Proprio l’altoforno in questione era stato indicato dall’ArcelorMittal tra i motivi della volontà dell’abbandono del sito di Taranto.
Il giudice Maccagnano del Tribunale di Taranto ha firmato l’ordine di esecuzione di spegnimento per l’altoforno 2 del polo siderurgico ArcelorMittal. Scadono oggi i tre mesi concessi dal Tribunale del Riesame per ottemperare alle prescrizioni di automazione del campo di colata. I commissari dell’amministrazione straordinaria avevano presentato un ricorso dove richiedevano una proroga della facoltà d’uso che però era stata rigettata, aprendo quindi le porte alla decisione del tribunale tarantino. Come racconta Il Sole 24 Ore le operazioni di spegnimento sono già cominciate. Delle operazioni si occuperà il custode giudiziario Barbara Valenzano. Per arrivare infatti allo spegnimento definitivo occorre circa un mese e diversi delicati interventi all’impianto. Intanto arrivano le prime dichiarazioni dei sindacati. Rocco Palombella, come riporta RainNews, Segretario generale di Uilm, attacca il Governo di Giuseppe Conte: “Ci aspettavamo un’altra decisione del Giudice di Taranto dopo l’ok che era arrivato dalla Procura. Ma, al di là dell’atto giudiziario, la questione dirimente e gravissima è stata la strumentalizzazione di Arcelor Mittal, che ha richiesto la cassa integrazione per un numero sproporzionato di lavoratori per la fermata dell’altoforno 2.”
Per fermare e spegnere un altoforno, c’è un crono-programma specifico da seguire, fatto di azioni e procedure operative una concatenata all’altra. Per arrivare allo stop, occorre più di un mese da quando i tecnici mettono mano sull’impianto. Non in questo caso, però, poiché si riparte dal punto in cui il lavoro è stato interrotto.
La situazione è gravissima, come specifica lo stesso Palombella: “Oggi siamo in un limbo in una situazione di pesante incertezza perché non conosciamo quali sono le scelte del Governo e il destino di 20 mila lavoratori. […] Ormai la multinazionale non è più un soggetto affidabile e con il quale continuare, ha deciso di andarsene e ha messo a repentaglio la continuità produttiva. Sono tornati indietro solo dopo le inchieste giudiziarie delle Procure di Milano e Taranto. Non firmeremo nessun accordo che preveda ‘cigs’ per migliaia di lavoratori, perché rappresenterebbe l’anticamera del licenziamento”.
Si calcola che rimangano altri 20 giorni circa ma bisogna anche valutare due aspetti: le vacanze di Natale e fine anno ,giorni in cui non si dovrebbe lavorare.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Rainews
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