Maggioranza unita sulle modifiche al Mes, ma il passaggio parlamentare del prossimo gennaio potrebbe rivelarsi più duro del previsto. Lega all’attacco: “Avevate già un mandato parlamentare”.
Accordo raggiunto in notte sul Fondo Salva-Stati nella Maggioranza del Governo di Giuseppe Conte. Il Presidente del Consiglio, come rivela Repubblica, ha accettato le richieste, che il Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri porterà in Europa, di modifiche del Mes avanzate dal Movimento 5 Stelle, che richiedeva un pacchetto interventi da integrare con il bilancio europeo e l’unificazione della rete bancaria. In ogni caso, affermano i grillini, tutto il provvedimento sarà votato seguendo le indicazioni del Parlamento, che sarà chiamato ad esprimersi sulla questione il prossimo gennaio. Conte ha riferito alla Camera in vista del prossimo decisivo Consiglio Ue che si terrà nella giornata del 12 e del 13 dicembre. Spiega il Premier: “Proteggersi non significa ‘rinchiudersi’, in quanto riteniamo che il multilateralismo sia lo strumento migliore per tutelare gli interessi degli Stati membri, a partire dal nostro. L’Italia si opporrà a tagli spropositati che colpirebbero settori strategici quali lo Spazio, il Digitale, la Difesa, la Sicurezza: si tratta di una sottrazione di risorse alle nuove priorità dell’Unione europea che devono invece necessariamente rimanere ambiziose. Il nostro Paese non ha nulla da temere dalla riforma del Mes perchè il suo debito è pienamente sostenibile, come dimostrano le valutazioni delle principali istituzioni internazionali, inclusa la Commissione, e come confermano i Mercati”.
Il Capo dell’Esecutivo cerca di smorzare le roventi polemiche di questi giorni: “La revisione del Mes non apporta modifiche sostanziali al trattato già esistente e non introduce automatismo nella ristrutturazione del debito di uno Stato. La posizione del Governo in sede europea sarà sempre coerente con gli indirizzi definiti dalle Camere e l’Esecutivo continuerà a operare secondo una logica di pacchetto”. Poi una frecciata diretta ai banchi occupati dalla Lega: “Bisogna quindi stare attenti a insinuare dubbi e paure nei cittadini italiani, tanto più che alcune delle posizioni che si sono delineate nel corso del dibattito pubblico hanno disvelato il malcelato auspicio di portare il nostro Paese fuori dall’euro-zona o, addirittura, dall’Unione europea”. Soddisfatto dell’accordo raggiunto il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che cerca di chiarire la posizione del M5S nei giorni scorsi contro il Mes: “Non possiamo mettere i soldi degli italiani in banca senza aver letto tutte le carte, quindi logica di pacchetto: finchè non avremo il quadro chiaro della situazione non si firma e non si approva niente”.
Al termine del suo intervento il Premier ha dovuto incassare le accuse della Lega. Claudio Borghi ha ricordato a Conte, allora Presidente del Governo giallo-verde, che aveva già ricevuto a giugno un mandato parlamentare, che però ha ignorato. Per il deputato leghista, il Capo del Governo disattese le indicazioni dei partiti di maggioranza. Decisione da cui discende la posizione italiana nei confronti del Mes. Spiega Borghi: “Il mandato che aveva era solo uno ed era che quel trattato l’Italia non l’avrebbe mai firmato. Ci dica cosa non capiva, quando Molinari le disse che l’evoluzione del Mes ‘è una follia e non lo possiamo accettare’ e quando D’Uva disse che ‘non si deve procedere oltre’. Presidente, cosa non capiva? Cosa non capiva? Quando il blog del m5s scriveva: ‘No alla riforma del Mes’, cosa non capiva?”. Gualtieri e Centeno ci dicono che il testo è stato approvato da lei. Cosa dobbiamo pensare quando l’abbiamo visto adagiato sui divanetti con la Merkel, Macron e Rocco Casalino davanti a un bel giro di birre? Se li ricordava questi impegni che il Parlamento le aveva consegnato? Se al posto di Cavour e De Gasperi mandiamo a trattare con l’Europa Conte e Casalino cosa ci dobbiamo aspettare? Cosa dobbiamo pensare se ascoltiamo che il trattato è chiuso? Che lei è un traditore”.
Ma Conte deve fare i conti anche con un parte del M5S che, evidentemente, il capo politico del Movimento Luigi Di Maio non riesce a tenere a bada. Per nulla scontato il passaggio in Aula, nonostante l’accordo raggiunto in maggioranza. Come riporta Il Mattino, è iniziata infatti la conta tra le file grilline. Ben 7 i parlamentari, tra senatori e deputati, pronti a muovere contro le indicazioni del Governo. Mario Giarrusso, Danilo Toninelli, Elio Lannutti, Gianluigi Paragone, Ugo Grassi e Stefano Lucidi a Palazzo Madama, e Alvise Maniero alla Camera. Il senatore Lucidi spiega: “Non siamo stati interpellati per la stesura del testo della risoluzione. E quando lo abbiamo chiesto, ci siamo sentiti rispondere dal nostro capogruppo che siamo in troppi e si sarebbe fatta confusione. Una follia”. E se un provvedimento come il Mes risulta approvato per il rotto della cuffia, è in ogni caso una sconfitta per il Governo Conte, dal momento che dimostra la profonda divisione di vedute dei partiti di Maggioranza sull’Europa e sull’euro.
Fonte: Repubblica, Il Mattino
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