Forse Matteo Salvini non ha sbagliato tutto in agosto. Forse è solo fortunato. Sia come sia il Governo sembra sull’orlo di un precipizio. Lo sa bene Conte che cerca di salvare il salvabile, portando a casa la Legge di Bilancio. Intanto Di Maio è alle prese con un Movimento che non riesce più a gestire, mentre Zingaretti valuta di staccare la spina prima delle regionali in Emilia.
La Legge di Bilancio da approvare sembra essere l’unico collante, in questo momento, dei partiti che formano la maggioranza guidata da Conte. Ma anche durante la discussione della manovra finanziaria, l’Esecutivo ha dovuto subire il fuoco amico di Italia Viva, che mira al ritiro della cosiddetta plastic tax. Il piano del Partito Democratico sarebbe semplice: abbandonare la nave prima delle regionali. L’alleanza con i grillini potrebbe costare tanto, considerato che nel 2020 si voterà in 8 regioni. Mentre nelle uscite pubbliche i big dem, come Franceschini e Orlando, auspicano un patto di lavoro con il M5S, accantonando la più complessa operazione di alleanza strutturale zingarettiana, nelle stanze del Nazareno si lavora già per il dopo Conte. Come rivelato dal Corriere della Sera, cresce all’interno del PD, la fronda di coloro che vogliono staccarsi da un Movimento che non considerano serio ed affidabile.
La maggioranza ha dimostrato poca coesione anche davanti alla minaccia ArcelorMittal, che ha portato alla luce tutte le incongruenze di un Governo che sembra, adesso, nessuno voleva. Ieri, intervistato da Repubblica, Matteo Renzi ha detto che questo “non è certo il mio Governo”. Oggi Luigi Di Maio dichiara che il Conte bis: “A livello nazionale non è un alleanza, ma un Governo che mette insieme i voti perchè non abbiamo raggiunto il 50% dei consensi”. Ma andare al voto potrebbe essere un suicidio, paradossalmente, proprio per gli stessi motivi. Il dilemma che attanaglia Zingaretti, come rivela Repubblica, non è di facile soluzione, ma forse è molto meglio perdere Palazzo Chigi che rimanerci facendosi logorare dai grillini.
Le prossime regionali sono un appuntamento troppo importante
L’Umbria è un campanello d’allarme che ancora risuona dalle parti del Nazareno. Nel 2020 si voterà in 8 regioni: si partirà con Emilia Romagna e Calabria, entrambe a guida dem. Poi ci saranno gli appuntamenti più importanti, in cui il Partito Democratico si gioca tutto: Toscana, Campania e il Lazio guidato proprio da Zingaretti. Dal canto suo il Movimento 5 Stelle sembra sempre più ostaggio delle mire del capo politico, Luigi Di Maio, il quale sa bene che un’altra sconfitta potrebbe far cadere numerose teste, iniziando dalla sua. Tutto, al momento, sembra ruotare sul caso ArcelorMittal. Se Conte ed i suoi dovessero risolvere la controversia con il colosso franco-indiano, allora ci sarebbero prospettive per continuare l’alleanza. Altrimenti, ognuno per la sua strada. E proprio in Emilia ci sarà una rottura clamorosa, secondo Repubblica: il Partito Democratico sarà probabilmente l’unica forza politica della maggioranza a presentarsi solo e con simbolo alle prossime regionali. E dovrà vedersela da solo di fronte una destra compatta: Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia. Significa che Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni saranno insieme a sostegno della leghista Lucia Borgonzoni mentre il candidato dem Stefano Bonaccini avrà a sostenerlo il solo PD. Mentre i 5 Stelle sono sul punto di rinunciare.
Fonte: Corriere della Sera, Repubblica