Il Corriere della Sera pubblica una lettera di Nicola Zingaretti, dove si analizza la sconfitta umbra e il Partito che verrà. Il Segretario del Partito Democratico è un fiume in piena, tra accuse alla sua dirigenza e la necessità di un programma per fronteggiare l’avanzata della Destra.
Sono passati pochi giorni dalla sconfitta elettorale delle regionali umbre e il segretario dem, Nicola Zingaretti, cerca di raccogliere i pezzi e di valutare lo stato di salute del suo partito. Molto è cambiato negli ultimi mesi: la nascita del Governo Conte bis, la scissione di Matteo Renzi con Italia Viva – e le sue continue pressioni sul Governo- e il primo tentativo di alleanza territoriale tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. A suo modo, Zingaretti cerca di spiegare, in una lunga lettera pubblicata sul Corriere della Sera, quali dovrebbero essere le strategie future del partito di Via del Nazareno. Un’analisi sulla forza della destra a guida leghista e la necessità di un cambio di rotta che arriva dopo il recente avvertimento agli alleati di Governo.
Per il segretario dem, nel Partito Democratico sussistono due grandi problemi: il primo, di natura interna, sui conflitti che ancora lacerano la dirigenza, nonostante la fuoruscita di Renzi e dei suoi; e la seconda, sull’assenza dei democratici sul territorio. Per Zingaretti: “Il partito va rifondato, dicendo basta a conflitti ed egoismi. I cittadini impauriti vogliono ritrovare la loro casa, dove poter esprimere i propri bisogni, i desideri e i talenti di cui sono dotati”. Sembra a tutti gli effetti un’autocritica, ma ancora lontano da chi da mesi spinge per la cessazione del Partito Democratico a favore della creazione di un nuovo soggetto politico, come hanno affermati Dario Nardella o Massimo Cacciari.
Il Segretario dei Democratici continua così: “Dobbiamo far sentire al popolo la forza del noi e la voglia di sentirsi parte di una comunità. Non più separazioni, chiusure o egoismi, delle chiusure a riccio del proprio protagonismo”. Ed è chiaro il riferimento alle correnti che ancora agitano il Partito Democratico. Poi nella lettera, il Presidente della Regione Lazio cerca di dettare la linea per il futuro: “Dobbiamo aprirci alla società con forme di rappresentanza più coinvolgenti e libere per i singoli iscritti”. Ancora viva dunque la volontà di aprirsi, specie nelle elezioni locali, alla società civile, mentre sembra definitivamente naufragata l’idea delle alleanze con il Movimento 5 Stelle. Alla luce di ciò, Zingaretti ha annunciato, per il mese di novembre, una serie di incontri e di dibattiti politici e culturali per la rifondazione del partito, anche rimettendo mano allo statuto.
La destra di Salvini non è stata ancora battuta alle urne e questo il Segretario Dem lo sa bene: “La destra ha saputo più di noi cogliere lo smarrimento degli italiani, lo sradicamento di legami antichi, la paura della frammentazione e della dispersione”. Zingaretti scrive che tra i numeri della destra sono certamente da ritrovare sulla presenza sul territorio, su “approdi forti e chiari”. Ma aggiunge: “Sono approdi autoritari, illiberali e xenofobi”. Zingaretti riconosce che Salvini “è il migliore a raccontare e rappresentare i problemi del Paese”, ma poi aggiunge: “è il peggiore nel risolverli, è un tifone di bugie raccontate con un sorriso”.
La sconfitta in Umbria forse non ha avuto ripercussioni sul Governo giallo-rosso, ma di sicuro ha colpito pesantemente il Partito Democratico. Una sconfitta del genere è un campanello d’allarme in vista delle regionali emiliane, previste per il 26 gennaio prossimo, seconso il Resto del Carlino. Perdere la “regione rossa” per eccellenza significherebbe la totale sconfitta della linea di Zingaretti, che non potrà non ricadere sul Governo di Conte. Ma il Segretario guarda avanti e scaccia la paura: “Lì si vince, sono molto fiducioso”, ha dichiarato ai microfoni di SkyTg24.
Fonte: Corriere della Sera, Resto del Carlino, SkyTg24
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