Le mosse del Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte appaiono in ritardo ed estremamente confuse. Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio parla, giustamente, di pace nel Paese, ma questo è un discorso che andava fatto mesi e mesi fa.
Se è vero, com’è vero, che la politica estera di una Paese, tra l’altro facente parte dei grandi 8 del mondo, si misura nella sua capacità di difendere i suoi interessi oltre i confini, la valutazione del lavoro del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio risulta più che insufficiente. Il recente incontro del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il generale Haftar a Palazzo Chigi appare tardivo. Inoltre, vi è da segnalare che a Roma era atteso, nella stessa giornata, il Premier libico Al-Serraj, che però ha annullato il viaggio nella Capitale ed volato direttamente a Bruxelles per incontrare il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, quello dell’Europarlamento, David Sassoli, e l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell. Al-Serraj non ha spiegato i motivi dell’annullamento ma, spiega Repubblica, è facile ipotizzare che il Premier di Tripoli non abbia capito il senso, e non sembra essere l’unico, della presenza di entrambi a Roma. Come riporta lo stesso quotidiano romano, il tentativo del doppio vertice di Conte ha irritato e non poco la comunità internazionale, con Lev Dengov, capo del gruppo di contatto russo per la Libia, che ha dichiarato: “La parte italiana non è riuscita a organizzare in modo corretto l’incontro”. E mentre a Roma c’era Haftar ed a Bruxelles Al-Serraj, il Ministro Di Maio è volato in Turchia per incontrare il suo omologo Cavousoglu. Turchia che recentemente ha votato la risoluzione per l’invio delle truppe in Libia al fianco di Al-Serraj, creando non poca confusione tra gli uomini di Haftar.
Risulta certamente comprensibile il tentativo del Governo, ma che senso ha oggi? Con gli Stati Uniti, Francia, Turchia e Russia – a sostegno di Haftar – che si sono divisi i ruoli di leadership della Libia, e con essi i diritti e e le influenze sul Mar Mediterraneo, come si potrebbe inserire il nostro Paese, adesso? Il rischio, altissimo, è quello di non avere voce in capitolo su una guerra che potrebbe portare migliaia di disperati a cercare la fuga in mare aperto, utilizzando l’Italia come Paese di primo approdo. Le stesse parole di Di Maio, ovvero sull’avere fiducia e spingere per un ruolo dell’Unione Europea nella crisi internazionale, raccontano del timore del capo dei grillini di non sapere, al momento, da che parte stare. Perchè se lasciassimo che fosse l’Ue a decidere quali sono i reali interessi in gioco, con un’Italia così decentrata, rischieremmo di perdere importanti contratti, specie nell’ambito dell’energia. Pochi giorni fa Lucia Annunziata dalle colonne di HuffingtonPost, aveva pesantemente attaccato Di Maio: “Non ha nè la preparazione nè la vocazione per la Farnesina. In un Paese normale, con un Governo efficiente, oggi discuteremmo delle sue dimissioni”. Ed è probabilmente questo il punto cruciale: Luigi Di Maio non sa quali sia gli interessi italiani in gioco, nè quanti essi valgano. Ed è una sciagura.
Fonte: Repubblica, HuffingtonPost