Il Professore ha parlato con il Corriere della Sera delle recenti crisi internazionali e del ruolo marginale che ha avuto il nostro Paese. Poi uno sguardo sulla politica nostrana e sulla sua Emila-Romagna che presto andrà al voto.
Una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, dove il Professore ha parlato del ruolo dell’Europa nelle ultime vicende internazionali, Libia e Iran su tutte, del lavoro del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ed, ovviamente, di Stefano Bonaccini che ha sostenuto così caldamente negli ultimi mesi. L’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi è un fiume in piena. Prima però è stato d’obbligo commentare le ultime indiscrezioni che lo vogliono tra i papabili per la successione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. C’è da ricordare che la prima volta non andò benissimo: come dimenticare i 101 franchi tiratori che affossarono Prodi in Aula nel 2013? Risponde il Professore: “Mi piaceva fare il premier, ma non ho mai puntato alla presidenza della Repubblica. Peraltro, quegli oltre 101 che in Parlamento votarono contro di me, ci sono ancora”. Ma all’uomo che ha guidato la Commissione Europea negli anni dell’introduzione della moneta unica, non si può non chiedere che ruolo in questi anni si sia ritagliata l’UE, specie alla luce delle ultime crisi internazionali: “Bruxelles si è condannata all’irrilevanza. Finché procediamo separati. Questa impossibilità di trovare una linea comune produce la paralisi. Un’Europa debole e un’Italia più isolata”. Ma se su questo vi sono pochi dubbi, c’è anche da dire che il nostro Paese sembra essere stato accantonato anche per colpa delle confusionarie politiche estere del Governo giallo-rosso. Un esempio lampante è stata la telefonata del Segretario di Stato Mike Pompeo, come racconta Il Messaggero, agli alleati per spiegare i motivi dietro il raid che hanno portato all’uccisione del generale Quasem Souleimani e i futuri programmi della Casa Bianca in Medio-Oriente. Telefonata arrivata a Londra, Berlino e Parigi, ma non a Roma. Il Professore prova a dare qualche spiegazione: “Certo, se penso al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che incontra Di Maio mi immagino le difficoltà di quell’incontro. Le competenze contano. C’è qualcosa che sta cambiando nel sentire delle persone: fino a poco tempo fa si inseguiva solo la novità, ora si ricomincia a valutare l’esperienza. In qualsiasi sistema il curriculum è importantissimo. E servono relazioni, rapporti di fiducia e di amicizia coltivati nel tempo”.
Ma cosa pensa Prodi del Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, formato da una Maggioranza che non riesce a trovare un’unità sui grandi temi, e problemi, che affliggono il Paese, dall’ex Ilva ad Alitalia e Autostrade fino alla prescrizione? “Razionalmente posso dire che il Governo tiene, nelle votazioni parlamentari continua a vincere in modo netto. Però nelle cose umane c’è sempre l’imprevisto. Ci sono obiettivi vitali che dovrebbero essere più forti delle ragioni di frattura”. Prodi, che per il Presidente uscente e candidato del centrosinistra Stefano Bonaccini si è speso molto nelle ultime settimane, commenta poi le dichiarazioni di Matteo Salvini, che vorrebbe, a suo dire, liberare la Regione (dove la sinistra governa dal dopoguerra). Ma c’è una visione più larga di quelle elezioni che stanno inevitabilmente diventando un test importantissimo per la tenuta dell’Esecutivo e per aver visto la nascita di quel nuovo movimento, “Le Sardine”, che nel bene e nel male stanno influenzando la politica italiana. Conclude Prodi: “Penso che Bonaccini vincerà e, in ogni caso, le ricadute del voto dipenderanno piuttosto dai possibili nuovi equilibri dentro le forze di maggioranza e di opposizione. Salvini vuole liberare l’Emilia-Romagna da cosa? L’Emilia-Romagna è una terra libera. E per di più qui ci sono redditi più elevati e maggior tasso di occupazione. Le “Sardine” mi piacciono ma non hanno influenzato Bonaccini bensì Salvini. Magari io fossi in grado di organizzare quelle piazze e di convincere tutta quella gente ad andare a votare. Il 19 gennaio non sarò con loro in piazza, perché non voglio danneggiarle. E penso che stiano convincendo la gente ad andare a votare”.
Fonte: Corriere della Sera, Il Messaggero