Si fa rafforza di giorno in giorno l’idea che il Ministro dell’Istruzione del Governo di Giuseppe Conte si sia voluto liberare dalla morsa del M5S, a cui deve quasi 70mila euro.
Le dimissioni del Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti scuotono il Governo e aprono una profonda crisi all’interno del Movimento 5 Stelle. Fioramonti, dalla formazione dell’Esecutivo, era in aperto conflitto con il capo politico Luigi Di Maio, che adesso teme un’altra fuga, come quella dei Senatori Urraro, Grassi e Lucidi, passati alla Lega. Numeri che rischiano di essere sempre più risicati per la Maggioranza del Premier Giuseppe Conte. Già perchè Fioramonti, racconta Il Fatto Quotidiano, non vuole certo farsi da parte ed è pronto a creare un proprio gruppo parlamentare. La fedeltà a Conte non è in discussione, nonostante l’accusa pesante rivolta al Governo di aver dimenticato volutamente di investire nell’istruzione. Altri due deputati, Nunzio Agiola e Gianluca Rospi, avrebbero già detto “sì” all’accademico romano, che adesso mira a convincere i tanti delusi dalla linea di Di Maio a seguirlo. Il Movimento, è più o meno questa l’idea, non cambierà mai. Meglio iniziare a camminare con le proprie gambe per poi un giorno costruire un nuovo soggetto politico che possa archiviare il duo Casaleggio -Grillo. Ma se è vero che Fioramonti aveva promesso, ad inizio mandato, che si sarebbe dimesso se non si fossero trovati 3 miliardi per il suo Dicastero, investimenti non pervenuti nella Legge di Bilancio, sembra che il motivo del suo addio sia da ricercarsi in altri ambiti. Come scrive Tgcom24, i vertici del Movimento avrebbero accusato Fioramonti di usare le dimissioni dal Governo come escamotage per uscire dal Movimento, ma senza passare dalla cassa. Anche se una posizione ufficiale di Di Maio e soci non è ancora pervenuta, è già partito il tam-tam mediatico alimentato dalla crescente insoddisfazione all’interno dei gruppi parlamentari grillini.
Fioramonti si sente pronto per un ruolo da protagonista, magari con un partito dall’anima ambientalista, progetti ed idee non realizzabili sotto la morsa stringente di Di Maio. Specie se si ha un debito nei confronti del Movimento di quasi 70mila euro. L’ormai ex Ministro, infatti, è tra i parlamentari che non hanno versato una loro parte di stipendio pubblico. Le rendicontazioni pubblicate online sul sito “Tirendiconto.it”, non lasciano spazi a dubbi. Tra versamenti al Movimento, circa 2mila euro al mese, e alla Casaleggio Associati, 300euro al mese per l’utilizzo della piattaforma Rousseau, l’ammanco è decisamente rilevante, il che rafforza il pensiero della fuga dalla porta principale di Fioramonti. Sono molti i parlamentari grillini che non hanno versato nulla o solo una parte dei propri compensi, e la situazione allarma e non poco i vertici del Movimento. Le minacce delle sanzioni, finanche le richieste di pignoramento, sembrano preannunciare clamorose azioni legali. Ora, mentre le dimissioni hanno tenuto con il fiato sospeso Conte e gli alleati di Governo, Di Maio cerca di correre ai ripari: far pagare il dovuto a Fioramonti, per non dare l’impressione di aver perso qualsiasi controllo sul proprio partito.
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