Le prossime elezioni regionali segneranno un punto di svolta per la Maggioranza di Governo. Esecutivo che si ritrova a fare i conti con un’unione mai consolidata e con sfide troppo ardue da affrontare così divisi.
La prima di tante sfide per il Governo guidato dal Presidente Giuseppe Conte si avvicina. La doppia tornata elettorale in Emilia-Romagna e in Calabria sarà, nonostante le smentite dei diretti interessati, un test sull’operato dell’Esecutivo. Già in Umbria non è andata benissimo, anzi. Ma stavolta c’è molto di più in gioco. Se il Centrodestra dovesse strappare la Regione rossa per eccellenza ai democratici, Matteo Salvini e soci vorranno passare subito all’incasso e chiedere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di constatare se la Maggioranza parlamentare rappresenti realmente la situazione politica di questo Paese. E sarebbero tante le teste che cadranno. In primis quella del Segretario Pd Nicola Zingaretti, che sull’alleanza con il Movimento 5 Stelle si è giocato tutto. E poi il capo politico grillino Luigi Di Maio, che non avrebbe altri opzioni se non dimettersi, dopo l’ennesima sconfitta elettorale. Per non parlare delle altre sfide che attendono il Centrosinistra, si voterà infatti in altre 6 Regioni nel 2020. I dem paventano ottimismo, ma sanno che la posta in gioco è altissima. Come lascia intendere il capogruppo a Montecitorio Graziano Delrio, che dalle colonne de Corriere della Sera, si affretta a ringraziare le “Sardine”, per l’enorme aiuto in soccorso del candidato Stefano Bonaccini. L’ex Ministro non nasconde il suo timore per le recenti scosse all’interno del M5S, dei malumori sempre crescenti e delle indiscrezioni che vorrebbero Luigi Di Maio pronto a dimettersi da capo politico. Spiega Delrio, che non dimentica la stoccata di Italia Viva all’ex amico Matteo Renzi: “Quando il partito di maggioranza relativa in Parlamento è attraversato da così tante tensioni, le ricadute sull’intero assetto ci sono, eccome. Vale per i M5S e anche per altri partiti della maggioranza”. E i dem fanno bene a preoccuparsi, dal momento che, racconta Il Messaggero, una nuova ondata di espulsioni è prevista per la settimana. L’obiettivo è liberarsi di tutti quei parlamentari che non hanno rispettato lo statuto, in particolar modo per ciò che riguarda le rendicontazione online, prima del voto sulla piattaforma Rousseau per le nomine dei “facilitatori”. I timori, che ha espresso Delrio, sono soprattutto per la tenuta della Maggioranza al Senato. Al momento, sulla soglia fissata a 161, l’Esecutivo può contare su 164 parlamentari (99 M5S; 36 PD; 17 Italia Viva e 4 Leu). Anche se i 18 membri del Gruppo Misto e gli 8 del Gruppo Autonomie non hanno fatto mancare il loro sostegno.
Epurare, questa è la parola d’ordine, perchè Di Maio vuole sì lasciare la guida politica, ma non certo nelle mani dei suoi avversari. E dunque, per gli Stati Generali previsti a marzo, la sua successione potrà essere decisa dalla base, ma nessuno dovrà mettere in discussione il Governo, in cui lo stesso politico pomiglianese continuerà a ricoprire il ruolo di Ministro degli Esteri.
Il queste ultime settimane, con l’acuirsi delle crisi internazionali in Libia e in Iran, Conte e Di Maio si sono riavvicinati molto. E anche se a Napoli, dove si vota per le suppletive per un collegio uninominale del Senato, il M5S ha resistito al richiamo delle sirene di Dema e Pd, scegliendo un candidato indipendente, la strategia nelle altre regioni potrebbe essere diversa. Dietro questa regia anche il grillino più vicino a Conte, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che spinge il Movimento nell’area riformista. E così in Liguria, come in Toscana e in Veneto, cresce la voglia di riprovare lo schema nazionale. Questo anche perchè, e in Emilia-Romagna apparirà in tutta la sua evidenza, il M5S sembra tagliato fuori dal ritorno del dualismo Destra-Sinistra. Si comincia dunque a riflettere se sia meglio eleggere uno o due candidati per Regione, o magari puntare alla vittoria e accaparrarsi un assessorato. Come spiega Federica Capurso su La Stampa, Di Maio spera in una vittoria del Pd in Emilia-Romagna, o quantomeno che, in caso di sconfitta, non dipenda dai voti sottratti dal suo partito ai dem. Di Maio sente alle sue spalle l’ombra di Conte, sa che il Premier lavora nell’ombra per il suo futuro. E al politico pomiglianese non resta fare altro: tirare a campare, ben sapendo che il Pd, se il Governo dovesse tenere, si prenderà pian piano tutta la scena.
Fonte: La Stampa, Il Messaggero, Il Corriere della Sera
Il morbo di Alzheimer è una delle malattie più devastanti del nostro tempo, colpisce circa…
Il tumore è una delle patologie più diffuse a livello globale, eppure poche persone…
Una nuova minaccia sta mettendo in allerta i cittadini italiani, e potrebbe provenire direttamente dal…
Un'opzione nascosta su WhatsApp che potrebbe cambiare il modo in cui usi l'app ogni giorno.…
Acquistare una nuova abitazione richiede un impegno economico rilevante. Che si tratti di una prima…
Sempre più aziende permettono ai propri dipendenti di lavorare in smart working, ovvero di svolgere…