43 lavoratori in nero chiusi a chiave dentro un laboratorio industriale. Erano italiani

Sfruttamento senza confini ne pregiudiziali. Ingiustizia per tutti. Non importa se hai attraversato il mare a rischio della vita o se sei nato nel Bel Paese. E’ la fine dei diritti: è’stato arrestato un imprenditore di Melito, in provincia di Napoli, dai Carabinieri del Nas con l’accusa di sfruttamento del lavoro, sequestro di persona e intermediazione illecita.

43 italiani chiusi a chiave - Leggilo.Org

L’inchiesta è scattata a seguito di un controllo in un laboratorio industriale attivo nel settore della lavorazione di pellami, calzature e borse, fornitore di noti marchi – roba per gente ricca- nel corso del quale i militari hanno accertato subito la presenza di 35 operai, di cui 14 in nero.

Nel corso della perquisizione del opificio però, è stata notata dai Carabinieri anche una porta blindata, simile a quella di una cassaforte. Dietro la porta si celava un altro locale in cui sono stati trovati altri 43 lavoratori, tutti in nero. Chiusi in un locale angusto, privo di servizi igienici e finestre. Tutto per aggirare i controlli, iniziati per alcune verifiche sulla mensa, che in realtà non esisteva. In mezzo a loro due minorenni e una donna incinta, ovvero: quando la disperazione crea situazione di sfruttamento e la crisi offre l’occasione per non guardare in faccia nessuno. I lavoratori, appena “liberati” dai militari – molte erano donne – riferisce l’Huffingtonpost- hanno chiesto di andare in bagno prima dell’identificazione, visto che erano stipati lì da circa sei ore: l’ispezione è iniziata alle 9, la scoperta è stata fatta alle 15 circa.

Il laboratorio ora è sotto sequestro, con tutti i macchinari e le attrezzature presenti, per un valore complessivo di circa 2 milioni e mezzo di euro. All’imprenditore sono state contestate ulteriori sanzioni penali e amministrative per tutte le violazioni alle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sugli aspetti igienico sanitari, per un totale di 600 mila euro.

Sembra ormai lontano il tempo in cui “l’italiano medio” si lamentava di come lo straniero venisse in patria a togliergli il lavoro. Oggi facciamo tutti parte di un modernissimo apartheid che di sicuro non fa discriminazioni di razza, dove tutti sono accolti nel grande abbraccio del lavoro nero. Un mercato che non lascia a casa nessuno, basta rinunciare al diritto d’essere un umano lavoratore. Il messaggio era stato già lanciato dallo Stato tempo fa con le modifiche apportate , durante i governi di Monti e Renzi, all’articolo 18 che, di fatto, cambiava natura e cessava d’esistere nella forma in cui era stato concepito. La notizia offre lo spunto per capire come lo sfruttamento dei lavoratori sia diventata una condizione stabile – meglio pochi euro che nulla

Fonti: Huffingtonpost

 

Gestione cookie