Padre Joseph Fidelis, che svolge la sua attività in una regione settentrionale della Nigeria, lamenta le persecuzioni dei cristiani da parte degli estremisti islamici. E accusa l’Europa e l’America di non intervenire per paura di venire etichettate come islamofobe.
Le discriminazioni sono sbagliate. Sempre e comunque. E se in Europa siamo abituati a sentir parlare dei Musulmani come la minoranza perseguitata, ci sono paesi in cui avviene l’esatto contrario e gruppi di estremisti di religione islamica sono i carnefici. E’ questa la situazione in cui versa la regione settentrionale della Nigeria dove la minoranza dei Cristiani viene perseguitata dagli Jihadisti. A denunciare il fatto – riferisce Il Giornale – è padre Joseph Fidelis. Il sacerdote racconta una situazione di disumanità costante con cui i Cristiani devono fare i conti quotidianamente. Non solo discriminazioni a scuola ed emarginazione in società. Ma anche aggressioni fisiche all’ordine del giorno da parte di un gruppo di estremisti nato nel 2000 e affiliatosi all’Isis dal 2015. Padre Fidelis ha dichiarato: “Ogni religione può cadere nell’estremismo. Ma è innegabile che oggi questo fenomeno riguardi primariamente l’Islam. Con questo non voglio dire che non esistano musulmani moderati, ci mancherebbe”. Ma il sacerdote non condanna solo il terrorismo e i persecutori Jihadisti. Dal suo punto di vista la responsabilità è anche dell’Occidente che non interviene. Un Occidente che preferisce mettere la testa sotto la sabbia e nascondersi sotto la maschera del “politically correct” per paura di venir tacciato di islamofobia. “Tutti sanno qual è la situazione dei Cristiani qui in Nigeria. Ma non intervengono perché hanno paura di venir bollati come razzisti e islamofobi. Il politicamente corretto sta distruggendo la giustizia e la morale”.
E dall’altro capo del mondo, invece, Papa Francesco, pochi giorni prima del Natale, ha invitato i Cristiani ad accogliere i migranti e ha condannato i centri libici che, a suo dire, dovrebbero essere chiusi. Mentre non dovrebbero mai venir chiusi i porti italiani. Il Pontefice – come ha riportato AGI – ha collocato una croce nell’ accesso al palazzo apostolico del Cortile del Belvedere su cui ha appeso un giubbotto che apparteneva ad un migrante morto in mare durante la traversata per raggiungere le nostre coste. Il giubbotto è stato rinominato “giubbotto salvagente” ed è il secondo che il Papa riceve. Il primo gli era stato donato dai soccorritori di una bimba morta in mare sempre nel corso di una traversata a bordo di una barca.
Fonte: Il Giornale, AGI.