La Cassazione ha accolto il ricorso della difesa dell’ex brigatista che partecipò al commando che uccise il giuslavorista a Roma nel maggio del 1999.
Federica Saraceni, appartenente alla Nuove Brigate Rosse e condannata a 21 anni per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona potrebbe ottenere gli arresti domiciliari per il restante della sua pena. Come spiega Il Giornale, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla difesa annullando con rinvio l’ordinanza con cui il Tribunale di Sorveglianza di Roma, lo scorso 3 luglio, aveva dichiarato inammissibile la sua istanza di liberazione condizionale. Ora la richiesta tornerà di nuovo sulle scrivanie dei giudici del Tribunale di Sorveglianza, che dovranno valutare se vi sia la possibilità di far scontare gli ultimi 4 anni di pena a Saraceni nella propria abitazione, ai domiciliari. La Suprema Corte non ha ancora depositato le motivazioni. Il Tribunale di Sorveglianza aveva respinto la richiesta poichè il reato in essere per il quale è stata condannata Saraceni è considerato ostativo, in base alla Legge 4 bis del 2002. In Cassazione però, la difesa di Saraceni ha sollevato l’incompatibilità degli effetti di tale Legge, che non potrebbe essere applicata all’ex terrorista dal momento che il reato è stato commesso prima della sua introduzione, e non avrebbe dunque effetto retroattivo.
La richiesta dei domiciliari è stata avanzata dalla difesa dal momento che Saraceni ha concluso un percorso riabilitativo ed è stato provato il ravvedimento, e può essere presentata quando la pena residua è inferiore ai 5 anni. Dunque, alla base della possibilità del ritorno alla libertà dell’ex brigatista, il lavoro della difesa, svolta dal padre di Saraceni, Luigi, che è stato Presidente della quinta sezione penale del Tribunale di Roma e tra i fondatori della corrente di Magistratura Democratica, nonchè parlamentare dei DS e infine divenuto avvocato per difendere la figlia nel processo per l’omicidio di Massimo D’Antona. Saraceni era già stata ultimamente nell’occhio del ciclone. Nell’ottobre del 2019 si scopri che l’ex terrorista percepisce il reddito di cittadinanza. Una situazione che indignò e non poco l’opinione pubblica. Come racconta Ansa, dopo le opportune verifiche, il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, confermò la legittimità dell’assegno mensile di 623 euro erogati dallo Stato, dal momento che tra i requisiti della norma sono esclusi tutti quelli che hanno ricevuto una condanna penale nei dieci anni precedenti l’approvazione, mentre Saraceni era stata condannata 12 anni prima.
Fonte: Il Giornale, Ansa
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