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Politica

Nicola Zingaretti: “C’è un solo partito antifascista in Italia, ed è il PD”

«Il PD è un partito antifascista che ispira la sua azione al pieno sviluppo dell’Art.3 della Costituzione». Esordisce così, all’articolo 1, il nuovo statuto del Partito Democratico di Nicola Zingaretti. “Tutta un’altra storia. Gli anni 20 del 2000” è STATO il titolo dell’iniziativa. 

La giornata di domenica 17 novembre ha visto l’Assemblea nazionale del Partito democratico discutere e approvare le modifiche allo Statuto con la conseguente nascita di nuove regole e rinnovate ideologie. Sono undici – più la conferma delle primarie aperte per la scelta del segretario – le modifiche apportate ai 47 articoli che compongono lo Statuto democratico,  circa un quarto dell’interno impianto normativo dei dem. Modifiche che vanno a incidere molto su campi che riguardano la vita dei dirigenti e, soprattutto, di elettori e militanti.

Una delle novità più importanti è che il segretario del Partito non sarà più automaticamente il candidato alla guida del Governo. Un’ archiviazione della leadership indiscussa, iniziata da Veltroni e personificata completamente nella figura di Matteo Renzi.  Il nuovo corso zingarettiano ‘battezza’ anche l’istituzione dei congressi straordinari che il segretario può indire per affrontare un singolo tema, come per esempio quello dell’alleanza col M5S,, senza necessariamente dover eleggere un nuovo gruppo dirigente.

Le altre novità mirano a costruire un partito unitario e più aperto alla partecipazione dal basso. Nasce la ‘piattaforma deliberativa online’, voluta da Maurizio Martina per dare la possibilità agli iscritti di dare il proprio contributo attraverso unì app: “Partecipando alla vita attiva del partito” riferisce Martina e diciamocela tutta, a questo slogan basta sostituire la parola partito con quella di movimento per comprendere quanta incapacità latente fosse già presente in Parlamento. Il PD sarà “un partito più aperto alla partecipazione delle persone, molto più diretta, rendendo protagonista chi ne fa parte”, dice Zingaretti dopo il voto conclusivo. L’intenzione era quella di rispondere alla richiesta dei giorni scorsi dei cosiddetti ‘Giovani turchi’, e sottoscritta da oltre 300 tra dirigenti locali e sindaci, di un percorso costituente più diffuso e condiviso dai circoli. Si sancisce così, nero su bianco, la natura antifascista del PD – come riportato da Repubblica – e diventa, inoltre, un partito federale. Sullo sbandierato “antifascismo” del PD scrive Linkiesta: ” Un partito che si chiama democratico è già antifascista per principio: rivendicare oggi questa matrice significa ritornare a una concezione dell’antifascismo come tratto identitario della Sinistra, come componente fondante della sua radicalità politica, come elemento distintivo rispetto alle altre forze politiche democratiche” evidentemente giudicate e additate come “non antifasciste” o non abbastanza. Ma questo: “significa pensare – e sottintendere –  che l’Italia non sia una democrazia compiuta” o meglio lo sarebbe solo dalle parti del Partito Democratico, appunto, come se l’italia avesse bisogno, nota ancora Linkiesta, “del surplus etico-politico rappresentata dall’antifascismo comunista. Un errore che ci riporta indietro di anni, perché quella rivendicazione tanto stentorea, quanto inutile, significa negare all’antifascismo, proprio in virtù della sua natura di cultura fondante della democrazia italiana, il ruolo di unico soggetto storico in grado di chiudere definitivamente il lungo dopoguerra“.

La nuova direzione nazionale  sarà indicata per la metà ed eletta per i 2\3 dai territori e per un terzo verrà composta da rappresentanti e amministratori o segretari locali e regionali scelti dagli iscritti.

Si prevede la parità di genere per i gruppi dirigenti a tutti i livelli, nasce l’Assemblea nazionale dei sindaci e la fondazione per la formazione e la promozione della cultura politica, presieduta da Gianni Cuperlo. PD sarà, inoltre, il primo partito ad avere un bilancio di sostenibilità secondo gli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite, scrive il Giornale e un piano annuale per la ripartizione e gli incentivi ai territori legati alla promozione del 2×1000 per il finanziamento delle attività. Insomma, quello di Zingaretti, sarà un PD apparentemente più social, più green e più giovane, ma il congresso tradizionale e l’abolizione della figura del segretario-candidato premier sono decisamente un ritorno al passato, e non è detto questo sia necessariamente un male

C’è da dire però che  l’appello sui social network di 300 segretari di circolo Pd , che chiedevano a Zingaretti più tempo per discutere lo statuto e il rinvio del voto finale di domenica -per le nuove regole interne del Partito democratico – è stato democraticamente ignorato. Che dire? Chi ben comincia…
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Fonti : La Repubblica , Il Giornale
Pubblicato da
Maria A

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