Aperte due fascicoli dalle Procure di Milano e Taranto sul caso ArcelorMittal. Il Governo Conte latita, mentre l’azienda conferma l’addio definitivo agli stabilimenti per il prossimo 3 dicembre.
Mentre il Governo resta immobile, ArcelorMittal continua spedita la sua corsa. Il Premier Giuseppe Conte ha annunciato “la battaglia legale del secolo”, ma al momento non c’è un piano all’orizzonte. Il Partito Democratico spinge per l’approvazione dello scudo in tempi brevissimi, ma il Movimento 5 Stelle è spaccato. I numeri in Parlamento ci sarebbero comunque, grazie all’aiuto delle opposizioni, ma ciò significherebbe sancire la fine del Governo. Restano sul tavolo le richieste dell’azienda: 5mila esuberi immediati, blocco dello spegnimento dell’altoforno 2 e reinserimento dello scudo penale, in attesa della decisione del Tribunale di Milano che dovrà pronunciarsi sulla possibilità o meno della rescissione del contratto tra l’azienda e lo Stato italiano.
Lo scudo penale è la chiave per iniziare a trattare
Per il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, lo scudo penale, stralciato da un provvedimento presente nel Decreto Imprese, sarebbe solo un alibi, mentre per i commissari la sua assenza non giustificherebbe la rescissione del contratto. A raccontarlo è Attilio Lombardo dalle colonne del quotidiano La Stampa. Ma ciò che era stato annunciato nei giorni scorsi, ovvero il reinserimento dell’immunità penale ed amministrativa, si sta mostrando più arduo del previsto. L’ostracismo del Movimento 5 Stelle impantana Conte ed evita la costruzione di un piano da contrapporre all’ArcelorMittal. Il gruppo M5S al Senato, capeggiato dall’ex Ministro del Sud Barbara Lezzi, non cede margini di trattativa sulla questione. Scarseggiano i numeri in Parlamento, con il capo politico dei grillini Luigi Di Maio che non riesce più a tenere unito il Movimento.
L’assenza dello scudo penale impedisce di iniziare qualsiasi trattativa. La controproposta del Governo, cioè 2.500 esuberi, maxi sconto sugli affitti degli stabilimenti ed ingresso in società della Cassa Depositi e Prestiti per alleggerire il peso degli investimenti degli indiani, è rimasta al palo. Conte cerca soluzioni, evitando di dichiarare guerra ai grillini. Si battono altre strade: si cercano nuove cordate che possano far impensierire l’ArcelorMittal, offrendo della vantaggiose condizioni. L’obiettivo sarebbe costringere la multinazionale ad intervenire affinchè una diretta concorrente non prende il suo posto a Taranto. Tra pochi giorni Conte incontrerà consulenti della compagnia cinese ErnsteYoung per convincerli della bontà dell’affare. Ma la questione resta: chi investirà a Taranto senza immunità penale?
Governo immobile, la partita si sta giocando nelle Procure
La Procura di Milano intanto ha aperto un fascicolo esplorativo, dopo l’esposto-denuncia, dove si evidenziavano i punti del contratto non rispettati dalla multinazionale, presentato dai commissari straordinari Ardito, Lupo e Danovi con la seguente motivazione: “Per ricercare fatti e comportamenti inerenti al rapporto contrattuale con Arcelor Mittal, lesivi dell’economia nazionale”. Lo stesso ha fatto la Procura di Taranto, come rivela il Il Sole 24 Ore, che ha aperto un fascicolo per ragioni di territorialità e competenza. Il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo ipotizza la violazione dell’art.449 del codice penale, ossia: “Distruzione di materie prime o di prodotti agricoli o industriali ovvero di mezzi di produzione”.
La richiesta dei commissari, cioè di verificare eventuali danni arrecati dall’azienda, avendo carattere d’urgenza, verrà discussa nei prossimi 15 giorni. L’obiettivo è cercare di trattenere l’ArcelorMittal ed impedire il momentaneo spegnimento degli altiforni. L’azienda, come ha annunciato l’a.d. Lucia Morselli, intende lasciare la città pugliese entro il prossimo 3 dicembre, lasciando ai commissari il compito dello spegnimento degli altiforni. Uno di questi, l’altoforno 2, dovrà comunque essere spento entro il 13 dicembre per ordine della Procura di Taranto, visto la mancata realizzazione delle bonifiche da parte dell’azienda.
Fonte: La Stampa, Il Sole 24 Ore