Luigi Di Maio va al braccio di ferro con il Premier Giuseppe Conte e il Partito Democratico. Mes, regionali, Rai: il Ministro degli Esteri va allo scontro aperto con Nicola Zingaretti.
Il Governo è in bilico sul Mes. Il Minsitro degli Esteri e capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha convocato per domenica pomeriggio una riunione con i parlamentari del M5S per presentare la nuova linea da seguire, ovvero il rinvio dell’approvazione, ma con modifiche, del Fondo Salva-Stati alla primavera prossima. A rivelarlo Il Corriere della Sera, che parla della ritrovata unità, almeno su questo tema, tra Di Maio e gli altri Ministri grillini. I tempi sono molto stretti: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte riferirà in Aula sul documento europeo lunedì 2, mentre la riunione per l’approvazione del trattato è prevista al Consiglio Europeo il prossimo 13 dicembre, che dovrebbe in ogni caso essere successivamente sottoposto alla ratifica del Parlamento. In questo lasso di tempo si dovrà convincere il Premier Conte e gli alleati del Partito Democratico che occorrono delle modifiche al testo, in particolar modo al comma 4 dell’articolo 12, ovvero la parte del documento che si occupa delle Cacs single limb (Clausole di azione collettiva) nei titoli di Stato di nuova emissione. Si tratta di clausole che permettono una più rapida possibile ristrutturazione del debito di un Paese.
Di Maio ha già comunicato al Premier che il Movimento è contrario e che si vuole unire, nel marzo 2020 attraverso varie modifiche, il Mes con la proposta tedesca Shobel-Scholz sull’unione bancaria. Il rappresentante Ue Maurizio Massari è convinto che questa soluzione potrebbe passare. Come ha spiegato il Ministro degli Esteri ai suoi: “Se passasse questa tesi rischieremmo di far fallire il nostro sistema bancario e di vedere attivato il Mes per salvarci da una riforma che avremmo firmato noi stessi. Sarebbe paradossale. Un meccanismo folle e un rischio che non vogliamo correre”.
Conte si prepara a chiarire sul Mes
Come detto, il Premier sarà in Parlamento lunedì prossimo per rispondere alla accuse arrivate dal leader della Lega
Matteo Salvini che nei giorni scorsi ha dichiarato di essere in possesso di documenti che dimostrerebbero come Conte abbia già deciso per l’adesione al Fondo Salva-Stati. Il 4 dicembre ci sarà invece la riunione dei Ministri della Finanze dell’Eurogruppo, a cui parteciperà il Ministro
Roberto Gualtieri, che però potrebbe non avere in quella data la posizione del Governo. Resta in campo, qualora non si dovesse raggiungere un accordo nella maggioranza, l’ultimo tentativo: mettere il veto sul Mes per farlo slittare. Sarebbe una mossa che isolerebbe inevitabilmente il Paese in Ue.
Il Mes è solo l’ennesimo sgambetto di Di Maio al Partito Democratico
La richiesta di sospendere l’approvazione del Mes ha fatto infuriare il Segretario del Partito Democratico,
Nicola Zingaretti. Come racconta
Huffingtonpost, al Nazareno sono ormai convinto che Di Maio stia guardando oltre il Governo Conte. Il capo politico del Movimento 5 Stelle vuole a tutti i costi ostacolare il Pd. I dem si sono fidati delle rassicurazioni di
Beppe Grillo, ma la realtà è che il suo potere all’interno del gruppo grillo è scemato da tempo. Così Di Maio ha contattato la giornalista
Milena Gabanelli per chiederle di candidarsi con il Movimento in Emilia Romagna. Un chiaro tentativo di ostacolare la corsa del Presidente uscente e candidato del Partito Democratico
Stefano Bonaccini, che sperava nell’appoggio dei grillini per battere la candidata del centrodestra
Lucia Bergonzoni. Eppure Di Maio sa bene che una sconfitta in Emilia Romagna potrebbe costare la poltrona di Segretario a Zingaretti. E forse è questo quello che vuole.
Sempre in settimana è saltato anche l’accordo per le regionali in Calabria. Dopo settimane di lunghe trattative, con il Pd disposto a candidare un elemento della società civile e di chiudere l’esperienza del Presidente Oliviero, è saltato tutto. Sempre per volere di Di Maio. Lo stesso politico pomiglianese ha bloccato la nomina a direttore di Rai Tre di Mario Orfeo, lasciando di fatto Viale Mazzini nella mani degli eletti ai tempi del Governo giallo-verde. Il Ministro degli Esteri non vuole farsi scavalcare dal Partito Democratico nelle gerarchie della Maggioranza, ma così facendo rischia grosso: potrebbe arrivare lo strappo decisivo. A quel punto, in primavera, si potrebbe ritornare al voto.
Fonte: HuffingtonPost, Corriere della Sera