Matteo Renzi dà lo sfratto a Giuseppe Conte: “Possiamo fare a meno di lui”

In una lunga intervista il leader ed ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi parla dell’esperienza del Governo giallo-rosso, del futuro di Giuseppe Conte e delle prossime elezioni regionali.

Matteo Renzi contro il premier Conte - Leggilo.Org

“Gli obiettivi immediati di questo Governo sono chiari”

Per Matteo Renzi questo Esecutivo deve dare delle risposte immediate e convincenti. Ma soprattutto in netto contrasto con il precedente Governo sempre a guida Conte. In un’intervista rilasciata al Messaggero, l’ex Premier rassicura sulla durata dell’Esecutivo, ma non su quella del Presidente Conte. E lancia un monito: le le tasse vanno abbassate o l’appoggio di Italia Viva non sarà così sicuro in futuro.

Per Renzi prima di tutto bisogna: “Eleggere un Presidente della Repubblica garante dell’Italia in Europa nel 2022 e utilizzare questo periodo di calma sui mercati per ridurre il costo del debito. Noi siamo per andare avanti, gli altri ci faranno sapere”. Eppure questo esecutivo non entusiasma Italia Viva che ha presentato diversi mozioni sulla Manovra di Bilancio: “Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità. Su un punto non transigiamo: non possiamo alzare le tasse degli italiani. Abbiamo vinto la battaglia per eliminare l’aumento dell’Iva e adesso vinceremo anche quella sulle macchine aziendali, sulla plastica e sullo zucchero. C’è chi rivendica la propria battaglia No Tav, chi quella No Tap. Noi di Italia Viva siamo quelli No Tax”.

“Combattiamo l’invasione fiscale”

La bozza della Legge di Bilancio del Governo Conte non è piaciuta a Renzi ed ai suoi, che cercano di pressare l’Esecutivo. Troppe le piccole tasse inserite nel provvedimento. Per l’ex Premier, Conte sta disilludendo le aspettative dei tanti che credevano in un’inversione di tendenza, dopo l’esperienza giallo-verde. Continua Renzi: “Giusto combattere l’evasione fiscale ma va combattuta anche l’invasione fiscale: l’invasione fiscale di nuove tasse e aumenti sconsiderati. Le tasse in Italia sono troppe: facciamole scendere. O almeno non alziamole”.

I continui paragoni con il Governo da lui stesso guidato nel 2016 non dovrebbero far dormire a sonni tranquilli il Presidente Conte. Renzi ha più volte ribadito di non voler tornare a Palazzo Chigi, ma non perde occasione di lodare i suoi anni alla guida del Paese. “Col mio Governo spendevamo undici miliardi in meno di quello che si spende ora per beni e servizi. Servono meno di due miliardi per far quadrare i conti. Se il cuneo parte a settembre, anzichè a luglio, il problema è risolto. E per l’anno successivo basta diminuire di una cifra analoga il cashback”.

“A me sta a cuore l’Italia non il futuro dell’avvocato Conte”

“Dipenda da come funziona il Governo, non da me. Niente di personale sia chiaro: a me sta a cuore l’Italia, non il futuro dell’avvocato Conte. Conte è stato il premier di una maggioranza che ha azzerato la crescita in Italia: per una serie di circostanze oggi si ritrova premier anche della maggioranza alternativa”. Un messaggio chiaro, che potrebbe tra le altre cose rivelare uno dei motivi della fuoriuscita di Renzi dal Partito Democratico. Numeri alla mano infatti, l’ex Presidente del Consiglio, può ricattare questo esecutivo: chiedere la testa di Giuseppe Conte in cambio della garanzia del ritorno alle urne nella scadenza prestabilita. Uno scambio non da poco, se si considera che l’idea del voto spaventa e non poco i dem ma soprattutto il Movimento 5 Stelle. Un passaggio dell’intervista che ricorda tanto un “Enrico stai sereno” 2.0.

“Governare con i 5 Stelle? Mi costa molto”

Per Matteo Renzi la recente sconfitta dell’alleanza tra il centrosinistra e il Movimento 5 stelle nelle regionali umbre non è un campanello d’allarme per il Governo. Ma il leader di Italia Viva sembra, come fatto del resto anche da Di Maio, voler escludere qualsiasi accordo locale con i grillini per il futuro. L’esperimento è decisamente fallito ma Renzi non ne fa un dramma: “Non credo sia stato geniale dare tanto valore alle regionali in Umbria. Erano elezioni locali. Mi sono sforzato invano di capire perchè abbiano convinto il Premier a fare la foto di Narni: lasciamo che chi ci governi, pensi a governarci, non a fare spot in Umbria. Stiamo insieme a livello nazionale per necessità”.

Per Renzi l’alleanza con i pentastellati è stati quasi un obbligo per risollevare le sorti del Paese. Ma non nasconde gli attriti che ancora esistono, nonostante tutto, con l’altra parte della maggioranza. “Governare con loro mi costa tanto, perchè negarlo. Mi costa molto a livello personale ma se rompessimo agli italiani costerebbe di più, da tutti i punti di vista, a cominciare da quello economico. Dunque metto al primo posto l’interesse dei nostri concittadini.

Le elezioni regionali emiliane si avvicinano ma per Renzi anche queste sono solo elezioni locali che nulla hanno a che vedere con il Governo. Eppure una sconfitta nella regione rosse per eccellenza scatenerebbe un allarme che nessuno a Sinistra potrebbe ignorare. “Si vota per l’Emilia Romagna, non per l’Italia. Salvini e Meloni hanno la solita cantilena su migranti e comunisti: noi abbiamo una regione che funziona, con un Presidente capace, vogliamo bloccare anche quella? Il Governo aiuti Bonaccini in altri modi, non con foto stile Narni, ma con provvedimenti per abbassare le tasse su plastica e auto aziendali”.

La reazione di Giuseppe Conte

Le parole di Renzi sono state una brutta notizia per Conte, scrive il Corriere della Sera: “È meglio se sto zitto” avrebbe detto il premier di prima mattina leggendo le dichiarazioni del senatore. Si è confrontato con Luigi Di Maio: “non vuole entrare in polemiche che ritiene infantili, come dicono a Palazzo Chigi, e oltremodo irresponsabili” scrive il quotidiano di via Solferino, che sottolinea: “Non siamo all’allarme rosso, ma poco ci manca”. Per Giuseppe Conte, scrive il Corriere, non è questo il metodo con cui si può proseguire l’esperienza di governo. Il premier ha dedicato giornate ai vertici di maggioranza, ha “mediato con pazienza e ascoltato tutte le rivendicazioni dei capi delegazione“. Il pericolo di scontro sembrava dunque scongiurato: la manovra è stata approvata da tutti, nonostante i continui strappi e il timore di rotture: eppure un attimo dopo sono iniziati distinguo, bordate e una gara al disimpegno. Un logoramento continuo, sopratutto da parte di Italia Viva: un modello che lui non può accettare, osserva il Corriere, e soprattutto al quale non vuole partecipare “con buona pace della foto di Narni“.

Fonte: Il Messaggero, il Corriere della Sera

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