Patronaggio: “La pretesa politica dei Porti Chiusi non ha fondamento giuridico”

Durante un convegno di magistrati a Lampedusa, alcuni esponenti di spicco della magistratura italiana si sono nettamente schierati a favore delle Ong e degli sbarchi. Il magistrato Luigi Patronaggio ha accusato il leader della Lega di aver adottato politiche contrarie al diritto internazionale. Mentre per il giudice Luciana Breggia non esiste alcuna emergenza migranti e un buon giudice deve usare più il cuore che la testa.

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Il 9 e il 10 novembre, a Lampedusa, si è svolto un convegno dal titolo “La frontiera del diritto e il diritto della frontiera – Dieci anni dopo di nuovo insieme a Lampedusa“. L’evento, a cui hanno preso parte magistrati e avvocati da tutta Italia, è stato promosso da Area Democratica e dall’Asgi – Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. Come si può facilmente intuire dal titolo, si è trattato di un insieme d’interventi sul tema dell’immigrazione dal punto di vista giuridico ma anche culturale e politico. Hanno partecipato la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, il sindaco di Linosa e Lampedusa, Salvatore Martello, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, Riccardo Clerici, responsabile dell’ufficio legale dell’Unhcr. Inoltre tra i nomi di spicco della magistratura italiana: Armando Spataro, ex procuratore capo di Torino, Pietro Bartolo, vicepresidente della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, Luigi Patronaggio, procuratore della Repubblica di Agrigento. Tra i presenti sono spiccate le voci del giudice Luciana Breggia, presidente della sezione specializzata per l’immigrazione e la protezione internazionale del tribunale di Firenze, e di Luigi Patronaggio. Entrambi non hanno mai nascosto le loro posizioni a favore delle Ong. Per Breggia non esiste alcuna emergenza migranti e l’Italia è il paese europeo che ne accoglie meno di tutti. Queste sono state le sue parole: “E’ vero che la Francia respinge i migranti ma ne accoglie comunque più di noi. L’Italia ne accoglie troppo pochi, siamo il paese europeo con il minor numero di migranti”. Il giudice si era già segnalato in passato per la sua ostilità verso l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini e la sua scelta di chiudere i porti. Durante il primo Governo Conte – riferisce Dire – il giudice Breggia, contro le politiche ministeriali, aveva imposto l’iscrizione all’anagrafe di alcuni richiedenti asilo. Per tutta riposta, l’allora Ministro dell’Interno, come riportava l’Ansa, aveva commentato: “La democrazia è una cosa bellissima e prevede la separazione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Pertanto se al giudice Breggia non piacciono le leggi, le consiglio di candidarsi alle prossime elezioni“. Inoltre Luciana Breggia ha recentemente manifestato la sua contrarietà a rinnovare il memorandum con la Libia sottoscritto nel 2017 dall’ex Ministro dell’Interno Marco Minniti durante il Governo Gentiloni. E, senza peli sulla lingua, durante questo convegno a Lampedusa ha dichiarato: “Un giudice non può restare imparziale. Non dobbiamo usare solo la testa ma anche il cuore”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero del suo collega Luigi Patronaggio. Queste le parole riportate da Quarta Repubblica: “La politica dei porti chiusi va contro il diritto in mare e va contro il diritto internazionale. Pertanto è sbagliata e Salvini non sa quello che dice.” Il magistrato – ricorda Open – durante il precedente esecutivo, aprì un’ inchiesta contro Matteo Salvini con l’accusa di aver tenuto in ostaggio i migranti a bordo della nave Diciotti. E sempre lui, lo scorso luglio, approvò lo sbarco della Sea Watch di Carola Rackete da cui, ricordiamo, scesero 3 trafficanti. Ma, nonostante ciò, le posizioni di Patronaggio restano irremovibili: “Le Ong svolgono un lavoro encomiabile. Meno male che ci sono. Dobbiamo supportarle”.

A queste dichiarazioni si sono aggiunte quelle di Eugenio Albamonte, segretario di Area democratica per la giustizia: “Ecco che cosa dovrà fare il Governo nei prossimi mesi: riaprire definitivamente i porti, ripristinare il permesso di soggiorno per motivi umanitari, consentire la registrazione anagrafica ai richiedenti asilo e riattivare il sistema di accoglienza degli Sprar”. Commenti che non tengono dovutamente in conto della distinzione tra potere esecutivo e potere giudiziario. Albamonte ha poi proseguito “E’ ora di smetterla di pensare che con gli immigrati siano aumentati i reati. Sono solo frasi populiste prive di fondamento”. Ma le sue parole devono scontrarsi con i numeri oggettivi presentati, solo lo scorso mese, dal capo della Polizia Franco Gabrielli il quale – come ha riferito SkyTg24 – ha dichiarato che in Italia un crimine su 3 è commesso da stranieri. E, ha specificato, che l’aumento degli sbarchi ha fatto aumentare anche determinati reati come stupri, omicidi e formazione di gang di malviventi.

Fonte: Ansa, Open, Dire, SkyTg24, Rete4

 

 

 

 

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