Iniziano ad emergere i primi dettagli dell’inchiesta della Prucura di Firenze sulla Fondazione Open, vicina dal 2013 al 2018, al “Giglio Magico” di Matteo Renzi.
La Procura di Firenze, nell’ambito dell’indagine sulla Fondazione Open, sta ricostruendo lo schema che dall’avvocato Alberto Bianchi, gestore della Fondazione e tra gli organizzatori della “Leopolda” dal 2013 al 2018, portava al cosiddetto “Giglio Magico”, ossia il gruppo di fedelissimi che faceva capo a Matteo Renzi. Come rivela Repubblica, Bianchi, che aveva in Marco Carrai e Luca Liotti i suoi interlocutori principali, si adoperava anche per far incontrare diversi imprenditori con lo stesso Matteo Renzi. Il tutto seguendo un filone preciso, che andava dal finanziamento alla Fondazione Open alla parcella dell’avvocato stesso. A questi andavano poi aggiunti 100mila euro. Tale era la cifra da sborsare per partecipare alle cene o agli eventi riservati al Giglio Magico. Va ricordato che in quegli anni Matteo Renzi era Presidente del Consiglio e i suoi fedelissimi, da Lotti alla Boschi, sedevano nelle poltrone più influenti delle istituzioni. Gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria sono partiti da una email, trovata nel computer di Bianchi, datata datata 23 novembre 2013, avente oggetto: “Fondazione Big Bang”.
Firmata da Alberto Bianchi e Marco Carrai è inviata ai potenziali finanziatori della nuova fondazione: Big Bang sarà infatti l’embrione della Open. Davide Serra, Vito Pertosa, Beniamino, Luigi Scordamaglia, sono tutti nella lista dei destinatari, e tutti aderiranno alla Open. Come scrivono i pm fiorentini Luca Turco e Antonino Nastasi, Bianchi e Carrai hanno sempre chiarito l’obiettivo di Open: “La fondazione ha necessità di reperire risorse e offre la possibilità di periodiche interlocuzioni con Renzi Matteo. Si chiede supporto di 100 mila euro all’anno per cinque anni, sostegno di idee, suggerimenti, proposte per Matteo e per la Fondazione, interlocuzioni con Matteo sia dirette, sia tramite Alberto e Marco”. Questa email venne scritta in seguito ad una cena di supporto per Renzi, allora Sindaco di Firenze, ma che dopo due settimane sarebbe diventato Segretario del Partito Democratico. Potrebbe sembrare una classica raccolta fondi, ma come spiega Il Sole 24 Ore, il ruolo giocato da Bianchi nelle vicende successive, insospettiranno i pm che cercheranno in seguito di fare luce tra la Fondazione e l’ascesa di Matteo Renzi.
Nel 2016 l’avvocato Bianchi venne ingaggiato dal Toto Costruzioni Generali per la risoluzione di un contenzioso riguardante il Variante di Valico, un tratto dell’A1 che si trova nella città metropolitana di Bologna, rivelatosi più costoso del previsto. Bianchi si mette immediatamente in contatto con Patrizio Donnini, imprenditore del settore comunicazione e vicinissimo al cosiddetto Giglio Magico e tra gli organizzatori dell’evento annuale dei renziani “La Leopolda”. Donnini ha importanti rapporti con il Gruppo Toto, certificati dai numerosi affari conclusi insieme che hanno fruttato all’imprenditore quasi 4,3 milioni di euro. L’avvocato Bianchi intanto contatta anche Marco Carrai, uomo di fiducia di Matteo Renzi, il quale a sua volta informa della vicenda Giovanni Castellucci, allora amministratore delegato dell’Atlantia Spa. Le lunghe leve di Bianchi arrivano fino a Luca Liotti, allora braccio destro di Renzi e Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica.
Raggiunto l’accordo tra il gruppo Toto e Autostrade per l’Italia, del gruppo Atlantia Spa, accade qualcosa che spingerà poi la Procura di Firenze ad indagare a fondo, come si legge nei mandati di perquisizione eseguiti alcuni giorni fa dalla Guardia di Finanza nelle sedi dei finanziatori di Open: “I soci del suo studio legale- del gruppo Toto – si sono accordati, in via eccezionale, affinché un terzo del compenso (750 mila euro) fosse corrisposto non alla associazione professionale, bensì all’avvocato Bianchi in proprio”. Bianchi comunica a Lotti di: “Aver avuto 750mila sulla base dell’accordo con Toto e che riceverà altri 80mila per l’accordo con la British American Tobacco”. Quindi lo informa di aver determinato con l’aiuto di un commercialista una cifra netta: 400 mila euro. Per la Procura tali procedure non sono riconducibili alle raccolte fondi previste dalle norme per i finanziamenti ai partiti, bensì dei pagamenti illeciti per favorire un gruppo imprenditoriale. Per i pm: “Sono evidenti le intromissioni dell’avvocato Bianchi nei percorsi normativi di tre importanti dossier sui tavoli del governo, tutti di grande interesse per il Gruppo Toto”.
Secondo la Procura di Firenze, il contenzioso risolto dall’avvocato Bianchi tra il Gruppo Toto e Autostrade Spa, è solo il primo di una lunga serie interventi del Giglio Magico negli affari del gruppo. Toto venne incaricato della messa in sicurezza antisismica dell’A24 e dell’A25 dopo i terremoti de L’Aquila del 2009 e di Amatrice del 2016, un’operazione da 215 milioni di euro. Di questi 112 vengono trovati dal gruppo con la sospensione del pagamento del canone di concessione dovuto ad Anas, grazie ad un emendamento contenuta nella Manovra economica varata dal Governo Gentiloni nel maggio 2017. Il secondo intervento di Bianchi in favore del gruppo Toto fu inserito nel Decreto Sud, sempre sotto il Governo Gentiloni, contenente un contributo statale di 50 milioni di euro per 4 anni, dal 2021 al 2025. Il terzo dossier di cui parlano i pm riguarderebbero non meglio precisati: “Corrispettivi derivanti dai rapporti con i concessionari autostradali”, collegabili in ogni caso sia al gruppo Toto che Autostrade Spa. In definitiva, scrive la Procura di Firenze, lo schema Bianchi denota una posizione di privilegio dell’avvocato, e di intermediario, tra i grandi gruppi imprenditoriali e finanziatori di Open, e il Giglio Magico di Matteo Renzi, che ha determinato ben tre Governi dal 2016 al 2018: Letta, lo stesso Renzi e Gentiloni: “Le operazioni di trasferimento di denaro dal Gruppo Toto a Bianchi, e quindi da Bianchi ad Open risultano in effetti dissimulare un trasferimento diretto dal Gruppo ad Open, laddove una pluralità di soggetti della fondazione (Bianchi, Carrai e Lotti) si sono interessati all’accordo transattivo Toto-Autostrade e, taluni (Bianchi), anche a modifiche normative inerenti il settore delle infrastrutture autostradali”. Uno schema che secondo la Procura avrebbe determinato diversi favori concessi da Matteo Renzi e i suoi ai finanziatori della Fondazione Open.
Fonte: Repubblica, Il Sole 24 Ore
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