In una lunga intervista rilasciata a Repubblica, il senatore di Italia Viva Matteo Renzi parla della Legge di Bilancio, delle crepe dell’attuale maggioranza e della volontà e necessità di continuare il percorso intrapreso con il Governo Conte bis.
Matteo Renzi torna a polemizzare con il Governo in lungo intervento dalle colonne di Repubblica, e non poteva non iniziare con la crisi dell’ArcelorMittal di queste ore, che sta mettendo a dura prova la tenuta della maggioranza guidata dal Premier Conte. Renzi rivendica il salvataggio degli stabilimenti dell’ex Ilva, durante il suo esecutivo e risponde in maniera piccata alle accuse di Carlo Calenda: “Ho passato notti insonni per tenere aperta l’Ilva quando eravamo a Palazzo Chigi. Abbiamo fatto dodici decreti, ci siamo presi gli insulti di avversari ed ex compagni di partito, abbiamo lottato con persone straordinarie come Andrea Guerra, Federica Guidi, Teresa Bellanova. Invece tanti che adesso fanno i professorini allora stavano zitti. Tutto questo interrotto sul più bello per la ingordigia del signor Mittal”.
“Calenda è dalla parte della Mittal?”
Le accuse di Renzi sono le stesse mosse dal Premier Giuseppe Conte: “Lo scudo penale non è la causa del recesso ma l’alibi dietro al quale la proprietà indiana si nasconde, grazie anche all’appoggio inspiegabile di parte dell’establishment italiano. Non è questo il motivo che spinge Mittal ad andarsene, bensì la richiesta di 5mila esuberi. Lo scudo penale è stato introdotto da Gentiloni e tolto dal Governo Conte-Salvini, non da noi. Calenda fa l’avvocato difensore di Mittal, noi facciamo gli avvocati difensori dei lavoratori. La responsabilità dell’attuale maggioranza sta nel non aver reintrodotto lo scudo, su richiesta del Governo che in Aula ha assicurato che non ve ne fosse bisogno. Detto questo, se c’è una norma generale che agevola chi bonifica i siti industriali, noi ci siamo. Davanti a migliaia di licenziamenti un Paese civile lavora insieme, senza sciacallaggio politico. Togliamo l’alibi dello scudo, ma togliamo anche le fake news: il problema di Mittal è la crisi dell’acciaio, non lo scudo penale. Siamo seri. Ora dobbiamo chiedere, tutti insieme, che Mittal onori il contratto che ha firmato. Quanto a Jindal sta investendo a Piombino. Evitiamo di immaginare scenari di piano B”.
“Non è il mio Governo, ma è meglio dell’alternativa sovranista”
Il senatore fiorentino sembra non essere convinto del tutto delle capacità del Presidente Conte, come già ribadito in un’intervista rilasciata a Il Messaggero. Ma spiega che l’alternativa sarebbe stato il voto, con la conseguente consegna del Paese nelle mani di Salvini: “Questo è il destino delle persone serie. Il populista fa danno e cerca capri espiatori. Il riformista fa fatica ma cerca soluzioni. L’alternativa era dare a Salvini pieni poteri, magari per uscire dall’euro. Meglio faticare e risolvere i problemi al Governo che avere la verità in tasca stando all’opposizione. Quando governavo ho subito il processo di chi non mi riteneva abbastanza di Sinistra e dopo di me è arrivato Salvini. Dicevano fossi timido sui diritti civili, che la crescita non era sufficiente, che il milione di posti di lavoro creati con il Jobs Act fosse poco. A forza di chiedere di più si sono aperte le porte alla Lega, non all’Internazionale Socialista. Questo Governo non è il mio, ma è comunque meglio dell’alternativa: il voto, la Destra, il Quirinale ai sovranisti, l’Italia in bilico sull’euro. Chi volendo di più vagheggia nuove elezioni forse si mette in pace la coscienza, ma mette a terra il Paese.”
“Se il Pd sceglie la strada del voto va a schiantarsi contro un muro”
Il rapporto con il PD resta teso. Le dichiarazioni del Segretario Zingaretti e del Ministro Franceschini, svelano ancora una volta un partito diviso, tra chi vorrebbe staccare la spina all’esecutivo e chi crede in un’alleanza duratura tra il PD e il M5s. Per Renzi: “Leggo delle voci fuggite dal Nazareno. Allora siamo chiari, se il PD vuole andare a votare lo dica. Se i parlamentari dem hanno deciso di andare contro il muro, hanno il dovere di comunicarlo al Paese e palesarlo in Aula. Per me è una follia, un suicidio di massa. Italia Viva pensa che si debba votare nel 2023, alla scadenza naturale, dopo aver eletto il nuovo Presidente della Repubblica. Vogliamo impegnare questi anni per abbassare il costo degli interessi a 50 miliardi, erano 77 miliardi l’anno quando sono arrivato a Palazzo Chigi, per incidere in Europa, per costruire l’alternativa al sovranismo no euro. Se qualcuno pensa di fare come in Umbria anticipando le elezioni, faccia pure: con questa scelta si perdono tutti i collegi uninominali, si causano sconfitte sonore in Emilia Romagna, Toscana e Lazio, E non so che nome dare a questa ipotesi politica, in psicologia si chiama masochismo. Se vogliono votare ognuno andrà per la sua strada. Se come spero si andrà avanti, facciamo insieme un patto per la crescita”.
“Lavoriamo per il Paese, il Pd ci dica cosa vuole fare”
Per Matteo Renzi, il Partito Democratico non sarebbe chiaro nelle sue intenzioni. Gli attacchi di Nicola Zingaretti non sono andati giù all’ex Premier: “Il Governo precedente ha azzerato la crescita con misure sbagliate, quale Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Ci è stato detto che non si possono toccare. Stiamo solo evitando ulteriori danni: l’aumento dell’Iva, le tassi sui cellulari, sul gasolio, sulla casa, dove in pubblico ci criticano e in privato ci danno ragione. Adesso stiamo lavorando per eliminare quelle sulle auto aziendali e quelle contro le imprese in Emilia Romagna. Gualtieri si è impegnato a rimediare, ed io sono con lui. Noi siamo pronti a salvare il Paese più che la maggioranza. Dopo la Legge di Bilancio il PD ci dica cosa vuole fare. Sbocchiamo i cantieri, apriamo le porte a chi vuole investire qui, irrobustiamo le nostre piccole e medie imprese, investiamo sui ragazzi. Possiamo farlo. Noi come Italia Viva ci siamo”.
Fonte: Repubblica, Il Messaggero