Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Ettore Pedicini, ha richiesto di rigettare il ricorso contro lo sconto di pena da 30 a 16 anni a Michele Castaldo per l’omicidio di Olga Matei a causa di una “tempesta emotiva” che quel giorno portò l’imputato a commettere l’omicidio.
Avevano fatto esplodere numerose polemiche le motivazioni alla sentenza pubblicate lo scorso marzo, con cui la Corte di assise d’appello di Bologna aveva deciso di quasi dimezzare la pena nei confronti di Michele Castaldo. Quest’ultimo è stato condannato a 16 anni di reclusione, e non a 30 come precedentemente deciso, in quanto avrebbe commesso l’omicidio di Olga Matei a Riccione, in provincia di Rimini, poiché in preda ad una “tempesta emotiva“.
Questo elemento della situazione psicologica dell’uomo avrebbe concorso insieme ad altri elementi, come la valutazione positiva della confessione e la volontà di risarcire la figlia della vittima, alla concessione delle attenuanti generiche. I giudici sono giunti a questa conclusione dando valore alla perizia psichiatrica a cui era stato sottoposto Castaldo, il quale ha tentato per due volte di togliersi la vita. Essa affermava che l’omicida fu preda di una “soverchiante tempesta emotiva e passionale“, un punto su cui si dovrà ora pronunciare la Cassazione.
Ebbene, ora il caso è giunto al vaglio della Suprema Corte che dovrà decidere in merito a tale decisione. Secondo il sostituto procuratore generale della Cassazione, Ettore Pedicini, il ricorso presentato dalla procura generale di Bologna sarebbe da rigettare. Come riportato da Repubblica, per questo delitto l’imputato è stato condannato dal gip di Rimini, con rito abbreviato, a 30 anni di carcere. Una sentenza in parte riformata in secondo grado condannando l’uomo a 16, vale a dire ridotti a 24 per via del rito scelto.
Come riferito dall’Ansa, il sostituto pg della Cassazione ha richiesto alla prima sezione penale della Suprema Corte di dichiarare inammissibile, perché strutturato in punto di fatto, o infondato, il ricorso della procura generale di Bologna, dichiarando che “la sentenza impugnata ha esplicitato le ragioni che giustificano la scelta, che ha valorizzato, pur prendendo atto della gravità del fatto, la situazione psicologica dell’imputato – ha sostenuto – Ed è in linea con la giurisprudenza della Cassazione, secondo cui gli stati emotivi e passionali possono essere valutati ai fini della misura della pena. Tale valutazione – ha concluso – attiene al giudice di merito“. La sentenza è attesa in serata, mentre Castaldo aspetta la decisione recluso nel carcere di Ferrara.
Fonte: Repubblica, Ansa
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