Perquisizioni della Guardia di Finanza per Ancelor Mittal

La Procura apre un fascicolo sull’ex Ilva e la Guardia di Finanza perquisisce gli uffici milanesi e tarantini del gruppo franco indiano Ancelor Mittal che, intanto, ha deciso di sospendere lo spegnimento dei forni e continuare con la produzione. Il Governo giallorosso sembra aver cambiato idea: ammorbidisce le sue posizioni e si mostra disposto a mediare.

Acelor Mittal, perquisizioni - Leggilo-Org

Qualche giorno fa la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo sull’ex Ilva. L’ipotesi di reato sarebbe quella di distruzione volontaria di mezzi di produzione e omessa dichiarazione dei redditi. E nelle ultime ore anche la società franco- indiana Ancelor Mittal è stotto i riflettori della Guardia di Finanza che – riferisce l’Ansa – ha fatto un blitz negli uffici di Milano e nello stabilimento tarantino. l’azienda sta collaborando con i militari fornendo tutte le informazioni richieste. Inoltre Ancelor Mittal ha comunicato la decisione di sospendere lo spegnimento degli altiforni, come da richiesta del Tribunale di Milano. Infatti in data 18 novembre, i giudici avevano invitato il gruppo a non apportare alcuna modifica alla produzione fino alla decisione del Tribunale. Non si trattava di un provvedimento vero e proprio quanto, piuttosto, di una sollecitazioni, rivolta ad ambo le parti in causa, a cooperare e trovare un compromesso.

E, a tal proposito, per venerdì 22 novembre è atteso un incontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i vertici di Ancelor Mittal. Le posizioni dei rappresentanti del Governo sembrano essere più morbide rispetto alle scorse settimane. Forse anche per le pressioni esercitate dai sindacati. Infatti il segretario del Cgil, Maurizio Landini, continua a premere affinché i giallorossi mollino la presa e ripristinino lo scudo penale previsto dal contratto sottoscritto da Mittal nel 2018 con l’esecutivo gialloverde. E anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta spingendo verso la starda della mediazione. I primi seganeli di apertura arrivano dal Partito Democratico che, fin da principio, era disposto a reinserire l’immunità penale per le imprese. Il deputato Dem Graziano Delrio si era addirittura detto pronto a presentare un nuovo emendamento. Come specifica Fanpage, nelle ultime ore, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri ha commentato: “L’Ilva non chiuderà. Siamo disposti a riprendere i negoziati”. Tuttavia anche le rigide posizioni dei pentastellati sembrano vacillare. Fino alla scorsa settimana il leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio – come riferiva Huffington Post -sosteneva: “Non cederemo mai, lo scudo penale possono scordarselo. Se il PD presenta un emendamento per ripristinarlo, faremo cadere il Governo”. Ora ha dichiarato: “Ancelor Mittal deve restare a Taranto e noi la faremo restare, costi quel che costi”. Posizione che potrebbe creare fratture non con gli alleati Dem ma, questa volta, all’interno dello stesso M5S. Infatti la senatrice Cinque Stelle Barbara Lezzi fu la prima firmataria della mozione che fece saltare lo scudo penale per le imprese. A suo dire questa misura doveva essere a tutela della salute degli abitanti di Taranto. E la senatrice si è detta più volte disposta a far saltare il Governo Conte bis se qualcuno avesse osato rimettere lo scudo, sicura di avere tutto il Movimento dalla sua parte. Ma ora, il cambio mood di Luigi Di Maio potrebbe rimescolare le carte. E, soprattutto, potrebbe far rischiare a Lezzi, possibile candidata per le prossime regionali in Puglia, di perdere gran parte dei consensi su cui contava con la chiusura dello stabilimento siderurgico.

Fonte: Ansa, Fanpage, Huffington Post.

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