Nella giornata di ieri si sono tenuti le due audizioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul caso Mes. Il Premier ha ribadito che i partiti del precedente Governo condividevano il provvedimento. Opposizioni all’attacco e Movimento 5 Stelle gelido.
Giuseppe Conte, come spiega Il Messaggero, si è recato a Montecitorio alle ore 13, ben conscio di doversi scontrare con un doppio fronte: le opposizioni e una parte del Governo, formata dal Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio, seduto alla sinistra del Presidente del Consiglio, è rimasto impassibile e gelido, facendo trapelare tutte le difficoltà riscontrate nella riunione di maggioranza della notte prima. Il Ministro degli Esteri sa che la sua forza, o il suo potere di ricatto, nell’Esecutivo è dato dai numeri in Parlamento. Nonostante infatti il M5S abbia dato mandato al Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri di trattare nella prossima riunione dell’Eurogruppo in programma domani 4 dicembre, ha ribadito che l’ultima parola spetterà sempre alla Aule, dove i grillini, qualora non dovessero essere accettate le richieste di modifiche del Mes, potrebbero clamorosamente votare con le opposizioni, decretando de facto la fine del Governo giallo-rosso.
Conte: “I partiti del precedente Governo condividevano la scelta sul Mes”
Il Premier a Montecitorio è perentorio: “Tutto quanto avveniva sui tavoli europei, a livello tecnico e politico, era pienamente conosciuto dai membri del primo governo da me guidato, i quali prendevano parte ai vari Consigli dei ministri, contribuendo a definire la corale collettiva posizione dell’esecutivo italiano sul tema”. Il Capo del Governo spiega che ci sono state decisioni condivise e discussioni sul tema in varie riunioni, come testimonia l’agenda della sua segreteria e tutti quei documenti, che Conte espone prima alla Camera poi al Senato, contenenti date e: “Convocazioni di formali, ministri, viceministri, sottosegretari”. In altre parole i partiti che formavano la Maggioranza giallo-verde del Governo Conte I, Lega e Movimento 5 Stelle, erano a conoscenza del Mes e gli iter per la sua approvazione, che culmineranno nella riunione a Bruxelles del prossimo 12 e 13 dicembre, erano condivisi. Lo scontro alla Camera è duro, come era prevedibile. La leader di Fratelli D’Italia Giorgia Meloni attacca il Governo e accusa il Premier Conte: “Lei ha la disonestà intellettuale di non rivolgersi alla persona seduta alla sua sinistra che su questo tema ha detto le cose che abbiamo detto noi”. Di Maio resta impassibile ed è chiaro l’obiettivo delle oppisizioni di destabilizzare un Esecutivo in evidente spaccatura. Renato Brunetta, capogruppo a Montecitorio di Forza Italia, apre alle modifiche: “Trasformiamo questo dibattito per tanti versi ingiusto, lo riconosco, in qualcosa di positivo”. Conte ribadisce la sua linea, utilizzando tra l’altro lo stesso linguaggio della crisi dello scorso 20 agosto che portò alla fine del Governo giallo-verde: “Vi è scarsa cultura delle regole e della più assoluta mancanza di rispetto delle istituzioni. Il Senatore Salvini e la Lega non hanno mosso obiezioni allora sul Mes”. Di Maio rimane in silenzio e incassa poichè le stesse identiche frasi valgono per lui. Alla fine del discorso Gualtieri si congratula con Conte, che però non si gira nemmeno verso il capo politico grillino. Il Premier riceve l’approvazione dei Ministri dem e degli avversari interni di Di Maio, i Ministri Alfonso Bonafede e Federico D’Inca. Nel Governo qualcosa si è inevitabilmente rotto.
Lo scontro al Senato con Matteo Salvini
A Palazzo Madama i toni si alzano. Inevitabile dal momento che il leader della Lega e Senatore Matteo Salvini, aveva dichiarato i conferenza stampa di essere in possesso di documenti che proverebbero la volontà del Premier di scavalcare il Parlamento sul Fondo Salva-Stati. L’ex Ministro dell’Interno accusa Conte e fa appello agli ex alleati grillini: “Da agosto l’unica cosa che non è cambiata, Presidente Conte, è il suo atteggiamento. Mi rivolgo a chi sta guardando la diretta in tv: ‘Sui banchi del governo c’è qualcuno che mente’. Mi appello agli amici dei Cinque Stelle, che spero non siano complici di queste menzogne. Presidente Conte, mancano 60 parlamentari della sua maggioranza in Aula. Ecco la fiducia che hanno in lei!”. Gli esponenti della Lega brandiscono cartelloni con su scritto “Pinocchio” e “Vergognati”.
Di Maio: “M5S compatto”
A fine giornata, mentre l’assenza in Senato sembrava far temere il peggio per l’Esecutivo, Di Maio sembra voler gettare acqua sul fuoco, anticipando in ogni caso che le mosse del M5S dipenderanno dall’andamento del vertice europeo: “Il Premier ha messo a tacere falsità e fake news diffuse dalle opposizioni in questi giorni, il che restituisce dignità al dibattito politico in corso, sul quale abbiamo apprezzato la posizione ribadita circa la logica di pacchetto come richiesto ieri al vertice di maggioranza dal MoVimento 5 Stelle. Il M5S oggi più che mai è compatto di fronte a la necessità di dover rivedere questa riforma che, ad oggi, presenta criticità evidenti“. I girllini, che hanno richiesto il rinvio dell’approvazione del Mes, seguendo la “logica del pacchetto” per accorpare il Fondo Salva-Stati all’unione bancaria dell’Ue, non hanno chiarito quale sia la loro posizione se la mission di Gualtieri dovesse fallire. Tutto rimandato insomma al prossimo 11 dicembre.
Fonte: Linkiesta, Il Messaggero