Il Ministro degli Esteri, nonchè capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi di Maio, vuole ritirarsi dalla corsa delle regionali. Una posizione che spacca definitivamente il M5S in due parti: da un lato i portavoce asserragliati nel Parlamento e dall’altro gli attivisti sul territorio.
La lotta interna nel Movimento 5 Stelle si fa sempre più cruenta: non solo al Senato dove l’ex Ministro del Sud Barbara Lezzi guida la frangia anti scudo penale del caso ArcelorMittal, ma anche sulle vicende territoriali. E non poteva essere altrimenti, dato che il vero problema per molti attivisti, parlamentari e non, sono i super poteri riservati al capo politico, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Proprio Di Maio, che ha scalato i vertici del Movimento come coordinatore dei meetup locali, che ha sempre preteso l’indipendenza decisionale degli attivisti per ciò che concerne le elezioni regionali, oggi mette un veto ai portavoce dell’Emilia Romagna e della Calabria.
Sul tavolo l’ipotesi, di cui si paventava dalla sconfitta alle regionali in Umbria, di non presentarsi alle imminenti elezioni emiliane e calabre. La proposta è stata avanzata nelle giorni scorsi dal Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ed è figlia di una considerazione importante: una sconfitta pesante come quella umbra in queste due elezioni potrebbe segnare la definitiva debacle del Governo Conte bis. Ci sarebbe troppo in gioco per rischiare il tutto per tutto, meglio ritirarsi finché si è ancora in tempo. Un ragionamento ribadito a Piazzapulita da Max Bugani socio di Davide Casaleggio nell’associazione Rousseau, consigliere comunale bolognese e plenipotenziario grillino in Emilia Romagna. Il ragionamento, spiega Repubblica, è che correre in questa fase già in Emilia significherebbe prendere il 5-6 per cento, un risultato catastrofico per il Movimento a livello di immagine.
Ma questa è una posizione discutibile, specie per un partito arrivato primo alle ultime politiche e che ha dato vita a due diversi Governi in poco più di un anno.
Negli studi di Piazza Pulita su La7, Max Bugani, storico attivista 5 stelle, nonchè capo staff di Virginia Raggi e consigliere comunale di Bologna, rilancia la posizione dei vertici M5S: “Sono stati fatti tanti errori, si sono perse tante persone. Un ciclo si è chiuso. Alle regionali per me è meglio non presentarsi, è un fatto di serietà. Delle volte ricominciare da zero è un ottimo segnale, nella vita come nella politica”. Come riportato da Open, la dichiarazione ha scatenato immediatamente la reazione degli attivisti emiliani, che apprendono la notizia delle intenzioni dei capi grillini a meno di due mesi dalle votazioni. Per Nicola Virzì, ex parlamentare emiliano e ora nello staff comunicazione 5 stelle, si tratterebbe di un vero e proprio tradimento agli attivisti locali: “Serietà? Serietà è rispettare il lavoro svolto in questi anni dai nostri consiglieri regionali, serietà è rispettare gli attivisti e tutti quegli elettori che credono nel Movimento. Eliminare il simbolo dalla schede elettorali significa eliminare il diritto di scegliere, di non poter votare il Movimento nella mia Regione, non è accettabile”.
E intanto cresce la sponda che vorrebbe disobbedire agli ordini di ritirata impartiti da Luigi Di Maio. L’ex consigliere comunale Matteo Olivieri e la parlamentare Manuela Corda, sono in stretto contatto con gli attivisti locali che stanno decidendo il da farsi, come rivelato da Il Fatto Quotidiano. I consiglieri regionaliAndrea Bertani, Silvia Piccini e Giulia Gibertoni, si sono uniti ai portavoce di Reggio Emilia, città dove il M5S ha riscontrato un notevole consenso nelle ultime comunali, per vagliare anche l’ipotesi estrema: abbandonare un Movimento così rinunciatario e correre da soli.
Al fianco degli attivisti emiliani si è schierato l’ex Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Toninelli, dopo la cocente delusione mai nascosta per non essere stato confermato a capo del dicastero, ha preso la palla al balzo per attaccare, nemmeno troppo velatamente, i vertici del M5S ed in particolar modo Luigi Di Maio. In discussione sembra esserci, oltre alla possibilità di presentarsi o meno alle regionali del 2020, la scala verticistica su cui si fonda il Movimento. Per Toninelli: “Il risultato di quello che impropriamente definito esperimento Umbria col patto civico, ma che in realtà era un’alleanza con il PD su un nome civico, ha portato alcuni del M5S a ragionare di non candidarsi neppure, alle elezioni in Emilia e in Calabria. Nonostante in quei territori ci siano tante persone per bene ce sotto quel sogno chiamato M5S hanno messo impegno e dedizione. Nonostante i risultati straordinari già conseguiti: per esempio il salvataggio ed il rilancio del porto di Gioia Tauro, vero polmone economico dell’intera regione”.
L’ex Ministro invita, con un lungo post pubblicato su facebook, ha invitato a guardare oltre i numeri dei sondaggi e a lasciare la parola a chi, da anni, lavora nel nome del Movimento sul territorio: “A me pare che quel non volersi candidare sia l’esatto opposto di quel non mollare mai che da anni ci ispira. Non candidarsi significa lasciare un vuoto di speranza. Di errori ne sono stati fatti tanti, e altri ne faremo ancora, ma ciò che deve essere subito corretto è il peggiore di questi errori, cioè quello di aver anteposto la tattica al cuore. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, Open, Danilo Toninelli Facebook
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