Nella notte tra il 12 e il 13 novembre Venezia è stata inondata da un picco straordinario di acqua alta di 187cm. Ingenti i danni alla città, compresa la Basilica di San Marco. Nelle ultime ore è divampato il dibattito su quali misure adottare per la salvaguardia della città lagunare e se fosse o meno possibile evitare questo disastro. Perchè se da una parte si sostiene che gli eventi di questi giorni siano da attribuire ai primi effetti dei cambiamenti climatici, dall’altro si fa notare che inondazioni del genere hanno sempre interessato la città.
Secondo Gianmaria Sannino, oceanografo e responsabile del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell’Agenzia Nazionale Enea, intervistato dall’agenzia Agi, una serie di eventi avvenuti in concomitanza tra di loro hanno generato un fenomeno straordinario: “La particolarità di questa ondata di acqua alta sta nel fatto che si sono presentati contemporaneamente tutta una serie di fattori concomitanti: marea particolarmente intensa, venti da sud particolarmente forti e la bassa pressione. Venti eccezionali sono stati generati da una perturbazione che si è verificata nel centro del Mediterraneo, e hanno portato alla creazione di onde elevate non solo nel Sud Italia, ma anche nel Nord Adriatico, cosa particolarmente rara per un mare di questo tipo. In secondo luogo bisogna tener conto dell’effetto barometrico inverso, ossia della bassa pressione presente a Venezia che contribuisce all’innalzamento del livello dei mari”.
La città di Venezia è minacciata da due fenomeni: il riscaldamento globale e il fenomeno delle subsidenza. Nel primo caso vi è un chiaro innalzamento dei livelli delle acque. Secondo un rapporto pubblicato dall’agenzia Onu Intergovernmental Panel on Climate Change, entro fine secolo, nello scenario peggiore attualmente previsto, il livello medio dei mari e degli oceani salirà di oltre un metro. Come spiega ancora lo studioso Sannino: “Anche il livello delle acque del Mediterraneo si alza, così come si alza il livello delle acque marine in tutto il mondo. Da poco abbiamo concluso uno studio specifico e locale sul nostro mare: le proiezioni oceanografiche a livello globale in realtà tendono a escludere il Mar Mediterraneo, perché è considerato come se fosse un lago. In ogni caso, da qui al 2100 prevediamo che il livello del mare a Venezia registrerà un aumento fino a un metro“.
L’aumento del volume delle acque va di pari passo con lo sprofondamento che da anni attanaglia la città veneta. Venezia è stata infatti costruita in una zona a forte abbassamento tettonico. Dal 1950 al 1970, l’abbassamento medio del suolo su cui poggia la città è stato di circa 12cm. Ciò è dovuto principalmente al cosiddetto “emungimento” delle falde acquifere sottostanti. Con questo termine si fa riferimento all’estrazione di acqua per usi industriali, una pratica molto intensa nel recente passato, in conseguenza allo sviluppo industriale di Porto Marghera. Per Sannino: “Per questo fenomeno di subsidenza, nei prossimi anni il livello del mare che si alza a Venezia sembrerà alzarsi più velocemente di quello che avviene nel resto del Mediterraneo”.
Georg Umgiesser, ricercatore dell’Istituto di Scienze Marine del Consiglio nazionale delle ricerche, organismo che segue l’andamento della marea nella laguna di Venezia, intervistato dall’agenzia Agi cerca di fare chiarezza su ciò che concerne il sistema di protezione della città: “Nessuno se lo aspettava. Quando il comune ha deciso di fissare la previsione di marea alla misura di 145 cm eravamo tutti convinti che fosse una misura cautelativa e che non avrebbe neanche raggiunto quella quota, dopo invece ha raggiunto i 187 centimetri, perciò è stata una cosa non prevedibile assolutamente. Le previsioni hanno tutte un’incertezza e più è instabile la situazione della meteorologia più grande diventa l’incertezza. Se noi abbiamo una situazione relativamente stabile del meteo siamo in grado anche di prevedere una marea con una forchetta di 5 centimetri di errore, quindi in modo abbastanza preciso. Quando invece – ha proseguito – siamo davanti a una instabilità meteorologica l’incertezza si amplifica”.
Umglesser continua: “Per esempio le raffiche di scirocco a 100 chilometri orari non le ha previste nessuno, neanche se si guardava ai modelli migliori, come quelli del centro europeo per le previsioni. Purtroppo dobbiamo aspettarci sempre di più queste situazioni perchè questi eventi estremi diventeranno sempre più frequenti e diventeranno anche sempre più imprevedibili”.
C’è però chi sostiene che i cambiamenti climatici non riguardino gli ultimi eventi avvenuti a Venezia. La città è sempre stata soggetta, per sua natura, alle inondazioni e agli allagamenti quando si verificano particolari circostanze climatiche. A testimonianza di ciò, si può ricordare che la più grande alluvione che ha interessato la città veneta è avvenuta nel 1966: allora l’acqua raggiunse il limite record di 194 cm. Passata alla storia come “L’aqua granda”, l’inondazione distrusse molte case e danneggiò irrimediabilmente numerosi reperti e monumenti dal grande valore storico e artistico. Affrontare il problema dimenticando Venezia e le sue particolarissime peculiarità, che la rendono del resto unica al mondo, attribuendo la colpa ai cambiamenti climatici potrebbe essere controproducente. La città ha bisogno della messa in sicurezza degli edifici, oltre che della protezione della laguna.
Dopo la tragica alluvione si capì che la città avesse bisogno di un sistema che ne permettesse la conservazione e la tutela. Venne approvata nel 1973 la prima Legge speciale per Venezia, che dichiara la salvaguardia della città preminente interesse nazionale. Iniziano allora i lavori per il “Piano Generale di interventi per la salvaguardia di Venezia e della Laguna” in cui rientrerà anche un elaborato sistema di paratoie mobili, poste alla tre bocche del porto, che avranno il compito di separare la laguna dal mare in caso di alta marea e che prenderà il nome di M.O.S.E. Attualmente l’opera, che dovrà essere consegnata da previsione nel 2021, risulta essere realizzata per il 90%, come ha dichiarato all’agenzia Adnkronos il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa tenutasi dopo il sopralluogo della città.
Intanto è diventata virale il post dell’account satirico “Spinoza”, che immortala la piccola ambientalista svedese in Piazza San Marco con l’acqua fino alla vita ed un espressione triste che sa quasi di monito: “Ve l’avevo detto”, recita infatti la didascalia della foto.
Fonte: Agi, Adnkronos
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