La decisione era nell’aria da tempo, ma ha visto la sua ufficializzazione nella serata di ieri. Il Senatore Paragone però non ha alcuna voglia di andarsene in punta di piedi e promette una grande battaglia legale.
Il Senatore Gianluigi Paragone è stato espulso dal Movimento 5 Stelle su decisione del Collegio dei Probiviri. Una scelta che non ha sorpreso, ed era stata anche in qualche modo annunciata ufficiosamente dall’ex direttore di Radio Padania. Si perchè la guerra interna tra Paragone e gli alti dirigenti del Movimento, in primo luogo il capo politico Luigi Di Maio dura da quasi un anno e ha visto il suo apice il giorno del voto sulla fiducia al Governo giallo-rosso del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dove il Senatore si è astenuto. La famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata poche settimane fa, quando Paragone ha votato contro la Legge di Bilancio. Ed è questa, infatti, la motivazione portata dai Probiviri, ovvero Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone. Ma questa volta sarà diverso perchè il Senatore ha promesso battaglia, poichè, a suo dire, lui ha rispettato fino in fondo lo Statuto del Movimento, in cui dichiara di credere ancora, mentre a tradire sono stati Di Maio e soci, scegliendo l’alleanza con il Partito Democratico. Intanto a Palazzo Madama la situazione si complica. Come ricorda Repubblica, dalle elezioni politiche di marzo di ci sono state numerose defezioni nel Movimento. In principio, gli stessi Probiviri, espulsero Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, mentre nel mese di giugno del 2018 stessa sorte toccò a Paola Nugnes, eravamo nel pieno del Governo giallo-verde. A settembre, invece, la Senatrice Gelsomina Vono ha aderito al gruppo Italia Viva di Matteo Renzi mentre a novembre del 2019 la senatrice Elena Fattori è passata al gruppo Misto. Fino alla clamorosa fuoriuscita di tre Senatori passati alla Lega, ovvero i parlamentari Grassi, Lucidi e Urraro. Un campanello d’allarme per chiunque, tranne che per Di Maio, che ha stretto ancora di più la sua morsa sul Movimento. Ma ora, la condizione del leader, o di quello che ne rimane, dei grillini preoccupa e non poco gli alleati di Governo. Al Nazareno riflettono e valutano: quando ci si siede al tavolo con il Ministro degli Esteri, si sta veramente trattando con il capo dei 5 Stelle?
La battaglia è appena iniziata. Il Senatore Paragone ha promesso che non se ne andrà senza mettere i dirigenti grillini davanti alle loro responsabilità. Aveva quasi “invocato” la sua espulsione, ritenendolo l’unico modo per aprire una seria discussione all’interno del Movimento. In un’intervista al Quotidiano Nazionale, il Senatore aveva già annunciato le sue mosse in attesa della decisione sul suo destino. Raccontava Paragone: “Mi appellerò, se la prenderanno comoda e io dovrò andare dal Ministro della Giustizia Bonafede che non è in grado di garantire tempi certi di giustizia neanche all’interno del Movimento. Se non dovesse bastare resterà la giustizia ordinaria. Perché quelli che hanno disatteso la regola della rendicontazione non verranno espulsi, vorrà dire che è solo una truffa. Il Movimento si è accucciato, nella sua parte di governo, all’area progressista, mentre un’ altra parte non sa di preciso dove andare e c’ è ancora una terza parte che, come me, è rimasta alle radici, un nucleo che stava meglio con la Lega perché insieme rappresentavano meglio le forze antisistema“. Intanto ieri, con un breve post su Facebook, il Senatore ha così commentato l’annuncio dei Probiviri: “Sono stato espulso dal nulla. Quando perdi 2 elettori su 3 ti espelle il nulla. Sono uno dei tanti elettori espulsi dal Movimento di Palazzo”.
Intanto, come se non bastassero le grane per Luigi Di Maio, è arrivato anche il commento di Alessandro Di Battista sul caso. Come riporta Fanpage, l’ex deputato si schierato apertamente con il Senatore. Racconta Di Battista: “Gianluigi è infinitamente più grillino di molti che si professano tale. Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui. Vi esorto a leggere ciò che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%. Buon anno a tutti amici miei”. Dal canto suo Paragone ha subito preso la palla al balzo e risposto a Di Battista, con la consapevolezza di avere al suo fianco un alleato prezioso, che ancora conta molto per la base e che mira apertamente a quel ruolo di capo ricoperto da Di Maio. Scrive Paragone: “Ringrazio Alessandro Di Battista per le belle parole che usato per me, in mia difesa. Ale rappresenta quell’idea di azione e di intransigenza che mi hanno portato a conoscere il Movimento: stop allo strapotere finanziario, stop con l’Europa di Bruxelles, stop con il sistema delle porte girevoli, lotta a difesa dei veri deboli, stop alle liberalizzazioni che accomunano Lega e PD”. Insomma per Di Maio e soci l’anno non inizia alla grande. Forse è arrivato finalmente il momento della resa dei conti nel Movimento.
Fonte: Repubblica, Quotidiano, Fanpage
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