Il M5s sbanda, ora Roberto Fico vorrebbe portarlo a Sinistra

L’indomani delle dimissioni del capo politico, si cerca di ipotizzare il futuro del Movimento 5 Stelle. Tante le ipotesi in campo, aspettando gli Stati Generali di marzo. Ma Di Maio non ha mollato del tutto la presa.

M5S: Di Maio si dimette, ma i suoi ancora influenti. Ipotesi collegio fino agli Stati Generali di marzo - Leggilo.org

Il giorno dopo le dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico, il M5S cerca di riorganizzarsi. Ma sono tanti i nodi da sciogliere sulla strada che porta agli Stati Generali previsti in marzo. E tanti i personaggi che lavorano per occupare quello che è stato il posto dell’attuale Ministro degli Esteri per due anni e mezzo. Ma prima c’è da risolvere proprio la questione Di Maio. Come spiega Il Corriere della Sera, il politico pomiglianese ha fatto il grande passo, ma la struttura da lui creata all’interno del Movimento in questi anni non è stata intaccata, anzi, si è rafforzata con la nomina degli 86 “facilitatori” regionali, tutti nomi passati sulla sua scrivania prima di essere sottoposti al voto di Rousseau. E, un’ulteriore mano, potrebbe arrivare dalle decisioni dei Probiviri, che in settimana passeranno al setaccio le rendicontazioni del 2019 dei parlamentari grillini. E chi non è in regola rischia grosso. In più c’è da ricordare qualcosa di molto importante, ovvero che secondo il nuovo Statuto dell’associazione “Movimento 5 Stelle”, costituita il 20 dicembre del 2017, figurano solo due soci titolari del simbolo: Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, mentre Beppe Grillo è solo il garante. Alla luce di ciò, si può affermare che il Ministro degli Esteri si sia veramente ritirato dalla corsa? Per ora il Movimento è nelle mani di Vito Crimi, in qualità di persona più anziana tra i membri del Comitato di Garanzia, ma il dopo resta un’incognita. E mentre, molti, in sala storcevano il naso quando Di Maio parlava di: “Traditori dalle retrovie nel Movimento”, ecco che, per arginare il sopravvissuto strapotere dell’ex capo, si spinge per un organo collegiale sino agli Stati Generali di marzo. Sarà un vero e proprio congresso, quello che forse è sempre mancato a questo partito. E se da una parte c’è chi vorrebbe tornare all’antisistema, al Movimento delle origini, come Alessandro Di Battista, dall’altra c’è la componente progressista guidata da Stefano Patuanelli e appoggiata dal Presidente della Camera Roberto Fico, che sembra intenzionato a traghettare definitivamente il M5S nel Centrosinistra, finanche ad alleanze territoriali definite con il Partito Democratico. Ma c’è anche un’altra componente, che si richiama al lavoro svolto sino ad oggi dallo stesso Di Maio, che vorrebbe troncare l’esperienza del Conte Bis, ma non certo riprendere in mano la battaglia antisistema. Ed è sostenuta proprio da chi, in questi anni, ha avuto ruoli importanti nel Governo e nelle amministrazioni cittadine, come il Ministro Alfonso Bonafede e la Sindaca di Torino Chiara Appendino. Come scrive La Stampa, potrebbe essere questa la via, clamorosa dopo le dimissioni di Di Maio, che potrebbe intraprendere il M5S. Il piano, insomma, sembra essere questo: lasciare prima della disfatta dell’Emilia-Romagna e Calabria; riorganizzarsi, avendo le mani libere poichè non più capo politico in vista degli Stati Generali e vincere il congresso legittimando finalmente all’interno del Movimento la sua leadership. Ambizioso forse, ma di difficile realizzazione.

E mentre il Movimento sembra essere solo ed esclusivamente interessato al suo futuro, gli altri partiti della Maggioranza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte appaiono in evidente preoccupazione. D’altronde, come si potrebbe stilare il famoso cronoprogramma già annunciato dal Premier se tra meno di un mese e mezzo potrebbe vincere l’ala più antieuropeista del Movimento che potrebbe rovesciare il tavolo del Governo? Conte e Zingaretti tremano.

 

Fonte: Il Corriere della Sera, La Stampa

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