile di cui si parla, inevitabilmente, riconduce a quel movimento “Sardine” che tante volte è stato accostato proprio a Romano Prodi, data la vicinanza del professore con il portavoce Mattia Santori. Ma l’ex Premier tiene a precisare che non vi è stata alcuna sua influenza, anzi, come ha spesso raccontato ha evitato di scendere in piazza al loro fianco proprio per non metterli in difficoltà. Lo spiega in un’intervista a Repubblica, dove elogia il loro operato, attribuendogli, come del resto fatto dallo stesso Bonaccini e Zingaretti, parte della vittoria: “ Bonaccini ha goduto del risultato del suo lavoro, dell’appoggio incondizionato del partito e del cambiamento di clima che hanno portato le Sardine. Loro hanno avuto un doppio effetto. Hanno creato un nuovo clima e hanno riempito le piazze, lasciando alla Lega il ruolo di numero due. Ma purtroppo non ci sono io dietro quelle piazze”.
Per il professore il risultato delle urne di domenica si può attribuire anche ad errori commessi dal leader della Lega Matteo Salvini. Spiega Prodi: “Nei due luoghi dove ha portato al massimo l’esasperazione, il Pilastro e Bibbiano, Salvini è stato duramente sconfitto. Non si può, anche di fronte a fatti gravi, criminalizzare una comunità”. Secondo il Professore la citofonata di Salvini sarebbe stato un errore madornale perchè “in Emilia Romagna c’è serietà e non amano le esagerazioni. La gente si è detta: ma se arriva a citofonare nelle case cosa potrà mai fare se gli diamo il potere?” Ma ammette l’ex Premier: “Non mi aspettavo una differenza così netta. Negli ultimi giorni è inevitabile temere di perdere. È prevalsa una caratteristica tutta emiliana, quella di guardare alla concretezza delle cose”. E infine chiosa con un messaggio diretto al Partito Democratico: “La lezione per il futuro che ci viene dal voto è che la politica ha successo quando cerca un contatto forte con la società”.
Fonte: Il Corriere della Sera, Repubblica