Il capo politico del Movimento 5 Stelle è pronto a rassegnare le sue dimissioni. Ma il futuro dei grillini è legato a doppio mandato a quello del Governo giallo-rosso.
Il Ministro degli Esteri e capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio è pronto a farsi da parte e a lasciare i grillini al loro destino. A rivelarlo è Il Fatto Quotidiano, da sempre vicinissimo al politico pomiglianese. Le crisi recenti, iniziate con l’alleanza per formare la Maggioranza del Governo di Giuseppe Conte insieme al Partito Democratico e Italia Viva, non possono essere risanate. E mentre la settimana si è aperta con l’abbandono di altre due deputati, passati al gruppo misto, Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, riporta Repubblica, i vertici del Movimento, o meglio quel che ne resta, cercano di salvare il salvabile. Il primo passo è appunto l’abbandono del ruolo che Di Maio ricopre dal dicembre 2017. Il partito più grande della Maggioranza sta entrando in una crisi dagli esiti non prevedibili e rischia di trascinare con se l’intero Esecutivo. Ma quali saranno le prossime tappe? Il giornale diretto da Marco Travaglio ipotizza che le dimissioni dovrebbero arrivare il 20 o il 21 gennaio, data che coincide con l’elezione dei cosiddetti “facilitatori”, che sarà anche l’ultimo atto di potere di Di Maio dal momento che verranno votati sulla piattaforma Rousseau, ma da una lista di nomi scritta di suo pugno. L’impressione, molto forte a dire il vero, è che Di Maio non abbia alcuna intenzione di finire sotto processo per l’ennesima debacle elettorale. Il M5S infatti è dato intorno al 4-5% in Emilia-Romagna, ma quel che è ancora più grave sarà la totale ininfluenza nella battaglia che vede contrapposti oramai i soli Stefano Bonaccini e Lucia Bergonzoni. Il comizio del Movimento 5 Stelle a Bologna è stato desolante, scrive il Corriere della Sera. Sala spoglia, sedie vuote e 44 i presenti alla presentazione dei candidati grillini.
Discesa in campo che, tra l’altro, Di Maio neanche voleva, fu il voto degli iscritti a decretarla, così come in Calabria. Ma l’esperienza dell’uomo forte al comando ha destabilizzato così tanto l’ambiente grillino che si cerca di correre ai ripari: la posizione verrà stralciata dallo Statuto. Ma per farlo occorrerà l’avallo del fondatore del Movimento, Beppe Grillo. E della sua ombra, Davide Casaleggio. Ma pesa, e non poco, anche la volontà del Premier Conte. Il Presidente del Consiglio in questi mesi si è ritagliato uno spazio importante e ha ottenuto la fiducia di tantissimi parlamentari ex grillini, che si sentono protetti sotto la sua ala. Dall’ex Ministro per l’Istruzione Lorenzo Fioramonti al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, sono tanti i nomi di spicco che guardano a Conte con speranza. Non va dimenticato, certamente, che Conte preme affinchè la defezione del Ministro degli Esteri non colpisca il Governo.
Ma chi sarà il leader del M5S che verrrà? In primo luogo, nell’attesa degli Stati Generali previsti per inizio marzo, occorrerà nominare un reggente temporaneo. Tutto lascia presagire che la scelta ricadrà sul Senatore e Vice-Ministro dell’Interno Vito Crimi, un uomo di fiducia e uno dei primissimi a sposare la causa grillina. E inoltre con poche ambizioni politiche. Il che non guasta. Ma come in tutti i partiti che si rispettino è partita la battaglia tra le correnti interne. Da una parte i “contiani”, dall’anima progressista e dall’altra l’asse più anti-europeista guidato da Alessandro Di Battista. Lo stesso ex deputato che ha giurato vendetta dopo l’espulsione del Senatore Gianluigi Paragone. Sembrano non essere della partita il Presidente della Camera Roberto Fico e la Vice-Presidente del Senato Paola Taverna, ormai troppo lontani dall’elettorato. E, tra i “contiani”, prende sempre più quota l’idea di affidare la guida al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. il Movimento rischia seriamente di esplodere e di portarsi con sè Conte e i suoi.
Fonte: Repubblica, Il Fatto Quotidiano
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