La deputata del Partito Democratico Laura Boldrini nel luglio scorso voto contro il “codice rosso” la legge sui delitti domestici e di genere. In questi giorni ha presentato, insieme ad altre 32 colleghe della Maggioranza, un emendamento per la riduzione dell’aliquota fino al 10% Iva sulla cosiddetta Tampon Tax.
L’ex Presidente delle Camera Laura Boldrini dopo il dissenso manifestato per il così detto “Codice Rosso” la legge per contrastare la violenza domestica, presentato un emendamento a Montecitorio per la riduzione dell’aliquota Iva dal 22% al 10% sui prodotti igienici e sanitari femminili. Riporta Fanpage che le mozione, sottoscritta da 32 deputate, sarà votata per l’inserimento nel Decreto Fiscale al vaglio del Parlamento nei prossimi giorni. L’emendamento, formato da due parti, recita: “Ai prodotti sanitari e igienici femminili, quali tamponi interni, assorbenti igienici esterni, coppe e spugne mestruali, si applica l’aliquota del 10 per cento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) ai sensi di quanto disposto dal secondo comma dell’articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633”.
Laura Boldrini riprende una battaglia, iniziata un anno fa, dal Movimento Onda Rosa, che su change.org aveva raccolto 225mila firma per richiedere la riduzione della tassazione sui prodotti igienici e sanitari femminili. Il provvedimento, presentato dal Partito Democratico, fu bocciato in Commissione Bilancio alla Camera, che diede parere negativo sulle coperture finanziarie disponibili. Boldrini attaccò pesantemente la maggioranza: “Sono indignata, la maggioranza ha votato contro. Non è un bene di lusso, per tante famiglie rappresenta un costo. Non si capisce perché un bene di prima di necessità per le donne debba essere tassato al 22%”. Fece molto discutere allora la scelta di inserire tra i beni essenziali invece, tartufi ed alcuni oggetti di antiquariato.
Già nel 2006 una direttiva del Consiglio Europeo, invitava gli Stati membri dell’Unione ad applicare una tassazione per i prodotti igienici femminili, che venne recepita da Francia, Olanda, Gran Bretagna e Belgio che diminuirono drasticamente l’aliquota su tali prodotti, mentre l’Irlanda le abolì del tutto. Come spiega il Corriere della Sera ogni anno, in media, una donna spende 126 euro per questi prodotti, con un ricavo dello Stato di 65 milioni di euro. Una cifra, sostengono in molti, che lo Stato potrebbe reperire da altre fonti, garantendo al tempo stesso il benessere e la tutela della salute delle donne italiane.
Fonte: Fanpage.it, Corriere della Sera
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