8 romani su 10 bocciano il sindaco di Roma, Virginia Raggi, e la sua giunta e non la rivoterebbero alle prossime elezioni. Favoriti la Meloni e Calenda. Ma chi fa i sondaggi e quanto contano davvero?
La Tecnè è una lobby che da circa 20 anni opera nel monitoraggio delle istituzioni, al fine di anticipare e segnalare tempestivamente opportunità e criticità e che progetta e realizza attività di ricerca sulle reti sociali e sui sistemi di governo, locale e nazionale. E’ di questi giorni il sondaggio realizzato per l’ agenzia di stampa Dire, sul livello di gradimento dei romani per quanto riguarda l’amministrazione Raggi e le intenzioni di voto.
Il sondaggio è stato presentato nella Sala Caduti di Nassirya del Senato, a Palazzo Madama, dal direttore dell’Agenzia DIRE, Nico Perrone, e dal direttore scientifico di Tecnè, Carlo Buttaroni. E gli esiti del sondaggio sono stati netti: la favorita in caso di candidatura, così come riporta Repubblica, sarebbe la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, seguita da Carlo Calenda e, non ultima, ancora il M5s se candidasse Alessandro Di Battista.
I romani bocciano in blocco tutti i servizi erogati dall’amministrazione comunale: a salvarsi sono solo gli eventi culturali e di intrattenimento e la cura del patrimonio artistico e culturale, vicini alla sufficienza anche i servizi al turismo e la cura del Centro storico. I tasti più dolenti sono quelli legati anche alla stretta attualità: l’86% dei romani boccia la raccolta e gestione dei rifiuti urbani, l’85% stronca la manutenzione di strade e marciapiedi e l’83% la situazione del traffico e dei parcheggi. Bassissimo anche l’indice di gradimento del trasporto pubblico tra autobus e metro, bocciato dal 75% dei cittadini dell’Urbe, così come gravemente insufficienti vengono giudicati la gestione dell’immigrazione.
Il 58% dei romani giudica bassa la qualità della vita nel proprio Municipio, solo il 39% la reputa sufficiente, appena il 3% la vede di qualità elevata. Rispetto allo scorso anno, oltre la metà degli stessi intervistati – circa il 52% – giudica la situazione peggiorata, mentre per il 46% è invariata e solo il 2% ha notato un miglioramento.
Fonte: Repubblica, Dire